Io li ho visti gli occhi di pietra
Io li ho visti gli occhi di pietra:
trafiggevano la mia giovinezza
insozzata di polvere rossa
strappandomi un sogno
che sapeva di sangue e di vino.
La legge dei padri mi legò
ad un arido tronco dalla resina secca,
mai tenerezza uscì dalla sua bocca.
Ma il mio cuore di indomita cerbiatta
galoppava di desiderio,
poi l'angelo venne e mi diede l'annuncio
mi disse che ero una donna, che dovevo
gustare tramonti di miele.
La legge dei padri mi strappò
ad un morbido amplesso, l'angelo fuggì;
mi lascio nella polvere, prona
col ventre ansante d'orrore e passione.
Ognuno aveva in mano la sua pietra,
negli occhi la ferocia del giusto.
Un Rabbi seduto per terra scriveva
nella polvere col dito:
nelle sue mani non c'erano pietre.
L'abbiamo colta in flagrante adulterio.
Mosé comanda che siano lapidate
le donne come costei.
Non disse nulla e mi guardò. Io lo guardai.
Oh, in quegli occhi io lessi
compassione infinita e tremendo perdono.
Poi si levò la sua voce:
Chi non ha peccato, scagli la prima pietra.
Scagli la prima pietra, scagli la prima...
Le pietre caddero dalle mani
e tutti andarono via, sentendone il peso nel cuore.
Un cerchio d'ombra mi conteneva tutta. Divenne
un cerchio di insolita luce. Lui era lì. Da solo.
Nessuno, donna, ti ha condannata? Risposi Nessuno
con un pianto in gola che era ignoto stupore.
Allora, io non ti condanno mi disse.
Va' e più non peccare. E io mi alzai,
e andai verso un sogno sconosciuto,
là dove non c'erano inganni, né parole di pietra,
là dove potevo vivere ancora
solo per avere pietà dei miseri giusti feroci.
Rita Clemente, Evangelium foeminae, Chieri 2012