Roberto Di Caro
L'Espresso 31/7
La
polemica sul viso annerito della soprano Anna Netrebko nella
messinscena dell'Aida all'arena di Verona, con la sua collega
statunitense Angel Blue che non si esibirà nella Traviata per boicottare
l'uso del blackface in qualsiasi circostanza, artistica o meno, ha
oltrepassato la soglia del grottesco. Il black face era una pratica
oscena e svilente in uso in una società americana razzista nel profondo e
segregazionista nelle leggi, scientemente denigratoria tant'è che
cominciò a declinare solo con l'entrata in guerra, quando conveniva che
anche i neri si sentissero americani per meglio andare a morire nel
Pacifico o sulle Ardenne.
Non c'entra niente con il trucco teatrale che
non offende né discrimina, in uso da sempre per evidenti ragioni di
verosimiglianza, che aiuta l'interprete a entrare nella parte e lo
spettatore a immedesimarsi nel personaggio.
Nello spazio della
rappresentazione, bollarlo come razzista è insensato: come dire che
una gara di Formula 1 viola il codice della strada o giocare al dottore
è esercizio abusivo della professione medica.
Bandirlo come regola
universale è pretesa totalitaria, deriva censoria e maccartista di una
cultura liberal che ha esaurito le sue radici libertarie e che ora sta
inquinando le falde e i pozzi della percezione e dell'accademia della
vecchia Europa.
Eppure, invece di replicare che i vestiti nuovi
dell'imperatore sono fuffa, assistiamo a imbarazzanti siparietti tra
connivenza e condiscendenza: la politica locale intima al governatore
Luca Zaia di por fine allo scandalo, la fondazione Arena aspetta "Il
ritorno di Angel sarà l'occasione di dialogare in modo costruttivo
partendo proprio dalle tue riflessioni".
D'altra levatura l'intervento di
Leonetta Bentivoglio: "I tempi sono cambiati. Lo spettatore che guarda
l'interprete potrà riconoscervi se stesso a prescindere dai maquillage.
La verosimiglianza è una dimensione politica".
Bene.Ma se faccio un film
su John Kennedy e gli do il volto di Danny De Vito ci vedrà la poesia o
scoppierà ridere?