venerdì 2 settembre 2022

COMMENTO AL BRANO BIBLICO DI DOMENICA 4 SETTEMBRE 2022

Dall'entusiasmo alla perseveranza

LUCA 14, 25 - 35

Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima ad esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà? Non serve nè per la terra nè per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".


La pagina che abbiamo davanti agli occhi, tranne i versetti

 delle due parabole della torre e del re guerriero che sono

 esclusivamente lucani, sono presenti con qualche variante

 anche in Matteo 10, 37 - 38. 

Un appello alla consapevolezza

I biblisti ci informano che vengono qui raccolti alcuni detti che sono stati pronunciati ed elaborati  in circostanze diverse, come insegnamenti per i discepoli. Che cosa risalga precisamente al Gesù storico e quanto sia un elaborato del redattore del Vangelo, è difficile da sapere

Cercare di cogliere il messaggio di questa pericope significa affrontare una sfida, ma si tratta di un linguaggio paradossale che richiama i discepoli alla consapevolezza delle scelte che attendono chi segue il profeta di Nazareth e al linguaggio esortativo di cui sono strapieni i vangeli.

Gesù, nel suo viaggio verso Gerusalemme, è ben consapevole che lo attende una opposizione frontale. Desidera che chi lo segue metta in conto quali siano gli orizzonti che si profilano. Gesù che è il cantare della gioia  di vivere, come figli e figlie, abbracciato dell'amore di Dio, che non viene mai meno, qui sente di dover mettere in guardia  dalla superficialità. Il Gesù che invita a guardare  i fiori  del giardino e gli uccelli  del cielo, è lo stesso che vuole parlare ai discepoli dell'altra faccia del cammino.

Gesù ha constatato che  attorno a lui è cresciuto in alcune circostanze un grande entusiasmo: "molte folle andavano con lui"e che molti erano rinati ad una vita nuova alle sue parole.

Il Maestro, che ama la gente, non si fida però dell'entusiasmo e questo suo "voltarsi" sembra esprimerlo gestualmente. In ogni caso alla gente e alla cerchia dei discepoli e delle discepole Gesù rivolge un messaggio esplicito: pensate bene a quello che state facendo e decidete se volete stare con me, vivere  la vostra vita in questa direzione.

Perversioni tradizionali 

I versetti che seguono nella tradizione cristiana hanno dato vita ad una serie di interpretazioni ambigue da auto flagellatori, tanto che qua e là, in deliranti feste patronali e in santuari ben noti, flagellarsi a sangue è diventato sinonimo di portare la croce. Gesù crocifisso è stato interpretato come un invito a cercare la sofferenza. Una certa spiritualità cristiana ha fatto e tessuto nei secoli un delirante elogio della sofferenza dando della vita cristiana una visione tetra, triste, nemica delle gioie quotidiane... Una fede nemica della gioia della vita non ha  nulla in comune con il Vangelo.

Il messaggio

Fatta questa parentesi, il portare la croce non significa auto flagellarsi, ma diventare responsabili delle proprie scelte, capaci di resistere anche nei momenti in cui si profilano difficoltà ed opposizioni e sono necessarie sofferte divisioni. 

In queste righe l'esigenza di "portare la croce "viene collegata alla quasi temeraria richiesta di odiare la propria famiglia e la propria vita.

Odiare è qui un'espressione semitica che significa volgersi da un'altra parte, distaccarsi da qualcuno o da qualcosa.

Non c'è nulla di quell'emozione che noi esperimentiamo nell'espressione: "ti odio".

Se questo fosse il caso, un versetto da solo avrebbe cancellato tutte le richieste di amare, curare, nutrire..che si trovano nei due Testamenti.

E "odiare la propria vita" non è una vocazione dell'autoripugnanza, al considerare se stessi come vermi, al gettare se stessi nella discarica dei rifiuti del mondo......

"Quel che viene richiesto ai discepoli è che, nell'intreccio di molte realtà e lealtà in cui tutti noi viviamo, l'esigenza di Cristo e del Vangelo non solo deve avere la precedenza, ma ridefinisce il ruolo di tutte le altre.

Questo necessariamente comporterà qualche separazione, qualche cambiamento. "(Fred Craddock, Luca, pag. 234).

Determina quali sono le priorità che occorre darsi  nel cammino della fedeltà al Vangelo.

In sostanza anche le due parabole dicono la stessa cosa e pongono la stessa domanda: siete sicuri di volermi seguire? Non vi tirerete indietro davanti a qualche vera difficoltà?

La realtà con cui fare i conti 

La memoria che Luca conserva di questi insegnamenti di Gesù non era affatto astratta.

Nella comunità degli anni 85 - 90, già si coglievano tanti voltafaccia, tante "interruzioni".

La vita al seguito di Gesù viene presentata come la costruzione di una torre in una vigna e nella seconda parabola come una "milizia", un combattimento........

Insomma, l'impresa non deve essere lasciata a metà.

Forse sarebbe meglio non cominciare nemmeno......, se poi si molla a metà strada.

Bisogna stare attento a non leggere questi versetti come enunciati moralistici di una impresa adatta solo a persone eroiche.

Il richiamo ha un sapore del tutto diverso: seguire Gesù non è una strada impossibile, ma è un cammino impegnativo. Qualche volta, ci dice Luca, facciamo bene a ricordarcelo per non confondere la fede con un pò di adempimenti religiosi o con qualche saltuaria opera buona.

Versetti 34 - 35

Bisogna tenerli insieme e non separarli, come fa la liturgia cattolica di oggi.

Infatti sono intimamente collegati ai precedenti: "come il sale può perdere il suo sapore, così anche un iniziale impegno, per quanto sincero, può perdere di intensità. Il processo può essere graduale, quasi inavvertito. Il sale può diventare insipido.

Ma alle spalle....

Dietro questo linguaggio duro ed esigente di Gesù, secondo la testimonianza evangelica , è molto probabilmente leggibile un certo disagio, una amarezza, una profonda delusione che già la comunità di Luca degli anni 90 esperimentava. Alle spalle fu certamente anche l'amarezza del nazareno che, nel suo viaggio verso Gerusalemme, comprese e dovette prendere atto di molti abbandoni.

In parecchi seguaci della prima ora l'entusiasmo si era perso per strada. Quanto più Gesù esplicitava la sua proposta, tanto più si infittiva il numero degli abbandoni....

E' così difficile che la proposta di Gesù trovi larghe adesioni!  Luca lo esprime alla sua comunità: non bisogna aspettarsi successo, trionfo e adesioni di folle e di moltitudini.

Vale per noi come per la comunità di Luca: cerca di essere perseverante e non fare la conta dei successi. Lo vediamo chiaramente: quando ci si impegna nella chiesa e nella società per un rinnovamento reale e profondo, si debbono fare i conti con "muri" di sordità ed indifferenza, di discontinuità e di altalenante impegno.

Qui è prezioso dono di Dio non cedere allo sconforto e proseguire con fiducia il viaggio.

Questo è un messaggio  fatto per alimentare  il coraggio e la fiducia. Gesù ha fiducia che la sua parola  susciterà dei profeti.