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Anche formulazioni ambigue?
MEMO: Se però le cose stanno così, mi sorgono altri interrogativi. Allora vuol dire che già nei Vangeli ci sono delle formulazioni ambigue, delle riflessioni molto imperfette e datate su Gesù.
FRANCO: Probabilmente non potrebbe essere diversamente, In tutto il Nuovo Testamento, anzi in tutta la Bibbia, noi troviamo la Parola di Dio seminata in mezzo a mille e mille parole umane, imperfette e contingenti, veramente datate. Il bello è che Dio si serve di parole umane per farci giungere la sua Parola vivente. Del resto, se ci pensiamo bene, non potrebbe essere diversamente. Chi ha scritto la Bibbia? Erano persone come noi, con un linguaggio ed una mentalità particolari, situati in un tempo particolare. Anche oggi noi non troviamo mai una persona o una realtà in cui si incarni allo stato puro e perfetto la volontà di Dio. L'oro va cercato tra le pietre, in mescolanza e in contaminazione! Perciò, nel loro annuncio di Gesù, gli evangelisti ci lasciano la testimonianza preziosa della loro fede, con i suoi lati luminosi e con le sue zone d'ombra. Dietro di loro c'è la vita delle comunità di allora, piene di problemi, ricche di tensioni, con mille incertezze, ma con lo sguardo e il cuore fisso su Gesù, nel costante tentativo di capirne sempre qualcosa in più, per poterlo seguire più fedelmente soprattutto. Non ti stupire: noi saremmo oggi capaci di parlare «perfettamente» delle opere che Dio ha compiuto attraverso Gesù? Neanche per sogno!
LUISA: Qui non c'è scampo. Non c'è davvero la «rivelazione» di Dio che ci piove dal cielo, direttamente, magicamente. Bisogna scavare con fatica comunitaria e personale. Adesso mi è anche un tantino più chiaro perché leggere la Bibbia letteralmente, così come scritta, senza sapere la storia delle comunità credenti di cui essa è testimonianza, significa tradirla o, almeno, correr dei rischi di manipolazione.
FRANCO: Come una maniera più grave di tradire la Bibbia è quella di leggerla intellettualisticamente, solo con la mente, fuori della vita, senza cuore e senza pregare il Signore che ce la faccia gustare.
SERGIO: Non so se dico un’eresia, ma a me sembra che, dietro i racconti di miracoli, faccia capolino anche la «poca fede» degli evangelisti. Anche per loro è stato difficile seguire un maestro che ha fatto fiasco, che non ha vinto e allora hanno «abbellito» la sua vita e il suo messaggio con un pugno di miracoli. È possibile che sia successo anche questo?
FRANCO: A me sembra più che possibile. Anche quando testimoniamo la nostra fede viene fuori la nostra poca fede. Noi siamo sempre tentati di colorare di gloria la vita di Gesù e già nel Nuovo Testamento questa infezione della gloria e della onnipotenza forse non è del tutto assente. Certi testi ci presentano una «cristologia alta», cioè un Gesù glorioso! Facciamo di tutto per dimenticare la vicenda storica e reale di Gesù di Nazareth, colui che ci ha fatto vedere le scelte «ingloriose» di Dio. In una società dell'apparenza, della efficienza... Gesù è un prodotto che non determina concorrenza. Ma questo scandalo è proprio l'originalità di quel Dio che Gesù è venuto a mostrarci con le sue scelte di vita.
CRISTINA: insomma, Gesù ha proprio uno stile diverso da quello spettacolare e trionfalistico di Wojtyla...
DORANNA: Prima il togliere tutta questa cipria di gloria a Gesù mi sembrava lo rendesse meno significativo, che quasi lo diminuisse di importanza per la nostra vita di fede. Ora mi sembra invece di capire che solo il Gesù della «non-gloria» può davvero significare molto per la nostra vita di fede. Lo sento mio compagno di strada e di vita, colui che ci ha aperto una via e ci assicura che è possibile percorrerla. Questo Gesù che fa fatica, che non ha tutte le idee chiare, che cerca nella notte, che ha paura della sofferenza, ma che ha una fiducia totale in Dio e lo ama come suo Padre, mi può insegnare tante cose e mi dà fiducia.
PIA: Franco, noto che da quando discutemmo un anno fa la prima volta di miracoli, anche tu hai detto cose diverse, più vicine alla vita. È vero?
FRANCO: È vero! Le vostre domande mi hanno molto stimolato a riflettere, a studiare questo argomento, a prendere sul serio questa vostra passione per Gesù. È importante non dirci cose in cui non crediamo; non barare mai, non dirci parole vuote. Da quando ho cominciato, da tanti anni in verità, a scoprire questo Gesù debole e povero, come colui che il Padre ci ha donato come apristrada della nostra carovana, la mia fede è diventata più essenziale, vorrei dire umilmente più sostanziosa. Questo Gesù mi appassiona sempre di più e il Padre mi appare sempre più un Dio «originale» che semina in noi voglia di vivere e tanta speranza. La nostra vita è piccola cosa, ma in questo «piccolo» egli è presente ed agisce. Del resto, non è forse vero che Gesù nei suoi incontri pieni di amore liberante fece «miracoli»? A me verrebbe la voglia di dire che ogni donna e ogni uomo che amano davvero, che cercano di realizzare la pratica liberante e liberatrice di Gesù, seminano attorno gioia, speranza, perseveranza... e fanno «miracoli», proprio come Gesù. Ma si tratta di quei miracoli anche non miracolosi che possono sbocciare in ogni vita che si apre all'amore. Ci sono certe cose che solo un amore, simile a quello di Gesù, rende possibili. Gesù, essendo unito a Dio in modo tutto particolare, è fonte di «salute», di guarigione, di ogni bene. Questa è la concezione biblica della vita dei profeti: essi sono in profonda comunione con Dio e perciò il loro agire è portatore di benessere fisico e morale: solleva e guarisce. Qui non c'è nulla di magico. C’è la mano di Dio che può benissimo permettersi di far cose «straordinarie» attraverso i suoi inviati. Per questo motivo non sono d'accordo con la demitizzazione radicale.
VALENTINA: Gesù «privilegia» qualche categoria di persone nelle azioni di amore che libera e guarisce?
FRANCO: Eccome! Non voglio dire che Gesù escluda qualcuno dal suo amore. Gesù non fa mai del razzismo, nemmeno alla rovescia. Gesù non fa i «privilegi» che tagliano fuori qualcuno. Però è evidente, leggendo gli evangeli, che Gesù si indirizza verso coloro che sono più segnati dalla sofferenza, dall’indigenza, dalla emarginazione e dalla miseria: tutte forme di bisogno e di povertà. Con loro impegna il suo amore. Dio, attraverso Gesù, sceglie i poveri.
VALENTINA: Si potrebbe dire che i miracoli sono azioni politiche?
FRANCO: Sì, sono parte della «politica» di Dio attuata attraverso Gesù. Il senso politico dei miracoli sta anche nel fatto che essi denunciano ogni ideologia e ogni pratica di rassegnazione di fronte alla ingiustizia e alla emarginazione. I miracoli sono una dichiarazione di guerra contro l'emarginazione e contro ogni genere di sofferenze che possano in qualche modo essere superate o limitate.
(continua)


