Lo storico: «Nel suo discorso Putin si è detto pronto a trattare»
3- Franco Cardini: “Il Paese reale vuole la pace. Oggi
l’unico ostacolo è la volontà americana”
intervista di Maria
Berlinguer su La Stampa del 13 ottobre
2022
ROMA. «Distinguiamo tra
il Paese reale e la classe politica, e all’interno di questo i mass media che
bisogna si decidano a dare tutte le notizie. La politica è per
continuare il conflitto costi quel che costi ma nello stesso tempo dice di
volere anche la pace. Questo a Firenze si definirebbe volere la botte piena e la
moglie ubriaca. Mentre il Paese reale vuole la pace. Possono materializzarsi
tanto la fine del conflitto quanto la tregua, ma a questo punto c’è un solo
ostacolo, la volontà americana di andare avanti con la guerra». Il professor
Franco Cardini è, come spesso gli accade, fuori dal coro.
Mi scusi, ma è Putin ad aver
invaso
l’Ucraina.
«Certamente. Ma nel discorso ufficiale del 30
settembre scorso, quando ha stipulato l’ingresso unilaterale con referendum
truccati come sempre nella storia, Putin ha detto di essere pronto a sedere a un
tavolo della pace e ha aggiunto, cosa ancora più allarmante, “come è stato detto
molte volte”. Io non lo avevo mai sentito dire dai nostri media, eppure sono uno
attento. Leggo quotidiani anche stranieri. Perché questo dettaglio è stato
trascurato dai nostri politici e dai media? Perché nessuno ha preso in
considerazione la possibilità? Evidentemente vogliono continuare a fare la
guerra. Il presidente Biden ripete che Putin ormai si sente alle strette. Tre
mesi fa pareva avesse una malattia incurabile, due mesi fa era matto da legare e
adesso è messo alle strette. Biden mette nuove condizioni ma è una presa in
giro».
In che
senso?
«La gente sta crepando, il presidente
dell’Ucraina sta mandando al macello i suoi in una maniera indecorosa. Bisogna
farli smettere questi qui. Lasci stare se Putin è un dittatore o un criminale
però quando uno fa un passo tu devi obbligarlo a fare il secondo, l’unico modo
di obbligare in democrazia a trattare e fare il secondo passo in modo che chi ha
fatto il primo faccia il
terzo».
Il mondo pacifista è
spaccato.
«Io ammiro tutto quello che è generoso ma non
basta dire facciamo la pace, bisogna obbligare i belligeranti a trattare e per
il momento l’unico belligerante che non vuole trattare è Biden, perché Zelensky
è un belligerante per procura. Il bandolo della matassa è nelle mani di Biden.
Perché? Il governo americano vuole condizionare l’Asia intera, attraverso la
Russia, la Cina e nello stesso tempo vuole colpire l’Europa che è il suo
concorrente economico e finanziario. È l’Europa che subisce le conseguenze delle
sanzioni, la Russia non sta bene ma fino a un certo punto, siamo noi che siamo
nei guai. La presidente del consiglio in pectore finge di non accorgersene, ma
queste cose le sa benissimo. Quanto potremmo durare e tirare avanti? Me lo
chiedo».
Pensa che Giorgia Meloni farò
passi indietro sull’atlantismo una volta a
Chigi?
«Sulla politica estera non cambierà atteggiamento
mai e poi mai, sa benissimo che la sua unica possibilità di continuare a fare il
presidente del Consiglio è attaccarsi in tutto e per tutto all’America. Finché
si attacca a Biden i suoi avversari e i suoi falsi alleati la faranno governare.
Il boss sta a Washington. Finché lei sarà la plenipotenziaria del segretario di
Stato Usa in Italia nessuno la toccherà. Certo però Meloni ha parlato anche di
modello polacco, ha detto che non abbandonerà l’Ungheria, ha confermato l’intesa
con Vox. Non è d’accordo con il mainstream
dell’Europa».
Il conflitto le ricorda una
guerra del
passato?
«Mi ricorda
la figuraccia fatta dal generale Colin Powell, che era un’ottima persona, quando
lo costrinsero a mostrare le finte prove sulle armi di distruzione di massa di
Saddam Hussein. I nostri politici stanno cercando di farci credere che l’unico
responsabile della situazione attuale sia Putin ma io temo che tra
qualche anno sapremo di questa storia qualcosa di simile a quanto Tony Blair
confessò anni dopo
l’Iraq».
Spera che si arriverà a una
pace, in tempi
ragionevoli?
«Non credo, Biden è accecato dalla sua limitata
capacità di intuizione
politica».
Il prossimo mese ci sarà la
manifestazione delle Acli alla quale ha aderito Conte. Non sarebbe stato giusto
cominciasse o finisse davanti all’ambasciata
russa?
«Sì. È evidente che non basta andare davanti
all’ambasciata americana, anche se ritengo che il governo che in questo momento
ha le redini della questione sia quello americano. Se davvero vogliono fare la
pace, si fa in pochi giorni
»