lunedì 31 ottobre 2022

L'ALTRA GUERRA

L’altra guerra

26-10-2022 - di Francesco Baicchi
Volerelaluna

L’aggressione di Putin alla Ucraina, in aperta violazione del diritto internazionale, sta mettendo in secondo piano un’altra guerra, per la quale siamo tutti arruolati e che stiamo perdendo: quella contro il degrado dell’ambiente, che minaccia anch’essa, come gli arsenali nucleari, la nostra sopravvivenza.
Sono passati quasi ottanta anni dalla nascita dell’ONU, con la solenne dichiarazione di rinuncia alla guerra per regolare le controversie internazionali, e una trentina di anni dalla caduta del muro di Berlino, che sembrò porre fine alla divisione del mondo in due campi ferocemente contrapposti.
 Con la cosiddetta “globalizzazione”, che riduceva l’importanza delle frontiere per consentire la mobilità dei beni e delle persone, sembrava essersi aperta una fase di convivenza e di reciproca tolleranza. 
Sul piano degli armamenti si era aperto un percorso di contenimento e riduzione di quelli più pericolosi. 
La violenza non era stata cancellata dalla Terra, e le cosiddette “guerre regionali” hanno continuato a produrre morte e distruzione, ma apparivano fenomeni che potevano essere progressivamente contenuti. Questa prospettiva presupponeva una evoluzione culturale e politica che evidentemente non c’è stata. La pace non può convivere con eccessive disuguaglianze economiche e sociali, né con sistemi autoritari nei quali i popoli non possono esprimere democraticamente la loro volontà.
Il trionfo del capitalismo nella sua versione peggiore, quella finanziaria, ha accentuato il dislivello delle condizioni di vita fra nord e sud del mondo; la concentrazione della ricchezza in pochissime mani, che in assenza di una efficace regolamentazione detengono un potere superiore alla maggioranza degli Stati (https://volerelaluna.it/materiali/2022/10/05/top-200-come-sono-cambiate-le-multinazionali/), la crescita incontrollata dei consumi di beni materiali ha riaperto la competizione per l’accaparramento delle materie prime e delle fonti energetiche, portandoci rapidamente all’orlo del baratro rappresentato dall’aumento irreversibile della temperatura del pianeta. Al rinato rischio della guerra nucleare si è sommato quello del disastro ambientale.
In questa situazione di precario equilibrio la vicenda ucraina rischia di fungere da detonatore e la sua risoluzione non può essere affidata alle armi. 
Occorre rendere trasparenti le reali motivazioni e i veri obiettivi dello scontro fra USA e Russia, di cui l’Ucraina è solo il terreno di gioco; respingendo il tentativo di nasconderli dietro antichi nazionalismi, fanatismi religiosi, storiche rivendicazioni territoriali. 
È soprattutto indispensabile restituire alle organizzazioni internazionali il loro ruolo di mediazione, che è stato volutamente (da entrambe le parti) progressivamente cancellato per avere mano libera nelle politiche neo-colonialiste perseguite spesso nascondendosi dietro i nuovi mercenari, che uccidono senza bandiera.
La Terra non può permettersi una nuova guerra fredda, con i suoi costi umani ed economici, perché solo il pacifico coinvolgimento di tutte le nazioni in scelte razionali sul piano dei modelli di consumo e dell’uso delle risorse sempre più limitate (pensiamo all’acqua!) può frenare il riscaldamento globale che renderà a breve il pianeta inadeguato alla nostra sopravvivenza. 
I Paesi europei, almeno quelli che si riconoscono nelle motivazioni ideali che portarono alla nascita dell’Unione e cancellarono una storia secolare di conflitti, non possono abdicare al loro ruolo di mediatori naturali per motivi geografici, economici e culturali.
Noi, cittadini europei, dobbiamo pretendere dai nostri governi di assumere iniziative in tal senso, rinunciando a politiche di riarmo che fanno crescere quotidianamente i rischi dell’apocalisse. Per questo è necessario scendere pacificamente in piazza il prossimo 5 novembre, senza distinzione di bandiere politiche (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2022/10/21/di-nuovo-in-piazza-il-popolo-della-pace/).