mercoledì 26 ottobre 2022

MOSCA CAMBIA STRATEGIA

 Mosca cambia target: in centinaia di migliaia al buio e al freddo

Sabato Angieri
Il Manifesto 19/11

I bombardamenti massicci effettuati dalle forze russe nell’ultima settimana sono quasi certamente il segno di un cambio di strategia da parte dello Stato maggiore del Cremlino.
Una virata tanto obbligata quanto potenzialmente efficace che potrebbe, anche nel breve termine, modificare in modo tangibile la situazione sul campo.
DALL’INIZIO della guerra, si è spesso parlato della strategia russa come di un retaggio del mondo sovietico inadatto alla contemporaneità. Ma forse sono proprio gli insuccessi sul campo di battaglia ad aver convinto Mosca che mandare al macello altri soldati fosse inutile.
Non perché Putin, Shoigu o i generali si siano resi conto improvvisamente del valore della vita umana, ma per il semplice fatto che lo stallo estivo si è trasformato in cocente sconfitta all’inizio dell’autunno. Molto più efficace, in termini bellici, privare il nemico del sostegno della sua gente e delle infrastrutture logistiche.
Gli attacchi aerei di ieri hanno interrotto nuovamente le forniture elettriche e idriche a centinaia di migliaia di ucraini, allargando le aree nelle quali l’imminente arrivo del freddo è un serio problema.
L’ultima città privata dell’energia elettrica è stata Zhytomyr, che ospita diverse basi militari e impianti industriali a due ore dalla capitale. Il sindaco, Sergiy Sukhomlyn, ha dichiarato che l’intera città, un centro da quasi 250mila abitanti, è rimasta senz’acqua e corrente elettrica nelle prime ore dopo l’attacco.
IN SERATA, i tecnici locali sono riusciti a ricollegare parte dell’abitato ma al momento si parla di almeno 150mila persone senza servizi primari. Gli ospedali della città sono stati costretti a ricorrere all’alimentazione d’emergenza e non è chiaro quando (e se) si riuscirà a riconnetterli tutti alla rete elettrica.
A Kiev, secondo le autorità locali, i missili del mattino hanno danneggiato due stazioni energetiche e ucciso due persone, lasciandone almeno altre 50mila al buio per alcune ore. Stessa sorte per Dnipro, dove però i dati sul numero di residenti rimasti senza luce sono ancora sconosciuti.
I cosiddetti «droni kamikaze» hanno anche colpito un’infrastruttura nella regione di Zaporizhzhia alimentando le preoccupazioni per il sistema di raffreddamento dei reattori della centrale nucleare di Energodar.
Tra l’altro, l’operatore nazionale dell’energia atomica (Energoatom) ieri ha anche dichiarato che le forze russe avrebbero arrestato altri due responsabili ucraini dell’impianto ricordando che un altro dirigente, arrestato a inizio ottobre, è ancora disperso. Mykolayiv, invece, è stata colpita con i missili «S-300», testate concepite per la difesa aerea ma impiegate dai russi anche per attacchi terra-terra da diverse settimane, probabilmente a causa dell’esaurirsi delle riserve nei depositi.
QUI ALMENO un civile sarebbe morto per un ordigno caduto su una zona residenziale. Nell’est, a Kharkiv, otto razzi sparati dal vicino confine con la Russia hanno colpito un’area industriale.
In virtù degli ingenti danni subiti (si parla di 408 siti colpiti solo dal 10 ottobre), ieri il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha proposto al suo presidente di interrompere le relazioni diplomatiche con l’Iran.
«Teheran ha la piena responsabilità della distruzione delle relazioni con l’Ucraina», ha spiegato Kuleba, citando le infrastrutture distrutte dai droni Shaded-136 di fabbricazione iraniana che le forze russe avrebbero ribattezzato «Geran-2».
Tuttavia, sia Teheran sia Mosca continuano a negare. In una teleconferenza con i giornalisti, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che stando alle informazioni in suo possesso non risulta che il suo esercito usi droni iraniani, anzi usa solo «attrezzature russe con nomi russi».
DI SICURO la conseguenza principale di questi attacchi è che anche lontano dal fronte i servizi primari non sono più una certezza. A tale proposito il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha dichiarato che quasi un terzo delle centrali elettriche ucraine sono state distrutte nell’ultima settimana «causando massicci blackout in tutto il Paese». «Non c’è più spazio per i negoziati con il regime di Putin», ha poi aggiunto sul proprio canale Twitter.
Dall’altro lato del confine, a Yeysk, fonti russe hanno dichiarato che il bilancio delle vittime dell’incidente aereo di lunedì è salito a 13, specificando che uno dei motori del velivolo ha preso fuoco durante una missione d’addestramento causando lo schianto su un palazzo residenziale.