I fantasmi del “me ne frego”
DI MICHELE SERRA
La Repubblica 30/10
Le prime due intenzioni leggibili del governo Meloni sono l’agevolazione delle transazioni in denaro contante e una specie di dichiarazione di “fine Covid”, con conseguente vituperio per i precedenti governanti (in specie il ministro Speranza) che osarono promuovere misure restrittive.
È
un pessimo inizio, che di conservatore non ha nulla, e sposa piuttosto
le turbolenze antistatali e demagogiche della destra meno presentabile e
– va aggiunto, perché è importante – meno intelligente.
Poiché tutto sembra procedere, in questa legislatura, molto velocemente, è probabile che, di questo passo, sapremo prima del previsto se Giorgia Meloni ha qualche possibilità di costruire una destra di governo “all’europea”, repubblicana e munita di senso dello Stato, oppure se è destinata a soccombere alla parte più retriva del suo entourage, dei suoi alleati e infine di se medesima.
Un vero e proprio richiamo della foresta trasuda dai rumori e dagli umori di questi primi giorni di governo.
Poiché tutto sembra procedere, in questa legislatura, molto velocemente, è probabile che, di questo passo, sapremo prima del previsto se Giorgia Meloni ha qualche possibilità di costruire una destra di governo “all’europea”, repubblicana e munita di senso dello Stato, oppure se è destinata a soccombere alla parte più retriva del suo entourage, dei suoi alleati e infine di se medesima.
Un vero e proprio richiamo della foresta trasuda dai rumori e dagli umori di questi primi giorni di governo.
Non
ci sono i saluti romani ma c’è una voglia matta di regolare i conti con
norme e misure considerate “oppressive”, dalla tracciabilità
dell’economia alla vigilanza sulla salute pubblica.
È il vecchio “me ne
frego”, considerato uno slogan liberatorio, da sempre, soprattutto da
chi frega gli altri.
A proposito di conti da fare con la propria storia politica, forse è proprio dal “me ne frego” fascista che la destra di governo dovrebbe cominciare a ripensare se stessa.
A proposito di conti da fare con la propria storia politica, forse è proprio dal “me ne frego” fascista che la destra di governo dovrebbe cominciare a ripensare se stessa.
In coda:
tutta la mia solidarietà, per il poco che conta, al ministro Speranza,
che ha cercato di fare il suo dovere, e di ascoltare la scienza, nei
giorni della tempesta.