DA QUESTE PIETRE, DIO PUO' FAR SORGERE FIGLI DI ABRAMO
1
Or in que’ giorni venne Giovanni Battista, predicando nel deserto
della Giudea, e dicendo: 2 Ravvedetevi, perciocchè il regno de’
cieli è vicino. 3 Perciocchè questo Giovanni è quello del qual fu
parlato dal profeta Isaia, dicendo: Vi è una voce d’uno che grida
nel deserto: Acconciate la via del Signore, addirizzate i suoi
sentieri. 4 Or esso Giovanni avea il suo vestimento di pel di
cammello, ed una cintura di cuoio intorno a’ lombi, e il suo cibo
erano locuste e miele salvatico. 5 Allora Gerusalemme, e tutta la
Giudea, e tutta la contrada d’intorno al Giordano, uscirono a lui.
6 Ed erano battezzati da lui nel Giordano, confessando i lor peccati.
7 Or egli, veggendo molti de’ Farisei e de’ Sadducei venire al
suo battesimo, disse loro: Progenie di vipere, chi vi ha mostrato di
fuggir dall’ira a venire? 8 Fate adunque frutti degni dal
ravvedimento. 9 E non pensate di dir fra voi stessi: Noi abbiamo
Abrahamo per padre; perciocchè io vi dico, che Iddio può, eziandio
da queste pietre, far sorgere dei figliuoli ad Abrahamo. 10 Or già è
ancora posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero adunque
che non fa buon frutto, sarà di presente tagliato, e gettato nel
fuoco. 11 Ben vi battezzo io con acqua, a ravvedimento; ma colui che
viene dietro a me è più forte di me, le cui suole io non son degno
di portare; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco. 12
Egli ha la sua ventola in mano, e monderà interamente l’aia sua, e
raccoglierà il suo grano nel granaio; ma arderà la paglia col fuoco
inestinguibile. (Matteo 3, 1-12)
Siamo
soliti pensare a Giovanni Battista, il battezzatore, come se tutta la
sua figura e la sua opera si spiegassero e fossero riconducibili alla
missione di precursore di Gesù. In realtà il Battista e il gruppo
di suoi discepoli furono una realtà distinta e autonoma da Gesù e
dal suo movimento.
Semmai il Battista può essere considerato
precursore in quanto fu il maestro di Gesù. Gli estensori dei
vangeli subordinano Giovanni a Gesù e scrivono come se il Battista
avesse la consapevolezza di preparare la strada al nazareno. Si
tratta, ovviamente, di una “ricostruzione” teologica operata
dagli evangelisti per mettere in risalto l’opera di Gesù. Del
resto non si può escludere che qualcuno dei discepoli di Giovanni
sia poi entrato nel gruppo di Gesù.
Il
maestro di Gesù
Gesù
aveva sempre nutrito una straordinaria “venerazione” per questo
profeta appassionato. Giovanni aveva posto nel cuore di Gesù una
fede radicale: “Dio può suscitare figli di Abramo da queste
pietre” (Matteo 3,9). Nello stesso tempo tutta la vita di questo
profeta era segnata da una infuocata passione per i poveri, i deboli,
le persone oppresse.
Forse Gesù, ascoltando negli anni della sua
giovinezza questo profeta che passava di villaggio in villaggio
predicando e destando tanto desiderio di giustizia, aveva ripensato
ai profeti come Isaia, Amos e Michea, i cui messaggi avevano trovato
tanta risonanza nel culto sinagogale di Nazareth al quale Gesù
partecipava assiduamente.
Il cuore di Gesù alla scuola del
Battista si era ulteriormente acceso di passione e partecipazione
alle vicende dei poveri della sua terra tanto preziosi agli occhi di
Dio quando “dimenticati” dal potere.
Se nei vangeli troviamo
lodi altissime di questo profeta sulla bocca di Gesù, è lecito
pensare che proprio Gesù ne abbia spesso tessuto l’elogio davanti
ai suoi discepoli, additandolo come un modello, come il vero
israelita pieno dello spirito di Dio.
Un
maestro profeta: un dono raro
Il
Vangelo è fedele a questi sentimenti di Gesù che per lungo tempo
rimasero nel cuore di tutti. Tanto più che la crudele prigionia e
morte del Battista avevano ulteriormente dilatato la sua statura
morale e la sua testimonianza di fede. Sulla bocca del Battista che
“annunciava al popolo la buona novella” vengono qui posti alcuni
insegnamenti di Gesù e della comunità primitiva.
Che fortuna,
sembra ricordarci Matteo, avere dei buoni maestri, dei maestri
“profetici” che ci aiutano a tuffarci appassionatamente tra le
braccia di quel Dio che può far nascere figli di Abramo dalle pietre
e ad immergerci nella realtà dell’oppressione e
dell’ingiustizia.
In un mondo in cui ci sono molti ripetitori di
luoghi comuni, molti pubblicizzatori di se stessi, molti
imbonitori... incontrare dei maestri che siano “profeti” di Dio e
appassionati della giustizia, è una vera fortuna, anzi un grande
dono di Dio. Certo: le voci profetiche vanno cercate perché le
musichette del nulla e gli spettacoli dei potenti distraggono e
portano in tutt’altra direzione.
Il
vero battesimo
Se
le liturgie di Natale ci distolgono o ci allontanano dalla realtà e
non ci aiutano a sollevare lo sguardo e a dirigere il cuore e le mani
verso quell’orizzonte di solidarietà e di impegno che animò il
Battista e costituì l’orientamento quotidiano della vita di Gesù,
allora purtroppo buttiamo via il nostro “avvento” perché davvero
non “attendiamo” operosamente i tempi messianici, cioè i tempi
dell’amore.
Il battesimo più vero non è forse quello che
abbiamo ricevuto inconsapevolmente appena nati e che i cristiani
delle prime generazioni molto saggiamente amministravano normalmente
ai soli adulti dopo un periodo di “ingresso” nella strada di
Gesù?
Il battesimo che veramente incide nella nostra vita è
quello che noi assumiamo quando perseveriamo nel seguire la strada di
Gesù, lasciandoci prendere “dallo Spirito Santo e dal fuoco”,
cioè quando facciamo affidamento sulla forza che viene da Dio (ecco
che cosa può significare Spirito Santo) e ci lasciamo investire in
profondità da quel fuoco che brucia l’egoismo e riscalda le acque
tiepide del nostro cuore.
Il
fuoco di Dio
L'immagine
del fuoco in questo brano ricorre tre volte. Per due volte ha il
significato della sorte di chi non porta frutto e disperde la sua
vita, la orienta verso il nulla. Si tratta di un linguaggio
apocalittico che oggi possiamo leggere come pressante esortazione a
non disperdere nel vuoto il meraviglioso dono della vita, a non buttarla in cose vane. Una vita infatti, se cediamo alle lusinghe del capitalismo, davvero può essere ridotta a consumo di merci, cioè buttata via.
Il
linguaggio apocalittico va oggi interpretato e depurato dal suo
codice minaccioso e tradotto in termini esortativi.
Ma per Gesù il fuoco ha soprattutto la valenza della fiamma di Dio che si accende nei nostri cuori e rende la nostra vita appassionata, totalmente in contrasto con la cultura e la pratica dell'indifferenza.
Gesù qui, riprende totalmente l'insegnamento del Battista e forse fu proprio questo insegnamento che accese la fiamma nel cuore di Gesù tanto che Gesù un giorno diede libero sfogo al suo cuore: “Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già divampato!” (Luca 12,49).
E noi che facciamo di questa fiamma?
Una ininterrotta schiera di donne e di uomini hanno nei secoli tenuto acceso questo fuoco di cui parla Gesù: il fuoco della parola di Dio, della preghiera sincera, dell’amore umile e fattivo, della condivisione. In tutte le religioni e sotto tutti i cieli Dio ha trovato adoratori in spirito e verità, donne e uomini riscaldati dal fuoco dell’amore. Forse così la nostra vita può uscire dal paesaggio accattivante delle abitudini e dai luoghi comuni.
La Bibbia è percorsa in lungo e in largo dall’immagine del fuoco. Per Geremia “la parola di Dio non è forse come il fuoco” (23,29) che divora i nostri idoli e “come un martello che spezza il sasso” delle nostre durezze di cuore? Ma la colonna di fuoco dell’Esodo che accompagnava il popolo nelle lunghe notti del deserto e “le lingue di fuoco che andarono a posarsi su ognuno dei presenti” nel Cenacolo (Atti 2,3) sono il simbolo della vicinanza “riscaldante” di Dio che si inoltra con noi nei giorni in cui scegliere, perseverare, tenere caldo il nostro cuore non è affatto scontato. Secondo le Scritture Dio, in questa “città piena di idoli” può dare la vera gioia ai nostri cuori e indicarci il sentiero di una sobrietà felice e conviviale sulla strada di Gesù.
Ti
preghiamo
Perché
il gelo dell’indifferenza non ci sorprenda, aiutaci, o Dio, a
tenere vivo nei nostri cuori, nelle nostre comunità e ovunque
viviamo quel fuoco che i profeti e Gesù hanno testimoniato con la
loro vita. Se non accendiamo un bel fuoco, l’indifferenza prevale e
segna i nostri giorni spegnendo ogni speranza di un mondo
migliore.
Senza il fuoco della Tua parola la nostra vita può
soccombere alla paura, alla palude, ai pregiudizi, alla
rassegnazione.
Senza il Tuo fuoco, o Dio, la nostra piccola fiamma
si spegne.