Marco Campedelli
ADISTA 1/12
La
parola fascismo è una parola amara .
Ha il gusto del sangue, le
cicatrici della violenza.
E'una parola che pesa sul cuore, una parola che
in Italia si era presa tutto lo spazio.
Fascismo significa per noi
precipitare centinaia di migliaia di giovani nel baratro della
guerra.Fascismo è la vergogna delle leggi razziali del 1938. E' le crisi
della libertà.
Ritorna questa parola oggi. Non solo nei
vocabolari.
Ritorna nelle azioni. Nel modo di pensare.
E' il fascismo
dentro la testa che fa paura.Avvelena i pensieri e brucia le parole
differenti, toglie le ali.
Non è preoccupante solo il ritorno del
fascismo di ieri, è sufficientemente preoccupante il fascismo di
oggi.Per giustificare il proprio potere oggi il fascismo si maschera,
cercando di rendersi presentabile, per famiglie quelle che sabato vanno
al supermercato a fare la spesa.
Il fascismo cerca di tradurre il proprio
disordine morale in un ordine sociale che legittima la discriminazione,
azzera le differenze, promuove la violenza.
Così occupa gli spazi della
democrazia.
Preoccupa il fascismo che è in noi.Che ci spinge come diceva
Fromm, a fuggire dalla libertà e ad affidarsi a un capo.
E' il tormento
di cui parla Dostoevskij ne" Il grande inquisitore".Appena si è liberi
ci si chiede subito e ora davanti a chi dobbiamo inginocchiarci?
Fascismo
è una parola che si traveste di una finta morale. Sarà una vera prova
per la religione di Stato come per qualcuno continua essere il
cattolicesimo in Italia.
Su alcuni temi sensibili il fascismo tenterà di
abbracciare la chiesa.E una parte di essa si lascerà abbracciare e forse
anche baciare.Perché c'è una chiesa a cui piace l'ordine,
l'omologazione.Una chiesa che pensa come l'obbedienza continui a essere
una somma virtù.E nel nostro paese non si reggono i confronti, bisogna
ragionare sempre in termini bipartisan su tutto.Se non si dice neri bisogna dire subito rossi.
Però ci sono delle distinzioni: se dico comunisti in Italia tra gli anni 20 e 30 penso ad Antonio Gramsci e alle sue Lettere dal carcere;
se dico fascisti in Italia in quegli stessi anni penso a Benito
Mussolini.
E non è la stessa cosa.
Ci sono segnali inquietanti: togliere
l'aggettivo pubblica da Istruzione ad esempio, è un'operazione
politica prima che di linguaggio.
Però a ben pensarci la politica cambia,
anche in peggio, proprio quando si cominciano a cambiare le parole. Lo
sapeva bene Don Milani che nella Lettera ai giudici scrive
"Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all'ingiustizia.Come ha
libertà di parola e di stampa.Come il cristiano reagisce anche al
sacerdote e perfino al vescovo che erra.Come ognuno deve sentirsi
responsabile di tutto.
Su una parete della nostra scuola c'è scritto
grande I Care.E' il motto intraducibile dei giovani americani migliori.Me ne importa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista me ne frego".
Il
potere gioca tutte le sere con te e poi quando meno te lo aspetti fa
scacco matto e ti porta via.Serve una posizione forte che sia prima di
tutto (aldilà di una formazione politica, la sinistra che oggi in
Italia, per le sue beghe interne la sua mancanza di visione ha di fatto
favorito il ritorno del fascismo) una qualità dell'anima, una virtù
civica, una postura morale.
Bisogna scrivere sulle pareti di tutte le
nostre città I CARE per non permettere che i me ne frego tornino a
prendersi tutto lo spazio.
Infatti il virus che ci può sorprendere e
ammalare à l'indifferenza.Dovremmo scriverci per questo, sul palmo della
mano le parole di Gramsci: "Vivo, sono partigiano.Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti".