lunedì 12 dicembre 2022

FASCISMO

Marco Campedelli 

ADISTA 1/12

La parola fascismo è una parola amara .
Ha il gusto del sangue, le cicatrici della violenza.
E'una parola che pesa sul cuore, una parola che in Italia si era presa tutto lo spazio. 
Fascismo significa per noi precipitare centinaia di migliaia di giovani nel baratro della guerra.Fascismo è la vergogna delle leggi razziali del 1938. E' le crisi della libertà. 
Ritorna questa parola oggi. Non solo nei vocabolari.
Ritorna nelle azioni. Nel modo di pensare.
E' il fascismo dentro la testa che fa paura.Avvelena i pensieri e brucia le parole differenti, toglie le ali. 
Non è preoccupante solo il ritorno del fascismo di ieri, è sufficientemente preoccupante il fascismo di oggi.Per giustificare il proprio potere oggi il fascismo si maschera, cercando di rendersi presentabile, per famiglie quelle che sabato vanno al supermercato a fare la spesa.
Il fascismo cerca di tradurre il proprio disordine morale in un ordine sociale che legittima la discriminazione, azzera le differenze, promuove la violenza.
Così occupa gli spazi della democrazia.
Preoccupa il fascismo che è in noi.Che ci spinge come diceva Fromm, a fuggire dalla libertà e ad affidarsi a un capo.
E' il tormento di cui parla Dostoevskij ne" Il grande inquisitore".Appena si è liberi ci si chiede subito e ora davanti a chi dobbiamo inginocchiarci? 
Fascismo è una parola che si traveste di una finta morale. Sarà una vera prova per la religione di Stato come per qualcuno continua essere il cattolicesimo in Italia.
Su alcuni temi sensibili il fascismo tenterà di abbracciare la chiesa.E una parte di essa si lascerà abbracciare e forse anche baciare.Perché c'è una chiesa a cui piace l'ordine, l'omologazione.Una chiesa che pensa come l'obbedienza continui a essere una somma virtù.E nel nostro paese non si reggono i confronti, bisogna ragionare sempre in termini bipartisan su tutto.Se non si dice neri bisogna dire subito rossi.
Però ci sono delle distinzioni: se dico comunisti in Italia tra gli anni 20 e 30 penso ad Antonio Gramsci e alle sue Lettere dal carcere; se dico fascisti in Italia in quegli stessi anni penso a Benito Mussolini.
E non è la stessa cosa.
Ci sono segnali inquietanti: togliere l'aggettivo pubblica da Istruzione ad esempio, è un'operazione politica prima che di linguaggio.
Però a ben pensarci la politica cambia, anche in peggio, proprio quando si cominciano a cambiare le parole. Lo sapeva bene Don Milani che nella Lettera ai giudici scrive "Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all'ingiustizia.Come ha libertà di parola e di stampa.Come il cristiano reagisce anche al sacerdote e perfino al vescovo che erra.Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto.
Su una parete della nostra scuola c'è scritto grande I Care.E' il motto intraducibile dei giovani americani migliori.Me ne importa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista me ne frego".
Il potere gioca tutte le sere con te e poi quando meno te lo aspetti fa scacco matto e ti porta via.Serve una posizione forte che sia prima di tutto (aldilà di una formazione politica, la sinistra che oggi in Italia, per le sue beghe interne la sua mancanza di visione ha di fatto favorito il ritorno del fascismo) una qualità dell'anima, una virtù civica, una postura morale.
Bisogna scrivere sulle pareti di tutte le nostre città I CARE per non permettere che i me ne frego tornino a prendersi tutto lo spazio.
Infatti il virus che ci può sorprendere e ammalare à l'indifferenza.Dovremmo scriverci per questo, sul palmo della mano le parole di Gramsci: "Vivo, sono partigiano.Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti".