giovedì 1 dicembre 2022

IL VATICANO INTERVIENE SUL TEMA IMMIGRATI

 “Toni più bassi sulle Ong ” La virata del governo dopo il monito della Chiesa

CLAUDIO TITO
La Repubblica 22/11

Un documento ufficiale del Vaticano o della Conferenza Episcopale italiana. Un ammonimento del mondo cattolico al governo Meloni. 
Ecco la paura di Palazzo Chigi. Ecco il nervosismo di una parte della maggioranza. Ecco una parte dei motivi che hanno indotto l’esecutivo a riannodare il filo della polemica sui migranti e a rinfoderare l’arma dello scontro. 
La possibilità – qualcosa più di un avvertimento – che se l’Italia avesse insistito sulla linea dell’intransigenza nei confronti delle Ong, allora si sarebbero trovati una opposizione vera.
Non quella dei partiti di minoranza, ma della Chiesa. Con una esposizione pubblica ai massimi livelli. E sarebbe stata un’opposizione con più obiettivi: compreso quello che riguarda la guerra in Ucraina.
Tutto ha avuto inizio una decina di giorni fa. Mentre infuriava la crisi diplomatica con la Francia in seguito al destino della nave Ocean Viking con a bordo oltre duecento extracomunitari. 
Il primo a sollevare alcuni dubbi è stato Silvio Berlusconi. 
Il leader di Forza Italia ha contattato i ministri forzisti per avvertirli: «Attenzione, su questa posizione rischiamo di metterci contro il Papa». 
E per sostanziare il suo allarme riferiva di colloqui personali intrattenuti con alcuni rappresentanti della gerarchia ecclesiastica. Alcuni “messaggeri” della Santa Sede si sono poi fatti sentire direttamente con il governo e in particolare con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L’eco di questi contatti è arrivata informalmente fino a Bruxelles. 
Al Consiglio dei ministri Ue degli Esteri che si è svolto la scorsa settimana. Da quel momento sia lo stesso titolare della Farnesina, sia altri esponenti dell’esecutivo di estrazione cattolica hanno riferito alla presidenza del consiglio i rischi in corso. Non si trattava, insomma, solo di ricucire la tela strappata con Parigi. Il rapporto con l’Eliseo, certo, rimaneva fondamentale come cercava di far capire, negli stessi giorni, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. 
Presentarsi all’Ue in una situazione di lite con la Francia e con una evidente incomprensione con la Germania, non avrebbe rappresentato di per sé un buon viatico. Da considerare inoltre che Berlino in questa partita non è stata affatto neutrale. E anche in questo caso la Chiesa ha avuto un ruolo. I finanziamenti tedeschi alle Ong – anche e soprattutto a quelle che operano nel Mediterraneo – provengono in buona parte dalla Chiesa protestante. E quella cattolica non ha intenzione di perdere troppo terreno in quel Paese.
Iniziare la legislatura aprendo anche un contenzioso formale con la Santa Sede, avrebbe messo a repentaglio tutti i tentativi del centrodestra di presentarsi come espressione del mondo cattolico.
Anche perché segnali erano stati già recapitati. Prima proprio il Pontefice. Poi i Vescovi italiani hanno chiesto: «Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa? ». Tra il Vaticano e Parigi, dunque, la tenaglia stava diventando troppo stretta.
Da quel momento, Meloni ha ingranato la retromarcia. Niente di ufficiale, ma una generale tendenza a ridimensionare il problema. Niente più toni ultimativi. Persino l’invito – rivolto alla diplomazia del nostro Paese – di non porre come richiesta pressante quella di convocare un Consiglio dei ministri Ue ad hoc sulla vicenda. Nella consapevolezza, maturata successivamente, che la formalizzazione della crisi avrebbe prodotto zero risultati per l’Italia. Meglio sfumare. E invece non è un caso che Bruxelles abbia risposto in modo opposto proprio per mettere un paletto al gabinetto italiano: sono stati così convocati in via straordinaria (venerdì prossimo) i titolari degli Interni per esaminare una proposta, formulata dalla Commissione, che lascia di fatto Palazzo Chigi a bocca asciutta.
Ma un aspetto ulteriore è emerso nelle interlocuzioni con i “messi” dei vertici ecclesiastici. Un fattore che crea un nesso tra l’emergenza migranti e la guerra in Ucraina. Da mesi Papa Francesco ha offerto la sua disponibilità per una mediazione tra Russia e Ucraina. Una possibilità che una parte della maggioranza, Forza Italia e Lega, ha rimarcato con decisione. Nei colloqui, allora, si è fatto notare che non si può da un lato dichiarare la Chiesa un punto di riferimento per raggiungere la pace, e dall’altro rifiutare di accogliere le esortazioni all’accoglienza dei migranti. 
Anche perché – è il ragionamento che soprattutto in Forza Italia sta emergendo – consente alla presidente del consiglio di mantenere la linea di totale fedeltà atlantica sapendo nello stesso tempo che un pezzo di coalizione non taglia i ponti con una sensibilità pacifista che nel nostro Paese esiste. In particolare a San Pietro.