E' solo la punta di un iceberg
Gemma Teres Arilla
Internazionale 16/12
Lo
scandalo sulla corruzione nel parlamento europeo, arrivato proprio al
culmine della disputa sui fondi europei con l'Ungheria, è un clamoroso
autogol per Bruxelles: dare lezioni sullo Stato di diritto è diventato
molto più difficile.
Il fatto che i sospettati vengano tutti dall'Europa
meridionale potrebbe portare qualcuno a liquidare la faccenda sostenendo
che si tratta dei soliti sospetti.
Ma in questo caso è solo la punta di
un iceberg che non fa distinzioni tra sinistra e destra né tra Nord e
Sud.
La vicenda conferma che serve più
trasparenza nelle decisioni politiche e nell'attività delle lobby.
La
vicepresidente socialdemocratica Eva Kaili sarà stata al soldo del
Khatar, ma sono stati i politici dell'unione cristiano democratica
tedesca a prendere parte a gustosi viaggi a Baku dopo che l'Azerbaigian
era stato ammesso nel consiglio d'Europa.
Neanche la presidente della
commissione europea Ursula von der Leyen può dormire sonni tranquilli.
La
procura europea sta indagando sulle presunte irregolarità nell'accordo
con la Pfizer per la fornitura dei vaccini contro il COVID-19: gli SMS
scambiati tra Von Der Lyen e i vertici dell'azienda risultano
irreperibili.
Spesso la vicinanza ai gruppi di interesse diventa un
sistema di porte girevoli, come nel caso dell'ex presidente della
commissione José Manuel Barroso, attualmente consulente della banca
statunitense Goldman Sachs.Pubblicare gli incontri tra gli eurodeputati e
i lobbisti nel registro delle lobby dovrebbe diventare obbligatorio e
anche i rappresentanti dei paesi terzi dovrebbero essere inclusi. Inoltre
bisognerebbe imporre un limite alle entrate aggiuntive degli
eurodeputati, un terzo dei quali riceve regolarmente altre retribuzioni
oltre il proprio salario.
In caso contrario la democrazia europea sarà
sempre più esposta alla corruzione e a vincere saranno i populisti come
Victor Orban.