Riforma di Aifa, no di Garattini: “È tutto in mano ai produttori”
Il Fatto Quotidiano 27/12
“È un pasticcio per quello che propone e per quello che ignora”, ha scritto ieri Silvio Garattini, presidente dell’istituto Mario Negri, il più autorevole dei farmacologi italiani, a proposito della riforma dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco. Una mezza riforma, inserita quasi alla chetichella in sede di conversione di un decreto su altra materia, che assegna tutti i poteri al presidente Aifa che oggi è Giorgio Palù, molto vicino alla destra, abolendo la figura del direttore generale, fino al 28 febbraio ricoperta da Nicola Magrini, scelto dall’allora ministro Roberto Speranza. Tra i due i conflitti non sono mancati. Per Garattini, che ha scritto una lettera al direttore di Quotidianosanità.it, si crea “una concentrazione di potere nella Presidenza del Cda che da un lato deve dare indirizzi e controllare e dall’altro deve gestire. Un vero conflitto di interessi ed una mancanza di logica”. Stroncata anche la riduzione delle due commissioni sulla validità e sui prezzi dei farmaci a una sola, di dieci membri: “Pochi”, osserva Garattini ricordando che i farmaci assorbono 33 miliardi di euro l’anno, il 17% del fondo sanitario nazionale.
Fino all’approvazione dei decreti attuativi non sapremo come
avverrà la nomina del presidente, né conosceremo i poteri del
direttore amministrativo e di quello scientifico. Il centrodestra
sembra orientato ad accrescere il peso delle Regioni. Garattini
critica anche quel che manca nella riforma, carenze a cui i
precedenti governi non hanno posto rimedio, in particolare
sulla capacità di Aifa di realizzare studi clinici indipendenti:
“Come è possibile – chiede – che ciò che sappiamo di un
farmaco dipenda solo da ciò che propone chi lo vende?”. Nei
giorni scorsi l’associazione Alessandro Liberati aveva diffuso
un appello contro la riforma dell’Aifa con argomenti simili,
evidenziando la necessità di “criteri di nomina trasparenti che
portino a selezionare persone non solo competenti e
meritevoli, ma anche esenti da rilevanti conflitti di interesse o
influenze politiche”.