sabato 10 dicembre 2022

NOSTALGIA

Stefania Rossini 

L'Espresso 4/12

Un sentimento potente si va insinuando nella confusione di una scena pubblica affollata di idee deboli e proposte incerte: la nostalgia. È un sentimento che ha tante facce: nostalgia di casa per i milioni di persone che hanno lasciato la loro terra in cerca di una vita migliore; nostalgia di sicurezza per coloro che proprio da questi si sentono minacciati; nostalgia di un progresso economico che si immaginava garantito a tutti, ma anche, e forse soprattutto, nostalgia di una politica in cui credere e riconoscersi.Si sente crescere la fatica di vivere e si pensa che tornare indietro sarebbe il modo migliore per andare avanti.Vengono rimpianti così uomini e idee di tempi conclusi: Moro, Berlinguer, persino Craxi e Andreotti, con l'utile dimenticanza di scandali e ombre per non compromettere apologie tardive.E si guardano i nuovi politici con la diffidenza che in verità si meritano, soprattutto quelli che a lungo nostalgici di un'epoca tragica, cercano voce di mostrarsi liberi dall'imprinting del fascismo.
Esercizio inutile, perché la nostalgia ai nostri giorni è un impulso scomposto che invade la comunicazione, inondando la rete di parole pronunciate nel passato o anche strumento di personaggi come Trump che l'hanno sfruttata per vendere un passato mai esistito.E' quindi un sollievo che la nostalgia sia centrale anche nelle arti, con grandi film del passato come "Nuovo cinema Paradiso" o il recentissimo "Nostalgia" di Martone e che si sia sottoposta per secoli al trattamento di poeti e scrittori, diventando rimembranza per Leopardi, splean per Baudelaire, nostalgia del futuro per Musil.Tra il passato idealizzato e un futuro minaccioso manca però un  protagonista centrale: il presente.
Non piace a nessuno perché ha annientato il vecchio e l'ha sostituito con il peggio.Anche se forse è proprio quella del presente la nostalgia più dolorosa.