Una montagna nel mare
Derio Olivero
Eco del Chisone 30/11
Sono
a Spotorno con i vescovi del Piemonte. Cinque giorni di lavoro
intenso.
Oggi ho saltato pranzo e ho fatto una camminata. Sembrava
primavera.Sole, caldo, brezza leggera, cielo limpidissimo.Ho percorso un
bel sentiero dietro Varigotti.Una ripida salita, poi una simpatica
camminata a strapiombo sul mare con un panorama mozzafiato. Ho ammirato
gli alberi, gli arbusti, le insenature e l'orizzonte.Ho gustato il
silenzio, accompagnato dal sussurro del mare.
Ad un certo punto mi sono
fermato su un poggio particolarmente esposto. Là, in fondo, la montagna
si tuffava in mare e il mare accarezzava con tenerezza la montagna.Una
scena dolcissima.
Nella mia testa, da sempre, la montagna è totalmente
diversa dal mare. Siamo soliti dividerci tra amanti della montagna e
amanti del mare. Mondi molto lontani.
Qui invece sto camminando in
montagna e sono in riva al mare.E là, in basso la montagna gioca con il
mare. Il mare la accarezza. Sembrano due innamorati.
In silenzio,
abbracciati. Mi fermo, rapito da questo spettacolo.In cuore ho le parole
di un articolo letto in mattinata, di Daniele Hervieux Léger una
sociologa che apprezzo da anni.
Parla del suo ultimo libro "Vers l'implosion?"
Dove descrive il rischio che sta toccando la chiesa di Francia:
implodere.
Mi ha colpito, anzi preoccupato.L'autrice parla del sistema
difensivo della chiesa. Da oltre quattro secoli la chiesa gioca a
difendersi. Si difende dai protestanti, dalla scienza, dalla rivoluzione
francese, dal modernismo.
Il sistema difensivo è diventato ormai uno
stile. Noi abbiamo le verità e le difendiamo dagli altri.Ogni giorno ci
impegniamo a difendere le verità dagli altri.Così si generano nemici.
Ci
siamo noi gli altri: noi che abbiamo le verità e gli altri che sono
senza verità , fuori dalla verità.Due entità distanti.
Due realtà
parallele, la chiesa e la società.Due mondi che non comunicano.Da un
lato, la società che sente la chiesa violenta nel suo proporsi, nel suo
barricarsi.
Dall'altro la Chiesa che non capisce il mondo, lo sente
lontano, incomprensibile.Siamo diventati vicendevolmente estranei.
Tante
persone ci percepiscono estranei, astrusi, astratti, antichi, muti.Non
capiscono la nostra lingua.Chiesa e società sono distanti come la
montagnae il mare.
Ma ora, guardando là in basso, vedo il mare che gioca
con la montagna.sono amici, appartengono alla stessa terra. Stanno bene
insieme. Certo sono diversi eppure abbracciati.Che meraviglia! Siamo
tutti abitanti della stessa terra.
Tra noi le somiglianze sono più delle
differenze.Tra cattolici e valdesi e più ciò che unisce che ciò che
divide. Tra credenti e non credenti è più grande la somiglianza che la
differenza.Tutti portiamo in cuore sogni, ferite, dolori, amori,
fatiche.Dobbiamo imparare a giocare insieme, come fanno oggi davanti a
me la montagna e il mare. Dobbiamo smettere di difendere le nostre
verità e imparare ad ascoltare, incontrare, condividere.Dobbiamo fare il
salto dal sistema difensivo al sistema accogliente.Solo così torneremo a
parlare la lingua degli umani.Come faceva Gesù. Non difendeva verità ma
ascoltava domande.Non difendeva verità ma ascoltava storie.Non
difendeva verità, ma donava cura e speranza.Non difendeva neppure se
stesso ma si sedeva con tutti e li prendeva sul serio.La montagna là in
basso non diventerà mai mare. Ma non smette di giocare con il mare. E
sta ad ascoltare il suo sussurro.