7 DICEMBRE 2022
Donne dietro le sbarre: è vita questa?
Elena, 39 anni
La prima cosa che fanno qui è privarti dei tuoi affetti. Io non posso ricevere telefonate, né avere colloqui. Ho però riscoperto le lettere. La gente fuori guarda solo i reati, non sa perché li abbiamo fatti, non sa la nostra storia dietro, non sa che siamo esseri umani.
A finire dietro le sbarre in Italia son poche donne (il 4, 5%), per lo più straniere e provenienti dai margini della società. Le loro celle sono piccole e sovraffollate, raramente i bagni hanno il bidet, indispensabile per l'igiene intima, o prevedono spazi adeguati per i bambini. Il controllo delle guardie sfocia non di rado in molestie sessuali, stupri o anche brutalità gratuita (due casi eclatanti: una detenuta fatta partorire in manette, un'altra trascinata nuda in terra sull'acqua fredda da agenti maschi). Numerosi i suicidi!
È del marzo scorso una composta lettera di 31 detenute del carcere "le Vallette" di Torino: con audacia hanno chiesto alle Istituzioni di tener conto dell'aggravarsi delle loro condizioni carcerarie in seguito alla pandemia e di aumentare la liberazione anticipata da 45 a 75 giorni. Un provvedimento, questo, utilizzato dal 2010 al 2015 per il sovraffollamento (problema endemico) che può essere concesso per buona condotta.
«La nostra reclusione dal Covid è stata resa pesantissima dal punto di vista psicologico e dell'affettività: siamo state ancora più isolate», recita un passaggio del testo: «chiediamo di riconoscere a tutte noi la dignità di essere cittadine e non solo numeri».
PREGHIERA
Dio Padre e Madre,
Le donne detenute sono ama-
te da te come tue figlie,
le ami e le stimi
come ognuna di noi.
Sappiamo che stanno affron-
tando una vita difficilissima.
Dacci la giusta comprensione
e la sensibilità di star loro
concretamente vicino.
Ti preghiamo, liberaci dal
male e sana le loro
e le nostre ferite.
Aiutaci a non perdere il
coraggio e la tenacia per
costruire un futuro migliore.
Amen.