3 DICEMBRE 2022
Diritto alla felicità per tutte
Ci sono donne, e donne: quelle che arrivano prime, le ultime e la sterminata folla di quelle che stanno nel mezzo, senza nome. Le prime sono sempre troppo poche (sconfortanti le statistiche sul numero di manager, politiche, scienziate), ottengono però visibilità e compiacimenti. Interessa poco sapere quanto di sé hanno lasciato indietro per arrivare, quanta incompletezza si tengono dentro. Le ultime possono essere ignorate, derise, ma anche compiante, aiutate, erette a simbolo della cattiveria dell'occidente, quando si tratta di migranti, donne, vittime sempre di un altro mondo, anche quando sono vittime di uomini di questo nostro mondo, perché è difficile ammettere che il violento sia in mezzo a noi. Le donne di mezzo, le penultime, lavorano per mantenersi, spesso costrette al part-time per esigenze familiari, licenziate più facilmente degli uomini, pagate meno. Per le difficoltà che incontrano rinunciano a desideri, progetti, aspirazioni personali. Il metodo delle Pari Opportunità non ha avuto risultati soddisfacenti, influendo solo ai vertici della piramide sociale, in un periodo storico in cui l'ascensore sociale risulta bloccato.
In questo panorama quale donna è, non dico più felice, che è parola grossa, ma più a suo agio nella propria mente e nel proprio corpo di donna, con libertà di esserci? Dovrebbe essere chiaro universalmente che togliere aspirazioni, sogni, idee, progetti, trasformando la vita in una corsa ad ostacoli, dove se cadi difficilmente ti rialzi, è violenza.
È troppo sperare in un tempo di nuova sororità tra le prime, che hanno più potere da agire, le ultime e le penultime, sapendo che nessuna è priva di potere e di libertà?
PREGHIERA
Signore, aiutaci a essere tue
discepole, mai indifferenti
alla violenza, sempre pronte
ad agire per il bene.