sabato 14 gennaio 2023

CELEBRAZIONE EUCARISTICA COMUNITARIA DI DOMENICA 15 GENNAIO 2023

 Dio della gioia

Eucarestia 15 gennaio 2023


Saluto all’assemblea

G. Il Dio della gioia e della fiducia è il Dio della speranza, la forza che aiuta veramente a superare le nostre paure, a credere alla vita di domani nonostante tutto, che alimenta il coraggio di affrontare le nostre scelte più difficili. È il Dio che sopravanza le nostre attese, che non tradisce, che ci accompagna.

  1. Gioia è un’emozione di contentezza, di felicità, di allegria. Il Dio della gioia è il Dio che attraverso il suo esempio e messaggio trasmette amore a tutte le creature. Gioia per le persone che incontriamo, per la natura, per i piccoli gesti che ogni giorno riceviamo e doniamo.

  1. Dio della vita, ti ringraziamo perché la Tua parola ci ha fatto incontrare, sulla strada percorsa da Gesù, il Tuo volto compassionevole e misericordioso e ha operato in noi, senza forzature, il miracolo della liberazione dei vincoli, gli intoppi e le incongruenze di una religione immobile e così poco appassionante, centrata su di sé invece che aperta alle istanze, ai bisogni delle donne e degli uomini di oggi, assetati, anche inconsapevolmente di te, unica sorgente di acqua sempre viva.

  1. E quando sembra di precipitare in abissi bui e tenebrosi, Tu sei la luce che indica la via di uscita, sei la fune a cui aggrapparsi per risalire, sei il braccio teso che ci afferra per non farci ricadere.


Canto – La Gioia https://www.youtube.com/watch?v=iH2dr3B1ZRc


LETTURE BIBLICHE

Giovanni 16, 16-24

Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete”. Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano dunque: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuole dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? in verità, in verità io vi dico: voi piangere e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità io vi dico: qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, nel mio nome ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e riceverete in modo che la vostra gioia sia completa».


PREDICAZIONE

Vedo di farmi un po’ di chiarezza nella mente pensando al “ancora un po’ e non mi vedrete e un poco ancora e mi vedrete”, certamente il cammino di Gesù illustrato in questo brano è quasi arrivato a Gerusalemme ma perché dobbiamo prendere questa frase solamente come un preannuncio della sua morte e della resurrezione? Certo questo brano è stato scritto circa 110 anni dopo la morte di Gesù quindi a morte avvenuta e inizio della costruzione della resurrezione. Perché non prendere queste parole molto più semplicemente come scomparsa dalla vista terrena con la morte e quindi non vedersi più, ma la morte corporale è veramente la fine di tutto o, come pensato da Gesù, un passaggio per rinascere “nel Padre” insieme? Allora se si continuerà a vivere in Dio, in qualche maniera saremo ancora tutte/i presenti in una qualche forma inimmaginabile per ora ma fattibile “dopo” e se sarà così allora ci rivedremo ancora, magari non con il senso visivo ma in una maniera ancora sconosciuta.

Ecco allora il non vedersi più con la morte del corpo, ma il rivedersi/rinascere/resuscitare/continuare a vivere ancora nell’abbraccio del Padre/Madre.

In questi due passaggi indubbiamente si verificherà una tristezza iniziale palpabile con la morte, con il passaggio dal non vedersi più, non poter più essere vicini fisicamente, ma la tristezza si tramuterà in gioia quando potremo re-incontrarci e ri-conoscersi.

Non è forse la gioia il primo sentimento che attraversiamo quando possiamo riabbracciare un’amica/o dopo la lontananza? Non proviamo gioia nel riabbracciarci dopo un periodo di lockdown per il covid? Non proviamo gioia nel rivedere il figlio che torna a casa dopo un anno di studio all’estero? Non proviamo gioia nel sedersi alla stessa tavola con l’amica/o che si è trasferito in altra città e torna per le ferie?

Di esempi ne possiamo fare a bizzeffe ma pensiamo che la gioia nasce e si sviluppa dopo un periodo di tristezza, la guarigione da una malattia che ci ha provocato sofferenza, tensione e tristezza non ci dà forse gioia, felicità e il sorriso?

Le ultime tre righe del brano mi lasciano interdetto, titubante infatti Gesù parte da un’affermazione ”fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome”, cioè da come capisco io ci sta dicendo che fino a quel momento gli uomini/le donne non avevano avuto la capacità di pregare/chiedere nella forma corretta. È solamente un riformulare le preghiere rivolte fino ad allora a Dio nella stessa maniera ma facendole passare attraverso l’intercessione di Gesù?

Chiedere nel modo corretto, ci dice, porta solamente un’accoglienza sicura e la soddisfazione della positività della preghiera porta a una gioia completa, ma il problema che mi rimane è “qual è il modo corretto di chiedere” e soprattutto che cosa chiedere!!!

Chiedere guarigioni? Benessere? Fortune? Promozioni? Gratificazioni? Per sé e per i propri cari? Forse sono queste le cose errate da non chiedere al Padre (anche se qualche volta accadono e ci fanno pensare che le abbiamo chieste nella maniera corretta).

Penso che la chiave corretta di lettura sia nelle parole “chiedetele nel mio nome” ma qui mi cadono le braccia e sono senza parole e infatti sono in una fase di esistenza con poca gioia/allegria da dimostrare a chi mi circonda. Aiuto!!!

Sergio


LIBERI INTERVENTI

  1. Dio, del cielo e di tutte le terre aiutaci a camminare nel vento della vita con la spensieratezza del passero che fa il nido, senza pensare che giungerà l’autunno.

  1. Prima che i nostri occhi ti cercassero, tu sei venuto verso di noi in mille modi. Prima che le nostre labbra ti invocassero, tu hai deposto nei nostri cuori la Tua parola.

  1. Apri ogni giorno il nostro cuore a questo mistero di amore che ci avvolge. Tu ci hai amato per primo e ci doni anche oggi la forza di amare.

  1. Tu semini nella nostra vita la speranza si una creazione liberata da ogni violenza e da ogni discriminazione.

  1. Sei il Dio che danza le nostre gioie, che cammina con noi nei nostri “viaggi” della vita. Donaci il latte nutriente della tua parola.

MEMORIA DELLA CENA DI GESÙ

G. Mentre mangiamo questo pane, dividendolo tra noi in memoria di Gesù, vogliamo chiederTi di darci un cuore nuovo, una nuova consapevolezza. Rendi la nostra vita una compagnia profonda e responsabile per tutte le creature che vengono dalle Tue mani.


G. Gesù era a tavola con le sue amiche e i suoi amici. Egli era ben consapevole della congiura che si stava organizzando contro di lui e il suo cuore faceva i conti con la paura. Voleva lasciare ai suoi amici e alle sue amiche, in quella sera e in quella intimità, qualcosa di più di un ricordo, di un segno. Sulla mensa c’erano pane e vino. Gesù alzò gli occhi al cielo e, dopo aver benedetto il nome santo di Dio, prese il pane, lo spezzò, lo divise dicendo: “Prendete e mangiate. Questo pane condiviso sia per voi il segno della mia vita. Quando farete questo, lo farete in memoria di me, di ciò che ho fatto e detto”. Poi prese la coppa del vino e disse: “Questo calice sia per voi il segno di un’amicizia che Dio continuamente rinnova con tutta l’umanità, con tutto il creato”.

PREGHIERA DI CONDIVISIONE

PREGHIERE SPONTANEE

PADRE NOSTRO

Padre nostro,

che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e sostienici nell’ora della prova,

ma liberaci dal male.

Amen.


BENEDIZIONE FINALE

Un bel giorno, tutti i colori del mondo cominciano a litigare.

Ognuno pretendeva di essere il più bello, il più importante, il più utile, il preferito!

Si lodavano ad alta voce, ciascuno convinto di essere il migliore.

Il rumore di questa disputa aumentava sempre più.

All'improvviso, un lampo dalla luce accecante, brillò nel cielo, accompagnato dal cupo suono del tuono. La pioggia cominciò a rovesciare torrenti d'acqua senza posa.

Atterriti, tutti i colori tacquero e si avvicinarono gli uni agli altri per cercare riparo.

La pioggia cominciò a parlare: “ma che stupidi che non siete altro, perché vi azzuffate in questo modo cercando di dominarvi l'un l'altro. Non sapete che Dio vi ha creato ognuno con uno scopo particolare unico e diverso. Egli ama ognuno di voi e ha bisogno di tutti voi. Stringetevi le mani e venite a me. Egli vi dispiegherà attraverso il cielo in un magnifico arcobaleno per dimostrarvi che vi ama tutti e che potete vivere insieme in pace come promessa che egli è con voi e come segno di speranza per il domani...

È per questo che ogni volta che Dio manda la pioggia per pulire il mondo, pone un arcobaleno nel suo cielo. Quando lo scorgiamo, dunque, dovremmo ricordarci che egli vuole che noi sappiamo apprezzarci gli uni gli altri e lodarlo per la nostra meravigliosa complementarietà.

Leggenda indiana



Anna, Fernanda e Sergio di Alessandria

per la Comunità Cristiana di Base di Pinerolo Via Città di Gap