Le nostre mani nelle tue mani
ora, Signore della parola e dello spazio,
hai ascoltato il canto dei nostri pensieri
e il borbottio delle emozioni che dimorano
nei nostri cuori.
Tu sai lo spazio che corre
tra l'impulso del cuore e la mano che agisce,
tra il sorriso che abbraccia e il braccio che allontana,
tra la mente che ama e il corpo che rifiuta,
e tra la bugia che devasta un rapporto
e la bugia che allevia il dolore.
Hai insegnato alla madre il fremito del seno
di fronte al grido affamato del suo bambino,
ma le hai lasciato la difficoltà dell'intendere
i suoni senza parola della sua bocca.
Hai insegnato all'uomo le emozioni del corpo
di fronte alla compagna in attesa,
Ma gli hai lasciato la difficoltà del comprendere
i colori della sua vita governata da ritmi diversi.
Hai insegnato ai nostri padri e alle nostre madri
e poi anche a noi,
il calore e la pace del cuore di fronte all'amico,
ma ci lasci la difficoltà del vivere in modo arricchente
il disagio che si crea in piazza e in casa.
Signore del tempo,
hai creato il nostro mondo per sei giorni
e ad ogni azione creativa
Ti riempivi di emozione profonda,
Ma Ti sei riservato un giorno
il settimo giorno, per ricomporre in armonia
il Tuo tempo con gli spazi della creazione:
Ti sei fermato, seduto a tuo agio
affinché affinché il tempo Ti abitasse
e fosse abitato dalla Tua presenza,
così che il Tuo vento potesse profumare
l'angolo più lontano della tua creazione,
e ricordarle le Tue emozioni.
Come il piede aumenta la corsa
giù per il pendio,
fino a perdere il controllo del ritmo dei passi,
illuso di muoversi più veloce della terra;
così sono i nostri giorni,
tesi alla conquista di spazi sempre nuovi,
dimentichi di chi già li abita
mentre noi ci illudiamo di imprigionare il tempo
nel ritmo vorace delle nostre cose.
Padre Buono, Aiutaci a comprendere,
nel tempo che abita i nostri giorni contati,
il disagio causato dal diverso da noi;
Aiutaci a vedere, negli spazi delle nostre attività,
i fiori di solidarietà non coltivati da noi;
Insegnaci a fermarci,
a sederci a nostro agio
per ricordarci di Te, nostro Signore,
ogni settimo giorno:
affinché nei sei giorni che rimangono
riusciamo a vedere nell'azione
delle nostre mani
lo spazio delle Tue mani che sorreggono.
Paolo Barral, Fuori del mondo non c'è salvezza , Edizioni Quale vita 1991, Pag,12