venerdì 3 febbraio 2023

 

13 - DIVERSAMENTE CHIESA - settembre 2013





IL GENERALE ARCIVESCOVO

Grande prova di propaganda del Ministero della Difesa al XXVI Salone del Libro di Torino. Anche quest'anno il Ministero ha partecipato al Salone con un grande e costoso stand, a carico del contribuente italiano, nel quale erano impegnati decine e decine di bassi e alti ufficiali di aeronautica, marina, esercito e carabinieri. Una prova di forza che si rinnova ogni anno con una raffica di presentazioni di libri patinati e di grande formato dedicati ad armi e sistemi d'arma, a riviste militari e di storia delle guerre italiane ancora retoricamente presentate come missioni di pace. Un valzer di generali ed esperti al quali si sono aggiunti quest'anno il generale d'armata Vincenzo Pelvi, arcivescovo castrense, con il suo libro Sui sentieri della pace, appena stampato dalle edizioni San Paolo, ormai divenuta la casa editrice ufficiale dell'ordinariato militare (si pensi alla stampa degli atti degli annuali Convegni dei Cappellani militari e all'incredibile volume dello stesso Pelvi Cirenei della Croce). Presentatore del libro di Pelvi è stato il generale Giuseppe Nicola Tota, comandante dell'Accademia di Modena con il ruolo di moderatore e servitor cortese del giornalista di Famiglia Cristiana Alberto Chiara, la cui presenza offre l'idea della nuova linea militaresca del glorioso settimanale paolino. Il “libretto" di Pelvi, appena 900 pagine in edizione cartonata, offerto gratuitamente a tutti i presenti (a proposito, ma chi lo ha finanziato?) raccoglie interviste, lettere e soprattutto omelie. Tra queste ultime un genere particolare sono le omelie pronunciate in occasione dei frequenti funerali di Stato dei soldati morti nelle cosiddette missioni di pace. Omelie consolatorie e spiritualizzanti, traboccanti di retorica in cui il militare ucciso è sempre presentato come un servitore della pace perché: I nostri militari sono un po' speciali, perché portano quel bagaglio di umanità e di fede che contraddistingue da sempre i militari italiani impegnati in missioni di sicurezza nel mondo» (p. 713). Durante la presentazione il generale-arcivescovo ha detto, in modo tranquillizzante, che «fare il soldato non è un mestiere, ma il soldato è un coraggioso testimone di prossimità. Il militare è colui che in maniera coraggiosa, poco riconosciuta dalla società civile, è sempre il primo ad arrivare dove c'è un bisogno e un'emergenza. Non c'è un discorso sulle armi da usare, perché il militare è una persona degna della sua umanità che riesce a testimoniare il Vangelo della carità, chiamato ad una vita santa, ambasciatore di serenità. Potrebbero essere questi dei paradossi, ma al di là della divisa c'è il palpito del bene degli altri [ ... ]. Il Vangelo è dalla parte dei militari, il primo credente riconosciuto da Gesù è un militare che lancia la freccia nel cuore di Gesù. Il militare in questa direzione consola il cuore di una madre presente, costui è veramente il figlio di Dio. Non c'è contraddizione tra militari e uso delle armi, i militari nostri non usano le armi per uccidere, i militari sono uccisi, non sono accaniti e non riconoscono nell'altro un nemico, un loro nemico da abbattere. La professione militare è evangelica perché è in relazione al comandamento di amare gli altri».

Giacomo Riello, (Adista 22 giugno)

 

UN OBIETTIVO PER IL PAPA

La fine della condizione di capo di stato sovrano della persona del papa

“C'è gioia e speranza oggi per i gesti e le parole evangeliche del papa-vescovo Francesco. Certo, ma il cammino è lungo.

Francesco, che si è detto vescovo di Roma prima che papa, potrà dirsi anche cittadino di Roma, pastore insieme al popolo, quando realizzerà la fine dell'era costantiniana svincolando il suo ministero di unità, in una chiesa povera, dalla posizione giuridica di capo di stato. Gesù era un suddito, senza diritti speciali.

Nel 1914 moriva Geremia Bonomelli, grande vescovo di Cremona, che proponeva (in un opuscolo del 1906, finito all'Indice), una soluzione della questione romana senza uno stato pontificio, affidando la libertà del papa al diritto moderno, comune a tutti. Non sarebbe l'ora, con pazienza e determinazione, nella fraternità coraggiosa, di avvicinare questi obiettivi?”

Enrico Peyretti, (Rocca 1 agosto)


 

20 SETTEMBRE

In tutta Italia, anche qui a Racconigi, ci sono strade e piazze intitolate a questo giorno fatidico per la storia d’Italia: è il giorno della “breccia di Porta Pia”, il giorno in cui nel 1870 le truppe del regno sabaudo conquistano la Roma papale e pongono fine al regno temporale di Pio IX. Il 20 settembre segna insieme la fine del potere temporale dei papi e la nascita dello stato laico e rappresenta il trionfo della concezione moderna di Stato. È la realizzazione del “libera Chiesa in libero Stato” di Cavour ed il “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” di Gesù.

Ci penseranno poi il Concordato tra Stato e Chiesa, Patti Lateranensi, dell’11 febbraio 1929 ed il nuovo Concordato del 18 febbraio 1984, a garantire alla chiesa privilegi e favori. Tra questi appunto l’istituto dei cappellani militari.

Oggi, a ricordarci la laicità del nostro stato non vorremmo rimanessero proprio solo le vie e le piazze dedicate al 20 settembre prima dei Concordati di Mussolini e Craxi.

 

Questo numero di Diversamente chiesa vuole essere un invito, in occasione del 20 settembre, a rivedere, insieme all’istituto dei cappellani militari e della loro carriera militare, la posizione giuridica del papa capo di stato.


(continua)