LA MANO DEL SANTO È SANTA?
Dopo tre anni di viaggio attraverso i cinque continenti e i 132 Paesi che vedono la presenza della Congregazione Salesiana e dopo aver girato in ultimo l’Europa, è in Piemonte l’urna di don Bosco con la statua del santo e la reliquia della mano destra “quella con cui benediceva, scriveva le costituzioni, le lettere cattoliche, assolveva i peccati e indicava la strada” dicono i Salesiani. Strano modo, invero un po’ macabro, di celebrare la vita di un santo è quello di spezzettarne il corpo ed esporne i pezzi per la gioia e l’elemosina dei più semplici.
Quanto rende la mano del santo? Dopo il cuore e un osso del collo di san Pio da Pietralcina, il sangue di san Gennaro, la lingua, il mento e l'apparato vocale di sant’Antonio da Padova e ora una mano di don Bosco, per citare solo alcune delle reliquie più famose, cosa ci dobbiamo ancora aspettare?
Se pensate che quanto scrivo sia poco rispettoso, leggete quanto è successo al corpo di sant’Agata:
il corpo di sant'Agata a Catania è suddiviso in vari reliquiari: uno per alcuni organi del busto con la testa, uno per ciascun femore, uno per ciascun braccio, uno per ciascuna gamba, tutti eseguiti dagli orafi di Limoges. Nel 1628 fu realizzato il reliquiario per la mammella. Ulna e radio di un braccio di sant'Agata sono a Palermo, nella Cappella regia. Un osso del braccio di sant'Agata è a Messina, nel monastero del SS. Salvatore. Una parte dell'osso del braccio di sant'Agata è ad Alì (ME). Un dito di Sant'Agata è a sant'Agata de Goti (BN).
A quando una seria riflessione su uso e abuso di reliquie di santi e santini? La fede ha proprio bisogno di tutto questo ciarpame che puzza alla grande di superstizione e di affarismo?
I VESCOVI BOICOTTANO IL PAPA
“Noi siamo chiesa”, Sezione italiana del movimento internazionale We Are Church per la riforma della Chiesa cattolica.
ROMA, 25 novembre 2013 - I vescovi italiani, disorientati, non si stanno impegnando seriamente a promuovere la consultazione sul questionario (vedi “Diversamente chiesa” di dicem-bre) per il sinodo dei vescovi sulla famiglia. Nei fatti è una specie di boicottaggio (…).
“Noi Siamo Chiesa” ritiene che la consultazione non debba essere ristretta agli organismi diocesani e neppure solo a quelli parrocchiali (consigli pastorali, ecc.), ma coinvolgere la generalità dei credenti. Essa deve essere aperta anche ai cristiani e alle cristiane di altre Chiese nonché a donne e uomini di buona volontà, che siano sensibili alle tematiche relative alla spiritualità e interessati a offrire il loro apporto costruttivo su questioni che coinvolgono la vita e gli interrogativi etici di ogni persona. Per questo ci sembrano saggi quei parroci che hanno deciso di mettere a disposizione nelle chiese i questionari e quei vescovi di altri paesi che hanno chiesto risposte on-line al testo (…).
ALLO IOR COVA ANCORA IL FUOCO DEL CONFLITTO
ADISTA si presenta così:
“Quattro caravelle per un solo approdo: è la flotta di ADISTA, con rotta sullo scoglio della laicità. Una testata, quattro teste di ponte oltre le acque chete del conformismo di chiese, poteri e qualunquismi:
ADISTAnotizie, ADISTAdocumenti, ADISTAcontesti, ADISTAsegni nuovi”.
ADISTA, 14 dicembre 2013 - Non erano passati che pochi giorni da quando, il 30 novembre, il direttore della Sala Stampa vaticana, p. Federico Lombardi, annunciava la nomina del nuovo direttore generale dello Ior, Rolando Marranci, designato dal Consiglio di Sovrintendenza dello Ior (l'organismo composto da cinque banchieri laici che rappresenta una sorta di Consiglio di Amministrazione dell'Istituto), che il Fatto Quotidiano pubblicava in esclusiva – 3 dicembre –, una lettera nella quale emerge con chiarezza come dietro la nuova nomina si continui a consumare la guerra tra le lobby che in Vaticano si contendono il controllo dello Ior. Una guerra niente affatto terminata con l'uscita di scena del card. Bertone (che peraltro resta ancora presidente della Commissione cardinalizia che vigila sull'operato dello Ior) e l'elezione di papa Francesco. Anzi, nonostante stampa e televisioni non facciano che annunciare la "rivoluzione" operata dal nuovo pontefice anche in campo finanziario, l'elezione di Bergoglio si sta rivelando sempre più l'espressione dello stato di conflitto che attraversa i poteri della Chiesa, piuttosto che la sua soluzione.
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