23 - DIVERSAMENTE CHIESA - luglio 2014
I NOSTRI MAESTRI
I nostri maestri si dimenticavano di farci notare una cosa lapalissiana e cioè che gli eserciti marciano agli ordini della classe dominante. In Italia fino al 1880 aveva diritto di voto solo il 2% della popolazione. Fino al 1909 il 7%.
Nel 1913 ebbe diritto di voto il 23%, ma solo la metà lo seppe o lo volle usare. Dal ’22 al ’45 il certificato elettorale non arrivò più a nessuno, ma arrivarono a tutti le cartoline di chiamata per tre guerre spaventose.
Oggi di diritto il suffragio è universale, ma la Costituzione (articolo 3) ci avvertiva nel ’47 con sconcertante sincerità che i lavoratori erano di fatto esclusi dalle leve del potere. Siccome non è stata chiesta la revisione di quell’articolo è lecito pensare (e io lo penso) che esso descriva una situazione non ancora superata. Allora è ufficialmente riconosciuto che i contadini e gli operai, cioè la gran massa del popolo italiano, non è mai stata al potere. Allora l’esercito ha marciato solo agli ordini di una classe ristretta.
(Don Lorenzo Milani, “Lettera ai Giudici”, Barbiana 18 ottobre 1965)
SUPERATA E INACCETTABILE
È con questi lapidari aggettivi che il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha definito la legge del 1929, epoca fascista, che ancora oggi definisce il quadro giuridico delle confessioni religiose che non dispongono di un’Intesa o di un Concordato con lo Stato Italiano. La seconda carica dello Stato ha pronunciato parole così impegnative e pesanti intervenendo al Convegno “La libertà religiosa nell’Italia multiculturale” promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in collaborazione con la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS), svoltosi presso il Senato il 9 e il 10 giugno. Di fronte a lui una platea rappresentativa di quel mosaico religioso che anche in Italia si fa sempre più variegato ed ampio: ebrei, musulmani (questi ultimi appartenenti a diverse organizzazioni islamiche), mormoni buddhisti, ortodossi… oltre, ovviamente, a numerosi evangelici legati a varie chiese e tradizioni teologiche talvolta sensibilmente distanti le une dalle altre.
APPELLO DALL’IRLANDA
Se si vuole un futuro per il ministero sacerdotale, la Chiesa deve consentire l’accesso delle donne al diaconato e permettere ai preti di sposarsi. È quanto affermano i preti della Association of Catholic Priests (Acp), organismo che riunisce più di 800 preti irlandesi che chiedono insistentemente una riforma della Chiesa e tra i quali figurano alcuni sacerdoti sotto inchiesta da parte del Vaticano o addirittura minacciati di scomunica, come p. Tony Flannery, uno dei fondatori, “colpevole” di aver rifiutato di rinnegare le sue convinzioni in materia di ordinazione femminile e morale sessuale. (Adista Notizie n. 4, 6/13 e 17/14).
CHE SERATE... CHE DONO DI DIO
Riporto di
seguito una breve nota che don Franco Barbero, relatore al convegno contro
l’omofobia da noi organizzato lo scorso 7 giugno insieme ad Arcigay e Voci
Erranti, ha pubblicato sul suo blog
http://donfrancobarbero.
Perché tanti giovani teologi e teologhe non si buttano a capofitto in questo dialogo per una fede che affondi le radici nelle Scritture e nella vita?”