sabato 4 febbraio 2023

COMMENTO AL BRANO BIBLICO DI DOMENICA 5 FEBBRAIO 2023

UNA PROMESSA: LA TUA LUCE POTRA' RISPLENDERE

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

( Mt 5, 13-16)

Una lettura inquietante

Leggo sempre con un certo turbamento questi versetti che Matteo inserisce nel discorso della montagna.
Il primo sussulto mi raggela quando leggo questo testo davanti al paesaggio assai sconfortante di molti tratti delle nostra “storia cristiana” e al quadro del nostro cristianesimo contemporaneo.
Ovviamente ogni generalizzazione è fuori luogo, ma non possiamo prendere alla leggera queste due immagini senza avvertire lo stridente contrasto con la realtà. Come possiamo dire che noi cristiani siamo stati e siamo il sale della terra e la luce del mondo? Percorrendo le affermazioni dei documenti ufficiali del magistero e le infinite dispute teologiche sulla salvezza, queste espressioni vengono usate ed abusate per affermare un chiaro esclusivismo della salvezza, un possesso. I cristiani sono nella storia “ il sale della terra e la luce del mondo”. Così come l’istituzione “chiesa” vestì i panni della detentrice della luce e della verità. Fuori era il regno delle tenebre. Se vuoi il sale della salvezza e la luce della verità, sai bene a chi rivolgerti, a quale porta bussare, a quale religione e a quale chiesa “convertirti”.
Di queste parole evangeliche, usate con l’arroganza dei dominatori, abbiamo fatto scempio per secoli. Non sono certo mai mancate le voci profetiche che hanno denunciato questo abuso e questa manipolazione.

Una constatazione onesta
Cito dal commento al Vangelo di Matteo del teologo José Antonio Pagola: “Pochi scritti oggi possono colpire il cuore dei credenti con tanta forza come il piccolo libro di Paul Eudokimov “L’amore folle di Dio”, Con fede ardente e parole infuocate, il teologo di San Pietroburgo mette allo scoperto il nostro cristianesimo abitudinario e appagato: “I cristiani hanno fatto tutto il possibile per rendere sterile il Vangelo; si direbbe che lo abbiano immerso in un liquido neutralizzante. Si attenua tutto quello che impressiona, è eccessivo o stravolge. Convertita così in qualcosa di inoffensivo, l’uomo non può fare altro che vomitare questa religione appiattita, prudente e ragionevole”.
Un cristianesimo stanco, allineato, intriso di formule dogmatiche, non rinvia più al Mistero affascinante del Dio dell’Amore. Esso cessa di essere vita e diventa antiquato catechismo del buon senso, dottrina astratta.
Rilevare questo ricorrente e deprimente panorama non significa indulgere al piagnisteo, ma prendere atto di un grave decadimento, anzi di un vero e proprio tradimento della nostra “vocazione” nel mondo.

Un cammino possibile
Ma queste parole di Gesù non possono solo suonare come ammonimento, né sono riducibili ad un promettente progetto “missionario”. Esse, scritte con quel verbo presente che guarda al futuro, ci riportano una promessa affidata a quei “quattro gatti” di discepoli e discepole. Dunque, se prendiamo sul serio il cammino delle beatitudini (che Matteo scrive nei versetti appena precedenti), le nostre piccole vite possono diventare “sale” che spargiamo nel solco del nostro quotidiano e una piccola “lampada” che diffonde luce attorno a noi.
Nella mia vita mi è stata preziosissima la luce di tante piccole lampade che ho trovato nei fratelli e nelle sorelle della mia comunità e nei più vari incontri e nelle più diverse esperienze.
Il Vangelo, in questi versetti ci infonde la speranza di un cammino possibile e fecondo: ciascuno/a di noi può essere sale e luce per altri. Non si tratta di una illusione, ma di una promessa di Gesù fatta ai discepoli e alle discepole di allora e di oggi. Non ho alcun bisogno di prefiggermi di diventare una salina o una centrale luminosa, un faro abbagliante: mi è chiesto di credere nella testimonianza che, per dono di Dio, può scaturire dalle nostre piccole vite.

C’è un però…..
Il sale, perché la promessa si realizzi, non può perdere sapore e la lampada non può essere messa sotto il moggio. Se la nostra vita non sarà “salata” in profondità dal fermento evangelico e se la nostra esistenza non avrà come luce la parola di Dio, la promessa finirà nel nulla.
Solo una fede come conversione continua e come approfondimento continuo può diventare sale e luce per altri. In sostanza la verifica sta nel nostro concreto addentrarci nel sentiero delle beatitudini.
Tornare a Gesù” ( ed. Rizzoli) è uno degli ultimi libri del grande teologo cattolico Hans Kung. Per lui, dopo infinite ricerche teologiche, tornare a Gesù significa fare nostra la sua esperienza e abbracciare quella causa e quel nome che hanno dato senso a tutta la sua esistenza: “ Gesù significa sempre tornare là dove batte il mio cuore”.
Sì, abbiamo bisogno di una fede che non sia una patina religiosa, ma un’esperienza di faticosa e gioiosa conversione al Dio di cui Gesù ci ha dato testimonianza. Questa è l’unica garanzia perché il sale non perda sapore e la lampada non si spenga o non sia nascosta sotto il moggio.

LA CURA DELLA FERITA DEL VUOTO

Isaia 58,6-10

6 Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
7 Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
8 Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
9 Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!».
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
10 se offrirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.

Ad indicarci la strada  concreta è la voce del profeta del dopo esilio da Babilonia. Insomma ...si tratta  di capire ciò che Dio vuole da noi. E' inutile leccarsi le ferite (v.8) o fare digiuni e devozioni all'infinito . Anche se si vive una stagione difficile, qualcosa si può fare. Il profeta indica sentieri concreti e praticabili: Così "La tua luce brillerà" (versetti 8 e 10).

In definitiva  si tratta di "dividersi il pane con l'affamato", "introdurre in casa i miseri", "vestire chi è nudo".

A chi si cullava nella sua "crisi", a chi odiava il mondo e la vita, il profeta indica un futuro praticabile in cui bisogna mettersi in gioco. Credo che questo messaggio non abbia per nulla perso la sua validità per la nostra vita di cittadini e di cristiani. 

Se vogliamo una chiesa diversa  in un mondo diverso, bisogna che ci coinvolgiamo in prima persona. La prima rivoluzione alla quale devo lavorare è la mia personale conversione, il mio passaggio dall'egocentrismo all'amore che condivide. 

Molte ferite della nostra vita non guariscono finché non entriamo in relazione reale con le persone e le situazioni di cui ci parla il Trito - Isaia.