MEMORIA NON CONDIVISA (Beppe Manni Gazzetta 16 2 23)
Gli anziani perdono la memoria ma i giovani non l’hanno. Il 24 gennaio, Michele Serra su Repubblica racconta di aver fatto le elementari nella stessa scuola di Liliana Segre, ma che mai nessuna maestra parlò loro della deportazione degli scolari ebrei nei campi di concentramento. Rimozione. Senso di colpa. Paura di schierarsi politicamente. O semplicemente stupidità?
Nei primi anni 50 ho frequentato per 5 anni il ginnasio nel seminario di Nonantola. Nessun ‘superiore’ ci parlò mai di Villa Emma. Nel 1942, 73 ragazzi e 9 accompagnatori ebrei fuggiti dalla Germania, trovarono rifugio a Villa Emma di Nonantola. Nel 1943 i tedeschi occuparono l’Italia e cercarono gli ebrei per mandarli ad Auschwitz. I nonantolani diretti dal medico Moreali e don Beccari, ospitarono i ragazzi presso le famiglie come fossero figli o lavoranti. Anche il rettore del Seminario don Pelati, nascose ragazzi e ragazze vestendoli da pretini. In attesa di rifugiarsi tutti in Svizzera. Solo dagli anni 80 riemerse la memoria di questo splendido episodio. Questa ‘cancellazione della memoria’ fu dettata forse dalla paura da parte del clero di essere tacciato di filo-comunismo e di appartenenza alla lotta partigiana dei meriti della quale si era appropriato specialmente il partito comunista. O riaffiorava sottotraccia l’antico antisemitismo che ha sempre accompagnato la storia della chiesa? Faceva parte comunque del sentire cattolico, l’amore per i perseguitati e molti preti e cittadini aiutarono personalmente partigiani, aviatori inglesi, renitenti alla leva ed ebrei, nascondendoli a proprio rischio e pericolo, come fece il carpigiano Odoardo Focherini, morto in un campo di concentramento nel 1944. Anche il Campo di ‘transito’ Fossoli, fu dimenticato e abbandonato per lungo tempo. Di qui era passato oltre primo Levi e Focherii anche Eugenio Guastalla un ebreo filantropo formiginese che fondò nel 1922 la Cantina Sociale. Il 5 luglio 1944, quasi ottantenne, non sufficientemente protetto, fu denunciato e imprigionato, portato a Fossoli il 5 luglio, il 16 agosto finì nel forno ad Auschwitz.
Purtroppo gli italiani sembrano incapaci di memorie condivise, di riappropriarsi collettivamente delle proprie storie, discuterne serenante e tramandare ai posteri non solo Ciro Menotti, i Mille di Garibaldi e le guerre del Risorgimento, ma anche pezzi di storia recente. Senza strumentalizzazioni politiche come avvenne con la cancellazione dei riferimenti al ducato di Modena e più recentemente per le intitolazioni di parchi e vie equamente assegnate a diverse appartenenze politiche.
Senza memoria è oggi l’Europa, che cura il cancro della guerra con pillole di sonnifero.