"Oggi, guardando indietro, ci rendiamo conto che il Concilio Vaticano II era morto prima di nascere. Nacque infatti dall'utopia e dall'illusione di una frangia di vescovi e di teologi più aperti e più liberali degli anni cinquanta e sessanta.
Essi credevano che sarebbe stato possibile "aggiornare", modernizzare e rinnovare la Chiesa Cattolica, adeguandola allo "spirito del tempo"
Ciò che però mancava era una reale determinazione a dare un taglio netto alle credenze, alle dottrine, alle leggi, al diritto canonico, alle strutture ecclesiastiche obsolete e spesso perniciose ereditate dal passato, così come una decisa volontà e un autentico desiderio di migliorare la conformità di complessiva della Chiesa istituzione con lo spirito originale di Gesù di Nazareth.
I padri conciliari del Vaticano II hanno creduto di poter rinnovare la chiesa introducendo qua e là qualche concessione alla modernità, qualche adattamento o qualche modifica al sistema totalitario di governo, qualche nuovo approccio nell'interpretazione dei testi biblici, qualche trasformazione nei riti liturgici e nelle devozioni, qualche aggiustamento nel diritto canonico, qualche cambiamento nell'arredamento delle chiese e nell'abbigliamento dei chierici... senza però toccare il nucleo della struttura assolutista e imperiale della Chiesa cattolica romana, causa principale di molti dei mali e delle impasse da cui il Concilio Vaticano II voleva liberarla".
Bruno Mori, Per un cristianesimo senza religione pag,108