Dalla croce alle crociere
10-07-2023 - Tomaso Montanari
Dalla croce (dei poveri) alle crociere (dei ricchi): rischia di essere questo il triste slogan del Giubileo del 2025. È vero, fin dal suo discutibilissimo inventore (Bonifacio VIII, nell’anno 1300: il papa della Roma «là dove Cristo tutto dì si merca», nelle amare parole di Dante) l’anno santo è sempre stato anche (quando non solo) un affare economico. Una «trista commedia» (Massimo D’Azeglio), nella quale da secoli «i romani tutti erano fatti albergatori» (così già Matteo Villani): una tale bancarotta morale da far cantare al Belli che «un giubbileo pe ttanti ladri è ppoco!».
Ma forse a questo giro si rischia di esagerare davvero: perché invece di conversione e salvezza, l’anno santo porterà un nuovo terminal per le navi dei ricchi nel porto di Fiumicino. A prevederlo è il secondo “decreto Giubileo” del pio e timorato Governo Meloni, che elenca le grandi opere necessarie all’anno santo che dovranno essere completate entro il 2024. E nonostante che questo hub del lusso non rientri di certo nelle prime, e probabilmente neanche potrà rientrare nelle seconde, eccolo elencato al punto 146: «Porto turistico-crocieristico di Fiumicino Isola Sacra». Dove quel toponimo (sacra) pare davvero l’unico aggancio con la salvezza delle anime purganti. Così recita la scheda: «Il Royal Caribbean Group, secondo gruppo crocieristico a livello mondiale, con base a Miami, ha identificato nel Porto della Concordia di Fiumicino – Isola Sacra l’opportunità di introdurre una funzione crocieristica nell’ambito dell’esistente Concessione novantennale come variante al progetto già approvato, mantenendo prevalente la funzione di Yacht Marina. Il Gruppo Royal Caribbean, ha quindi costituito la Fiumicino Waterfront S.r.l., una società di diritto italiano ad hoc partecipata al 100% da RCG, che sotto il profilo giuridico rappresenta il soggetto esecutore che, acquisita la concessione demaniale, realizzerà il Porto turistico di Fiumicino – Isola Sacra. […] L’ampia offerta di approdi per Mega Yachts risponde a una domanda che mostra segni di grande vitalità e presenta un alto grado di sinergia e compatibilità con la nuova funzione crocieristica».
Come ha notato l’economista dei trasporti Pietro Spirito, sul meritorio blog “Carte in regola”, «ancorché a finanziamento quasi totalmente privato (439 milioni di euro), la nuova stazione marittima beneficerà delle procedure autorizzative accelerate in modo da esser pronto per i pellegrini-crocieristi in arrivo nel 2025. Inutilmente il presidente dell’Autorità di Sistema portuale di Civitavecchia, Pino Musolino, qualche mese fa chiedeva (retoricamente) allo Stato di interrogarsi sull’opportunità di autorizzare un progetto privato in aperta concorrenza con i propri investimenti nel porto di Civitavecchia». Non basta: secondo l’ormai collaudato modello commissariale, il Giubileo serve a far saltare la trafila della pianificazione e dei controlli sulla sostenibilità ambientale a un’opera privata che comporterà lo sventramento dei fondali del porto, che dovranno passare dagli attuali 5-6 metri a 12,5 metri (il che significa 3 milioni di metri cubi di sabbia e argilla da rimuovere). E poi, a regime, Fiumicino sarà investita in pieno dall’‘effetto Venezia’: navi da oltre 5000 passeggeri dovranno tenere i motori accesi in porto per garantire i servizi alla città galleggiante che sono, mentre almeno 100 pullman al giorno aggiungeranno ulteriore inquinamento a quello giù prodotto dall’aeroporto internazionale.
Anche il paesaggio cambierà, perché accanto all’iconico vecchio faro di Fiumicino si vedranno navi lunghe 360 metri e alte oltre 70: grattacieli di 25 piani che nessun piano paesaggistico consentirebbe. E, va da sé, addio balneabilità delle acque di Isola Sacra, che tra titanici lavori di sbancamento dei fondali e continuo dragaggio indispensabile alla manutenzione, non saranno certo più accessibili ai corpi umani.
«Nel frattempo, i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono a ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. Così si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi. Molti diranno che non sono consapevoli di compiere azioni immorali, perché la distrazione costante ci toglie il coraggio di accorgerci della realtà di un mondo limitato e finito. Per questo oggi qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta». Sono parole profetiche e scardinanti della Laudato sii di papa Francesco: ma è davvero un terribile paradosso che proprio un giubileo di questo papa finisca con l’alimentare quel sistema, anziché contestarlo e smontarlo. Al punto che, per citare ancora il Belli, chi davvero ha a cuore l’ambiente e la giustizia sociale, «sto ggiubbileo nun ha da dillo un furto,/ Un’invenzion der diavolo, un fraggello?».
Dalla croce (dei poveri) alle crociere (dei ricchi): rischia di essere questo il triste slogan del Giubileo del 2025. È vero, fin dal suo discutibilissimo inventore (Bonifacio VIII, nell’anno 1300: il papa della Roma «là dove Cristo tutto dì si merca», nelle amare parole di Dante) l’anno santo è sempre stato anche (quando non solo) un affare economico. Una «trista commedia» (Massimo D’Azeglio), nella quale da secoli «i romani tutti erano fatti albergatori» (così già Matteo Villani): una tale bancarotta morale da far cantare al Belli che «un giubbileo pe ttanti ladri è ppoco!».
Ma forse a questo giro si rischia di esagerare davvero: perché invece di conversione e salvezza, l’anno santo porterà un nuovo terminal per le navi dei ricchi nel porto di Fiumicino. A prevederlo è il secondo “decreto Giubileo” del pio e timorato Governo Meloni, che elenca le grandi opere necessarie all’anno santo che dovranno essere completate entro il 2024. E nonostante che questo hub del lusso non rientri di certo nelle prime, e probabilmente neanche potrà rientrare nelle seconde, eccolo elencato al punto 146: «Porto turistico-crocieristico di Fiumicino Isola Sacra». Dove quel toponimo (sacra) pare davvero l’unico aggancio con la salvezza delle anime purganti. Così recita la scheda: «Il Royal Caribbean Group, secondo gruppo crocieristico a livello mondiale, con base a Miami, ha identificato nel Porto della Concordia di Fiumicino – Isola Sacra l’opportunità di introdurre una funzione crocieristica nell’ambito dell’esistente Concessione novantennale come variante al progetto già approvato, mantenendo prevalente la funzione di Yacht Marina. Il Gruppo Royal Caribbean, ha quindi costituito la Fiumicino Waterfront S.r.l., una società di diritto italiano ad hoc partecipata al 100% da RCG, che sotto il profilo giuridico rappresenta il soggetto esecutore che, acquisita la concessione demaniale, realizzerà il Porto turistico di Fiumicino – Isola Sacra. […] L’ampia offerta di approdi per Mega Yachts risponde a una domanda che mostra segni di grande vitalità e presenta un alto grado di sinergia e compatibilità con la nuova funzione crocieristica».
Come ha notato l’economista dei trasporti Pietro Spirito, sul meritorio blog “Carte in regola”, «ancorché a finanziamento quasi totalmente privato (439 milioni di euro), la nuova stazione marittima beneficerà delle procedure autorizzative accelerate in modo da esser pronto per i pellegrini-crocieristi in arrivo nel 2025. Inutilmente il presidente dell’Autorità di Sistema portuale di Civitavecchia, Pino Musolino, qualche mese fa chiedeva (retoricamente) allo Stato di interrogarsi sull’opportunità di autorizzare un progetto privato in aperta concorrenza con i propri investimenti nel porto di Civitavecchia». Non basta: secondo l’ormai collaudato modello commissariale, il Giubileo serve a far saltare la trafila della pianificazione e dei controlli sulla sostenibilità ambientale a un’opera privata che comporterà lo sventramento dei fondali del porto, che dovranno passare dagli attuali 5-6 metri a 12,5 metri (il che significa 3 milioni di metri cubi di sabbia e argilla da rimuovere). E poi, a regime, Fiumicino sarà investita in pieno dall’‘effetto Venezia’: navi da oltre 5000 passeggeri dovranno tenere i motori accesi in porto per garantire i servizi alla città galleggiante che sono, mentre almeno 100 pullman al giorno aggiungeranno ulteriore inquinamento a quello giù prodotto dall’aeroporto internazionale.
Anche il paesaggio cambierà, perché accanto all’iconico vecchio faro di Fiumicino si vedranno navi lunghe 360 metri e alte oltre 70: grattacieli di 25 piani che nessun piano paesaggistico consentirebbe. E, va da sé, addio balneabilità delle acque di Isola Sacra, che tra titanici lavori di sbancamento dei fondali e continuo dragaggio indispensabile alla manutenzione, non saranno certo più accessibili ai corpi umani.
«Nel frattempo, i poteri economici continuano a giustificare l’attuale sistema mondiale, in cui prevalgono una speculazione e una ricerca della rendita finanziaria che tendono a ignorare ogni contesto e gli effetti sulla dignità umana e sull’ambiente. Così si manifesta che il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi. Molti diranno che non sono consapevoli di compiere azioni immorali, perché la distrazione costante ci toglie il coraggio di accorgerci della realtà di un mondo limitato e finito. Per questo oggi qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta». Sono parole profetiche e scardinanti della Laudato sii di papa Francesco: ma è davvero un terribile paradosso che proprio un giubileo di questo papa finisca con l’alimentare quel sistema, anziché contestarlo e smontarlo. Al punto che, per citare ancora il Belli, chi davvero ha a cuore l’ambiente e la giustizia sociale, «sto ggiubbileo nun ha da dillo un furto,/ Un’invenzion der diavolo, un fraggello?».
L’articolo è stato pubblicato su Il Fatto quotidiano