lunedì 31 luglio 2023

Due nostri amici ci hanno lasciato

 

Il destino ha voluto che Vittorio Bellavite e monsignor Jacques Gaillot lasciassero la loro vita terrena il 12 aprile di quest'anno, poco dopo Pasqua. Entrambi si conoscevano bene.

Il primo era stato Coordinatore/Portavoce nazionale di Noi Siamo Chiesa, sezione italiana del movimento progressista International Movement We Are Church (IMWAC), fondato nel novembre del 1996 a seguito di una raccolta di firme in appoggio all'Appello al popolo di Dio" indirizzato a Giovanni Paolo II (Appello pubblicato da Tempi di fraternità nel fascicolo n. 7/1996, n.d.r,): in esso si chiedeva il rinnovamento ecclesiale della Chiesa cattolica sulla scia dell'innovazione proposta dal Concilio Vaticano II.

Il secondo, francese, vescovo di Évreux dal 1982 al 1995, è stato "punito" con la rimozione dall'incarico e la nomina formale quale responsabile della diocesi di Partenia in Algeria, diocesi che non esiste più da almeno 15 secoli, senza fedeli né territorio. Una punizione comminata sotto il pontificato di Wojtyla, poiché aveva osato stare dalla parte dei "Sans papiers", della povertà estrema, tra gli scarti della società.

Abbiamo conosciuto Vittorio negli ultimi anni della sua carriera di professore di Diritto ed Economia in un istituto per ragionieri di Milano. Lo abbiamo aiutato nella sensibilizzazione e raccolta delle firme per l' "Appello al popolo di Dio". Successivamente, a partire dalla primavera dell'anno 2000, Tempi di fraternità ha iniziato a pubblicare un inserto semestrale di quattro pagine, curato da lui e dalla sezione italiana di Noi Siamo Chiesa, arrivato nella primavera dell'anno in corso al n. 47.

Abbiamo seguito Vittorio alla cascina Contina, nel milanese, al raduno annuale del movimento, ma anche ai convegni ed incontri da lui organizzati.

Ricordiamo inoltre che la sezione italiana di Noi Siamo Chiesa promosse una raccolta di firme per la riabilitazione, nella Chiesa e nella società, di Ernesto Buonaiuti, presbitero italiano scomunicato per aver assunto posizioni non gradite in Vaticano e per aver condiviso e propagandato idee "moderniste". Quella petizione raccolse una vasta adesione di storici, di uomini di Chiesa e di popolo cristiano.

Vittorio aveva la caratteristica di non volersi contrapporre muro contro muro con la gerarchia e con i vescovi. Anzi, cercava con loro sempre un dialogo, aveva scritto più volte per farsi ricevere da molti di loro, ed era riuscito ad aprire uno spiraglio con il direttore di Avvenire, con cui aveva intessuto un dialogo sulle colonne del suo giornale. Vittorio era pacifico, amava la Chiesa, ma aveva l'esigenza di far sentire la sua voce che era quella dell'annuncio del vangelo nudo e crudo a favore della Chiesa dei Poveri contro la Chiesa dei potenti.

Una voce cattolica mite ma dissonante, che da giovane aveva militato in movimenti e gruppi milanesi legati alla sinistra indipendente, a Democrazia Proletaria, ed era stato anche il segretario provinciale di Milano del MPL (Movimento politico dei Lavoratori), e fondatore dei Cristiani per il Socialismo un movimento cristiano di base che si ispirava alla teologia della liberazione dell'America Latina e altri.

Suo zio, il p. Isaia Bellavite, era stato missionario del PIME in Cina (ad Anyang, nella provincia dell'Henan), morto prematuramente nel 1934, e fondatore di un Istituto femminile, le suore di San Giuseppe.

Vogliamo qui ricordare che nel 1997 monsignor Gaillot fu ospite, per alcuni giorni, a Milano di Noi Siamo Chiesa: nella sede dell'associazione celebrò l'Eucarestia, ma venne snobbato dalla curia meneghina. Quei giorni furono molto ricchi per i due nostri amici: Gaillot venne accompagnato da Bellavite ad un incontro pubblico alla Libreria Claudiana, e subito dopo andarono a Fontanella di Sotto il Monte, patria di papa Giovanni XXIII, dove si ritirò David Maria Turoldo nei suoi ultimi anni di vita. (d.p.)

Tempi di Fraternità, giugno-luglio 2023