Due nostri amici ci
hanno lasciato
Il destino ha voluto
che Vittorio Bellavite e monsignor Jacques Gaillot lasciassero la loro vita
terrena il 12 aprile di quest'anno, poco dopo Pasqua. Entrambi si conoscevano
bene.
Il primo era stato
Coordinatore/Portavoce nazionale di Noi Siamo Chiesa, sezione italiana del
movimento progressista International Movement We Are Church (IMWAC),
fondato nel novembre del 1996 a seguito di una raccolta di firme in
appoggio all'Appello al popolo di Dio" indirizzato a Giovanni
Paolo II (Appello pubblicato da Tempi di fraternità nel
fascicolo n. 7/1996, n.d.r,): in esso si chiedeva il rinnovamento ecclesiale
della Chiesa cattolica sulla scia dell'innovazione proposta dal Concilio
Vaticano II.
Il secondo,
francese, vescovo di Évreux dal 1982 al 1995, è stato "punito" con la
rimozione dall'incarico e la nomina formale quale responsabile della diocesi di
Partenia in Algeria, diocesi che non esiste più da almeno 15 secoli, senza
fedeli né territorio. Una punizione comminata sotto il pontificato di Wojtyla,
poiché aveva osato stare dalla parte dei "Sans papiers", della
povertà estrema, tra gli scarti della società.
Abbiamo conosciuto
Vittorio negli ultimi anni della sua carriera di professore di Diritto ed
Economia in un istituto per ragionieri di Milano. Lo abbiamo aiutato nella
sensibilizzazione e raccolta delle firme per l' "Appello al popolo di
Dio". Successivamente, a partire dalla primavera dell'anno 2000, Tempi
di fraternità ha iniziato a pubblicare un inserto semestrale di
quattro pagine, curato da lui e dalla sezione italiana di Noi Siamo Chiesa,
arrivato nella primavera dell'anno in corso al n. 47.
Abbiamo seguito
Vittorio alla cascina Contina, nel milanese, al raduno annuale del movimento,
ma anche ai convegni ed incontri da lui organizzati.
Ricordiamo inoltre
che la sezione italiana di Noi Siamo Chiesa promosse una raccolta di firme per
la riabilitazione, nella Chiesa e nella società, di Ernesto Buonaiuti,
presbitero italiano scomunicato per aver assunto posizioni non gradite in
Vaticano e per aver condiviso e propagandato idee "moderniste".
Quella petizione raccolse una vasta adesione di storici, di uomini di Chiesa e
di popolo cristiano.
Vittorio aveva la
caratteristica di non volersi contrapporre muro contro muro con la gerarchia e
con i vescovi. Anzi, cercava con loro sempre un dialogo, aveva scritto più
volte per farsi ricevere da molti di loro, ed era riuscito ad aprire uno
spiraglio con il direttore di Avvenire, con cui aveva intessuto un dialogo
sulle colonne del suo giornale. Vittorio era pacifico, amava la Chiesa, ma
aveva l'esigenza di far sentire la sua voce che era quella dell'annuncio del
vangelo nudo e crudo a favore della Chiesa dei Poveri contro la Chiesa dei
potenti.
Una voce cattolica
mite ma dissonante, che da giovane aveva militato in movimenti e gruppi
milanesi legati alla sinistra indipendente, a Democrazia Proletaria, ed era
stato anche il segretario provinciale di Milano del MPL (Movimento politico dei
Lavoratori), e fondatore dei Cristiani per il Socialismo un movimento cristiano
di base che si ispirava alla teologia della liberazione dell'America Latina e
altri.
Suo zio, il p. Isaia
Bellavite, era stato missionario del PIME in Cina (ad Anyang, nella provincia
dell'Henan), morto prematuramente nel 1934, e fondatore di un Istituto
femminile, le suore di San Giuseppe.
Vogliamo qui
ricordare che nel 1997 monsignor Gaillot fu ospite, per alcuni giorni, a Milano
di Noi Siamo Chiesa: nella sede dell'associazione celebrò l'Eucarestia, ma
venne snobbato dalla curia meneghina. Quei giorni furono molto ricchi per i due
nostri amici: Gaillot venne accompagnato da Bellavite ad un incontro pubblico
alla Libreria Claudiana, e subito dopo andarono a Fontanella di Sotto il Monte,
patria di papa Giovanni XXIII, dove si ritirò David Maria Turoldo nei suoi
ultimi anni di vita. (d.p.)
Tempi di Fraternità, giugno-luglio 2023