venerdì 28 luglio 2023

Migliaia in piazza a Gerusalemme per bloccare la riforma della giustizia

 

GERUSALEMME — Nelle ore più tese per Israele, mentre il Paese continua a spaccarsi sul tema della riforma della giustizia, un piccolo segnale di speranza arriva dal Muro del Pianto, dove ieri per la prima volta centinaia di attivisti contro la riforma hanno pregato insieme a supporters del governo di Benjamin Netanyahu, lanciando un raro appello condiviso al compromesso. Per il calendario ebraico, questi sono i giorni in cui si ricorda la distruzione del Tempio di Gerusalemme duemila anni fa proprio a causa di quello che la tradizione descrive come conflitto interno alla società. Un ostacolo con cui si confronta anche l'Israele del XXI secolo, da mesi attraversato da una spaccatura senza precedenti sul tema della riforma, priorità numero uno del suo governo di ultradestra e che viene descritta dai suoi tantissimi critici come un attacco mortale alla democrazia.

Così la giornata di oggi si preannuncia decisiva. Dopo un dibattito- maratona alla Knesset lungo oltre 24 ore di fila per discutere circa 140 dei 27mila emendamenti presentati dalle opposizioni, è in programma il voto finale alla Knesset per la prima misura parte della riforma, l'abolizione del cosiddetto "criterio di ragionevolezza" che consente alle corti di annullare decisioni delle autorità nazionali e locali ritenute inadeguate. Con il tentativo, fino all'ultimo minuto, di trovare un compromesso per evitare quella che molti considerano una vera e propria catastrofe. Negli scorsi giorni infatti, oltre diecimila riservisti, inclusi centinaia di piloti e membri di unità di élite hanno annunciato di essere pronti a non presentarsi più in servizio per protestare contro la riforma, con il rischio di compromettere la capacità operativa dell'Idf — uno scenario senza precedenti, che suscita grandissima preoccupazione tra i vertici militari e rappresenta il grattacapo più grande per Netanyahu, più ancora delle decine, se non centinaia di migliaia di israeliani che da sei mesi manifestano ogni settimana.

Ieri è stata ancora una giornata tesissima con decine di migliaia di israeliani in piazza a Gerusalemme contro il progetto legislativo, dove i manifestanti hanno anche montato decine di tende per creare un presidio permanente, mentre i sostenitori della riforma hanno sfilato a Kaplan Street a Tel Aviv, proprio nel luogo che negli scorsi mesi è diventato il simbolo delle proteste antigovernative. Il tutto mentre Netanyahu da sabato notte si trovava in ospedale allo Sheba di Tel Hashomer dove gli è stato impiantato un pacemaker e che a sera inoltrata non era stato ancora dimesso. Proprio in ospedale è andato a trovarlo il presidente israeliano Isaac Herzog di ritorno dagli Stati Uniti. Nell'estremo tentativo di trovare un compromesso per salvare il Paese, dopo il fallimento di un altro tentativo di mediazione portato avanti dall'Histadrut, il principale sindacato israeliano, bocciato da governo e gran parte delle opposizioni.

 

Rossella Tercatin

La Repubblica, 24/07/2023