USCIRE DALLA SOFFERENZA MENTALE.
UN LIBRO SULLA "AUTOTERAPIA GUIDATA"
41483 ROMA-ADISTA. Testo eccentrico rispetto ai temi più caratteristici dell'informazione di Adista. Ma non privo di interesse per il pubblico della nostra agenzia. Non solo per l'autore, Giovanni Andrea Fava, psichiatra e psicoterapeuta - oltre che docente universitario, che da anni coniuga ricerca teorica e pratica clinica da anni, animatore del gruppo degli "amici" del teologo Ortensio da Spinetoli, membro delle Comunità Cristiane di Base e della sezione italiana di Noi Siamo Chiesa; ma anche per il tema che Fava affronta, quello della sofferenza psichica.
Nel libro appena pubblicato Uscire dalla sofferenza mentale. Storie di cure e di autoterapia, (Tab edizioni, Roma 2022, pp. 104, euro 12; il libro può essere richiesto anche a Adista, tel. 06/6868692; email: abbonamenti@ adista.it; o acquistato presso la nostra libreria online, www.adista.it), Fava raccoglie le 'puntate' della rubrica "Favas Feder" (ossia "La penna di Fava") da lui curata per
la rivista tedesca Arztliche Psychotherapie.
Wulf Bertram, psichiatra tedesco ed editore a Stoccarda, gli aveva anni fa suggerito di pubblicare una rubrica in una rivista specialistica. Fava scriveva i testi in italiano e poi è lo stesso Wulf Bertram li traduceva in tedesco. Da una raccolta ragionata di questa rubrica è scaturito il libro, composto di 21 capitoli, che mette insieme diversi casi clinici (del resto, da Freud in poi la letteratura psichiatrica è spesso soprattutto il racconto e la riflessione sui casi clinici), corredati da 3 capitoli che contengono alcune considerazioni sulla esperienza clinica di Fava, su come devono essere condotte le sedute terapeutiche e sull'importanza di porre al centro di esse la relazione terapeutica, nella quale il paziente più che l'oggetto dello studio clinico del terapeuta è parte attiva della terapia. La psicoterapia quindi vista nella prospettiva di un'autoterapia guidata, sulla scia della well-being therapy ("terapia per il benessere psicologico") di cui Fava è stato il pioniere. «Nella mia attività clinica – scrive Fava - mi trovo molto spesso a valutare pazienti che hanno avuto una mancata risposta a trattamenti farmacologici e/o psicoterapici. Nel corso degli anni (e c'è voluto davvero molto tempo) ho imparato a tenere conto dell'insieme di questi fattori. Prima di concludere che un certo trattamento non funziona in quel paziente, cerco di esaminarne il contesto, con particolare attenzione a fattori contro-terapeutici». Così, quando Fava prescrive un farmaco a un paziente, aggiunge sempre alla ricetta con le indicazioni farmacologiche una seconda ricetta dove vengono date indicazioni di autoterapia. «Spiego che la prima ricetta può contribuire, nella migliore delle ipotesi, al 50% dell'esito (così facendo riassumo i dati scientifici reali rispetto all'efficacia dei farmaci). "La seconda ricetta", spiego, "fornisce l'altro 50%: è quello che lei può fare per aiutare il processo di miglioramento". Do delle indicazioni molto semplici relative allo stile di vita e cerco soprattutto di fare in modo che il paziente assuma un ruolo attivo nella propria terapia e non rimanga in casa ad aspettare che il farmaco faccia effetto. "Il farmaco per lei è una stampella che può aiutarla a compiere cose di cui altrimenti adesso non sarebbe capace. Se lei non ci prova (ad esempio, affrontando situazioni fobiche), il farmaco non serve a nulla, è come una stampella tenuta in un angolo"».
Stessa cosa può accadere quando una psicoterapia viene standardizzata o eccessivamente "contrattualizzata" (un certo numero di sedute, articolate in tappe, obiettivi da conseguire, ecc.) che rischia di produrre un fenomeno che è stato definito quello della "delusione delle aspettative", secondo cui il paziente al termine della terapia regredisce a un livello inferiore a quello con cui l'aveva iniziata. La psicoterapia è piuttosto, nella prospettiva di Fava, una autoterapia guidata, «che si basa primariamente sulla capacità dello psicoterapeuta di mobilizzare le capacità interne di guarigione attraverso modalità psicologiche. Il compito del terapeuta non è quello di trasmettere qualc0sa al paziente, ma, piuttosto, mediante il rapporto speciale che si instaura, e attraverso la propria esperienza, quello di indicare la strada, aiutare a superare le difficoltà che si possono incontrare, e infondere la forza e la fiducia che sono necessarie per percorrerla-. (valerio gigante)
Adista, 3 giugno 2023