martedì 9 gennaio 2024

GUAI AI DIMISSIONARI!

 Se ci tiriamo indietro o ci rifiutiamo di assumere pienamente e responsabilmente il progetto del Padre, allora noi cadiamo nel peccato.

Questo infatti può essere il peccato fondamentale di oggi: vivere al di sotto della nostra vocazione di pienezza; e per dirla secondo un vecchio concetto a tutti noto, l'accidia.

 Il termine greco anche  akedos significa "che non si preoccupa, che non esercita la responsabilità". Nella misura in cui ci facciamo un mini- progetto di vita e non ci inseriamo nel grande progetto del Padre, noi siamo vittime di questo peccato. La situazione di oggi, con una manciata di gioie effimere che ci offre, con la subdola manovra della paura,tenta di farci rientrare nei ranghi della normalità, tra le file di coloro che si accontentano di vivere negli spazi esigui che il sistema lascia ai suoi fidi.

Ma non ci è permesso, stando alle indicazioni della Parola di Dio, di vivere al di sotto della nostra vocazione di pienezza. Ridimensionare Il progetto è già tradirlo.

 Piuttosto si impone, partendo da questo presente, la pratica di una nuova disciplina. Un vecchio proverbio dice: "chi  pianta datteri  non mangia datteri". Questa è la sapienza che ci pare insieme evangelica e rivoluzionaria. Forse stiamo seminando in cui in un campo in cui altri raccoglieranno, stiamo salutando come  di lontano le più belle speranze.


 “Vigilate e ascoltate,

 voi solitari!

 Dal futuro giungono venti segretamente alitanti:

 la buona novella si rivela alle orecchie fini.

 Voi solitari di oggi,

 voi che prendete congedo

 voi dovreste una volta essere un popolo:

 In verità la terra deve ancora diventare un luogo di salute!

 E già intorno a essa alita un profumo nuovo,

 che reca salute e una nuova speranza.(1) 


Questi versi trovano riscontro in quell'elogio dei credenti che l' Epistola agli ebrei tesse alle capitolo 11: "nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito le promesse, ma avendone solo contemplate e salutate da lontano" (Ebr,11:13).


(1)(F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Roma ,1946)