lunedì 25 marzo 2024

Il Mediterraneo ostile fa cambiare le rotte

L'accesso all'Europa passa dalle Canarie

 

di Alessandra Ziniti

 

Seimila migranti in Italia, dodicimila alle Canarie. Basterebbero questi sorprendenti numeri degli arrivi dei primi due mesi dell'anno diffusi nell'ultimo report di Frontex per certificare che nei flussi migratori verso l'Europa qualcosa è cambiato. La rotta del Mediterraneo centrale, l'anno scorso in esplosione, con Lampedusa presa d'assalto e 155.000 sbarchi in Italia, si è improvvisamente svuotata, con un trend (arrivato a toccare il — 70%) che sembra essersi consolidato da ottobre ad oggi. E persino la rotta di terra dai Balcani (anche quella in forte crescita nel 2023), segna oggi un 65% con appena 3.000 arrivi dall'inizio dell'anno.

Il che non significa affatto che la migrazione verso l'Europa abbia rallentato. Gli arrivi — spiegano da Frontex — sono sullo stesso livello dello stesso periodo dello scorso anno, intorno alle 31.000 unità. Sono i flussi che hanno trovato un'altra strada, sulla pericolosissima rotta dalle coste del Senegal e della Mauritania verso le Canarie: 800 chilometri sull'Atlantico, in mare aperto, senza alcuna flotta di soccorso né umanitaria né statale, che i migranti affrontano su vecchie piroghe su cui i trafficanti stipano centinaia di persone. Una rotta, neanche a dirlo, con un numero di morti altissimo, almeno 150 da gennaio a oggi.

«Negli ultimi mesi i gruppi criminali coinvolti nel traffico di esseri umani in Mauritania hanno colto rapidamente le opportunità offerte dall'aumento della domanda da parte dei migranti sub-sahariani in transito nel loro Paese cercando di entrare nell'Unione europea attraverso le Isole Canarie», spiegano da Frontex. Con il respingimento verso il deserto di migliaia di migranti lasciati a morire oltre le frontiere meridionali della Tunisia, le organizzazioni criminali si sono rapidamente adeguate, convogliando in Senegal e Mauritania migliaia di persone in fuga dall'Africa subsahariana e stringendo accordi con i pescatori dei due Paesi che hanno trovato molto più redditizio mettere le loro piroghe al servizio del traffico di uomini. E così la microscopica isoletta di El Hierro, avamposto d'Europa nell'oceano Atlantico, si è trasformata nella Lampedusa delle Canarie facendo suonare un forte campanello d'allarme anche a Bruxelles, tanto che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, insieme al primo ministro spagnolo Sanchez, si è precipitata in Mauritania promettendo 210 milioni di aiuti in cambio di un freno ai flussi.

Insomma il metodo Tunisia esteso alla nuova area di crisi a cui potrebbe aggiungersi anche l'Egitto, Paese che l'Italia e l'Europa marcano stretto nel timore che lì si riversino masse di migliaia di persone in fuga dal Sudan, come da allarme dell'intelligence.

Un rischio che Giorgia Meloni non intende correre. A meno di tre mesi dalle elezioni europee, la premier intende tenersi stretto quel -70 % sulla rotta del Mediterraneo centrale che fino a cinque mesi fa sembrava un miraggio. Confidando che gli accordi con il presidente Saied siano andati a regime e impediscano la ripresa dei viaggi dei barchini di latta verso Lampedusa, i riflettori si sono accesi di nuovo sulla Libia, tornata ad essere la base di partenza di barconi con migranti provenienti non solo dall'Africa subsahariana ma anche dall'Egitto dove arrivano facilmente in aereo migliaia di persone dei Paesi del Medio Oriente. Da qui l'input al Viminale: tenere a freno le partenze dalla Libia e soprattutto tenere lontana dal Mediterraneo la flotta umanitaria che, proprio in questi mesi, è tornata ad essere il principale mezzo di sbarco in Italia di migranti soccorsi in mare. Ecco perché, improvvisamente, nelle ultime settimane il Viminale ha deciso di applicare la recidiva (prevista dal decreto Cutro) alle Ong accusandole di non aver collaborato con la guardia costiera libica. Risultato: navi bloccate nei porti italiani (in questo momento ce ne sono ferme tre) non più per i canonici 20 giorni, ma adesso per 60. E Mediterraneo sempre più senza soccorsi. Dice Cecilia Strada, portavoce di ResQ People: «Il governo italiano ignora la recente sentenza della Cassazione che ha dichiarato reato riportare i migranti in Libia e detiene le navi umanitarie contestando loro di aver sottratto persone ai libici che sparano in mare sui profughi. Semplicemente vergognoso».

 

Repubblica, 15 marzo