DIO CHE SPRIGIONA DALL’UMANO
P. Saluto all’assemblea
G. Siamo qui con la voglia di camminare ancora
insieme. I nostri percorsi sono molto diversi e manifestano la ricchezza multicolore
della realtà, del mondo. Siamo diversi ma amiamo incontrarci di nuovo per
raccontarci, liberi di scegliere di cambiare ancora, per pregare insieme e per
fare memoria dell’insegnamento di Gesù. La nostra realizzazione passa
attraverso l’amare la vita pienamente, essere capaci di
donare reciprocamente qualcosa di noi,
manifestare quel riflesso di Dio che è dentro di noi e farlo entrare nel mondo.
Momento di silenzio
Letture bibliche
Marco 1, 12-13
E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel
deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana con le bestie selvatiche e
gli angeli lo servivano.
Luca 4, 13
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si
allontanò da lui fino al momento fissato.
Matteo 4, 17
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire:
“Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Marco 14, 35- 36
Pregava se fosse possibile passare via da lui
quell’ora e diceva: “Abba! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me
questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu”.
Luca 22, 42-44
Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà. Gli apparve allora un angelo
dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il
sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra.
ESSERE UMANI PER DIVENTARE DIVINI (riflessione di
Luigino)
Ho scelto questi versetti perché sono quelli che,
uscendo dai Vangeli, per me, manifestano e simboleggiano maggiormente l’umanità
di Gesù in due momenti della sua vita, cruciali e difficili, tali da mettere in
ombra, se non dimenticare, la sua divinità ereditata come persona, a immagine e
somiglianza di Dio.
Due momenti: uno all’inizio della sua
predicazione con il battesimo e l’andata nel deserto, l’altro alla fine della
sua vita, nell’oscura notte del Getsemani dove Dio è assente. Entrambi ci
presentano un Gesù uomo con tutte le sue fragilità umane, ma con la sua
potenzialità divina, non “come voglio io”. E’ un io che si dona e non che subisce,
perché poteva rifiutarsi; lo si capisce dalla richiesta, non voleva morire, quindi
una scelta consapevole e nemmeno di ubbidienza, ma un darsi all’altro, al Padre.
Trovo significativo come Gesù inizia la sua attività decidendo di essere un predicatore
itinerante del regno dei cieli, e come la sua vita viene fatta concludere su
una croce, non per sacrificio, ma per libera scelta donata come testimonianza.
In questi due momenti non mi sembra di vedere in Gesù, nulla che mostri il Dio incarnato,
piuttosto l’uomo che rivela il Dio che lo abita dal quale trae la forza per andare
oltre le tentazioni, oltre la morte; l’uomo che ha fede in un Dio che, nonostante
le apparenze, non abbandona, per cui non resta che accettare
consapevolmente il proprio destino e consegnarsi
con fiducia a Dio. Il figlio dell’uomo Gesù, rivelando il Dio che lo abita, in
cui crede, si mostra resiliente alle avversità, superando le tentazioni e di
andare oltre la sua morte. Non per nulla dopo il battesimo, troviamo Gesù nel
deserto. Il battesimo è la scelta di vita, il deserto è l’avvio della sua
scelta, l’inizio della sua missione. Nel deserto Gesù è solo con se stesso con
le bestie che sono lì, lì per sbranarlo, con gli angeli per servirlo, cioè quella
forza, quell’energia della vita che pulsa in lui e che tanto ama. In Gesù vi è
la chiamata dello Spirito che lo porta alla sua conversione, predicare e far
conoscere il desiderio del padre suo, la conoscenza del regno dei cieli.
Dall’esperienza del deserto forse aveva capito che non è la forza della spada a
rendere l’uomo libero.
Ma che cosa rappresenta il deserto? Luogo di
solitudine dove riflettere, dove decidere sul da farsi, dove si può morire di
stenti. Per Gesù è il luogo della sfida con se stesso e con il potere. Gesù si
interroga sulla sua missione. Il deserto per Gesù è il luogo del digiuno, cerca
di digiunare dalle lusinghe, dalle opportunità offerte dall’esercizio del
potere egemone: politico, militare, finanziario e religioso. Ancora, è il luogo
della riflessione, del suo combattimento interiore. Gesù è in compagnia delle bestie
feroci, cioè la sua coscienza travagliata: i suoi tormenti, le sue esitazioni,
le sue incertezze, le sue paure, le decisioni da prendere. Si sente addosso una
grande responsabilità, che non è più di Dio, ma sua. Un deserto durato quaranta
giorni, un tempo lungo per decidere e non facile. Per vivere nel deserto se
vuoi vivere, devi trovare l’acqua, devi scavare in profondità la sabbia, che
muta le fisionomie delle dune al soffiare del vento, il mulinare dei pensieri
in Gesù. Scavare è quello che Gesù ha fatto in se stesso, in balia delle
tentazioni, ha scavato dentro se stesso per trovare l’acqua della vita che gli
ha permesso di uscire vivo dal deserto. A che cosa, lì, Gesù ha rinunciato,
allontanando il tentatore, che sarebbe tornato poi, in un secondo momento, nel
Getsemani? Gesù ha rinunciato al dominio del potere umano e alla sua gestione,
per mostrare come potrebbe essere gestito nel vero servizio e
nella amministrazione dei beni. Con la sua
testimonianza ha mostrato di amare la vita servendola, fino al punto di donarla
per amore, perché l’umanità creda che all’uomo tutto è possibile, vivendo il
Dio che lo abita, andando oltre il potere umano. L’esperienza di Gesù nel
deserto insegna cercare Dio dentro se stessi e viverlo, perché fuori si vede
solo l’immagine di Dio che portiamo dentro, la vera rappresentazione simbolica
della nostra fede. Il Dio nel quale crediamo e ci fidiamo.
Tutto questo per me ce lo insegna l’umanità di
Gesù, un Gesù che non scende più dalle stelle, ma che nasce dalle stalle per
salire verso le stelle, un uomo che ha saputo trasformare, convertire la sua
umanità, abitata dal divino per viverla in Dio, senza fine.
Non è tanto la conoscenza del Gesù storico,
indagine molto importante, ma la storicità del suo messaggio, cavalcando i
secoli, che per me, lo rende grande e unico per tutto il mondo, anche per
quello di oggi. L’amore che Dio ha per tutta l’umanità, amore fatto conoscere
da Gesù di Nazareth, e testimoniato da coloro che si lasciano amare da Dio, è
un amore libero perché disinteressato e incondizionato, non dipende dalle
azioni dell’uomo più o meno meritevoli, ed è un amore che libera, che se
accolto è capace di rende nuove tutte le cose.
Interventi liberi
1 Sono nata diversa. Sono
diversa perché seguo la mia libertà? Ma il mio amore non può essere sbagliato.
Il colore che porto nel mondo non deve essere sprecato. Ho bisogno di compagni
di cammino che mi insegnino ad amarmi come sono. Sogno di accompagnare anche io
chi si sente perduto nel suo cammino.
2 Cammino invisibile in un
mondo freddo e inospitale. Non sono
uguale a nessuno stereotipo di successo. Ma io non posso essere inutile. Anche
io porto semi che possono fiorire. Ho bisogno di incontrare chi mi aiuti a
regalarmi al mondo. Sogno di fare sbocciare altri semi dimenticati.
3 Ci svegliamo ogni giorno
circondati dall’odio e dalla violenza. Navighiamo in mari sconosciuti per
trovare uno spazio di pace. Spesso temiamo che non esista un porto sicuro al
quale attraccare. Ma non possiamo scomparire dal mondo. Anche noi portiamo lo
stesso sogno di bellezza di chi ha paura di accoglierci. Abbiamo bisogno di
persone libere che abbiano il coraggio di scegliere. Sogniamo di aprire le
nostre porte ad altri viandanti impauriti.
Memoria della cena
T. O Dio, nella fiducia che vogliamo riporre in
Te, oggi noi rinnoviamo il nostro impegno a camminare sulla strada di Gesù di
Nazareth e ripetiamo il gesto che egli compì con i suoi amici e le sue amiche,
prima di essere processato e poi crocifisso.
Egli prese nelle sue mani il pane della mensa e,
dopo aver alzato gli occhi al cielo per benedire il Tuo nome dolce e santo, lo
divise dicendo: “Prendete e mangiatene tutti. Questo pane che spezziamo e
mangiamo, sotto lo sguardo di Dio, è il segno della mia vita, riassume il
significato della mia esistenza. Se ogni giorno voi condividerete i doni che
Dio vi ha fatto, davvero farete corpo con me, sarete il mio corpo, la mia vita
nel mondo”.
Preghiera di condivisione
Preghiere spontanee
Padre nostro
Benedizione
Forse non è un Dio triste che sacrifica un figlio
per perdonare i peccati dell’umanità.
Forse c’è un uomo, un maestro di vita che ha
scelto di avere fede in un sogno.
Forse non è necessario vincere. Forse bisogna
coltivare una grande speranza.
Forse è bene saper spargere i semi su ogni suolo,
con coraggio.
Forse è meglio così piuttosto che arrivare alla
fine di un viaggio con la sacca piena di possibilità conservate per timidezza e
mai usate.
Forse è bene aver fiducia che anche il seme
finito su un sottile velo di suolo portato dal vento possa mettere radici,
disgregare la roccia e continuare il percorso che fa di oceani monti e di
vulcani campi fioriti.
Forse è la nostra curiosità instancabile che apre
gli occhi di Dio sul mondo, e sono le nostre scelte libere che lo fanno
camminare e crescere accanto a noi.
Per la Comunità Cristiana di
Base Via città di Gap, Pinerolo
Luigino Zanotto e Sergio
Speziale, 28 aprile, 2024