venerdì 26 aprile 2024

L’ETICA DEL LAVORO OGGI

Di Calvino - Giovanni il riformatore ginevrino - in Italia si sa molto poco e in genere, nell’immaginario di chi sa collocarlo nel tempo e nella storia del cristianesimo, il suo pensiero si riconduce ad un tema specifico: un’etica puritana severa e rigorosa che si esprime, soprattutto nella dedizione del lavoro.

Molto di questa vulgata si deve alla mediazione di Max Weber, autore del fortunato saggio - forse più citato che letto – L’etica protestante e lo spirito del capitalismo.

Ormai 120 anni fa quel volume diede forma sociologica al nesso tra un presupposto teologico - la grazia di Dio - e le sue conseguenze sul piano economico e sociale a iniziare dall’operosità di chi scopriva che la vita cristiana si poteva esprimere anche nella dimensione intramondana del lavoro e delle relazioni economiche. Schematizzando dall’oratorio al laboratorio.

Nonostante rivisitazioni e qualche revisionismo, questa tesi ha retto a lungo, almeno nella lunga fase del capitalismo produttivo, quello che, all’interno di sistemi di fabbrica, generava merci e strutturava le classi sociali.

In quel contesto, l’etica protestante si esprimeva in una particolare attitudine che, grazie a una forza morale interiore, attraverso il lavoro riusciva a migliorare gli individui e ad indurre un virtuoso processo di crescita economica dell’intera società.

Questa classica interpretazione di per sé corretta, sottovaluta però un elemento: quella “forza morale” che anima il calvinista operoso si esprime in un preciso concetto teologico la vocazione…

brano tratto da un articolo di Paolo Naso

(da “Riforma”, aprile 2024)