Crescono i “patrimoni senza eredi”
15.04.24 - Giovanni Caprio- Pressenza
C’è tanta ricchezza privata che può tornare alla comunità e diventare “bene comune”. Si tratta di quei patrimoni che appartengono a persone senza parenti o legittimi eredi e che potrebbero essere finalizzati ad opere e ad attività in favore di tutti. A metterlo nero su bianco è la terza edizione della ricerca promossa da Fondazione Cariplo sul tema dei “Patrimoni senza eredi”, contenuta nel quaderno pubblicato sul sito. Patrimoni stimati su una ricchezza detenuta dalle famiglie italiane che nel 2020 era pari a 8.491 miliardi, di cui il 20% di proprietà di famiglie lombarde.
Secondo la stima, effettuata dai ricercatori dell’Evaluation Lab della Fondazione Giordano dell’Amore, per conto di Fondazione Cariplo, in Italia, i patrimoni di persone senza eredi che complessivamente potrebbero passare di mano sarebbero pari, rispettivamente nel 2030 e nel 2040, a 20,8 miliardi di euro e 88,1 miliardi di euro; ammettendo che tutte queste persone decidessero di devolvere interamente il proprio patrimonio a istituzioni di beneficenza si tratterebbe di un ammontare davvero considerevole. Da questa stima rimane esclusa la componente di quelle famiglie con eredi che potrebbero decidere comunque di devolvere una quota per il bene delle comunità. I curatori del rapporto hanno realizzato una nuova simulazione che tiene conto del fatto che al momento di redigere testamento una parte della ricchezza disponibile (esclusa la quota legittima) venga devoluta al terzo settore (50% per singoli e famiglie senza eredi, 5% per le altre), i lasciti stimati potrebbero essere pari a 8,4 miliari di euro e 35,7 miliardi di euro, rispettivamente nel 2030 e nel 2040 (la differenza fra le due stime dipendono fortemente dalla propensione a fare testamento da parte delle persone).
La crescita dei “patrimoni senza eredi” è la diretta conseguenza dei cambiamenti demografici in atto che interessano il nostro Paese, con un significativo aumento della percentuale di anziani sul totale della popolazione e con l’incremento progressivo delle famiglie senza figli. Scriveva il Censis nel suo ultimo Rapporto: “È facile prevedere che gli anziani di domani saranno più soli: saranno sempre di più anziani senza figli. (…) Aumenteranno le famiglie unipersonali fino a 9,7 milioni (il 37,0%). Tra di esse, quelle costituite da anziani nel 2040 diventeranno quasi il 60% (5,6 milioni).”
“Patrimoni senza eredi” che potrebbero rappresentare una possibile fonte di ricchezza e nuovi fondi per l’attività delle organizzazioni del terzo settore.
La ricerca a quattordici e sette anni di distanza dai lavori precedenti (2009 e 2016) ha aggiornato le stime sul valore potenziale dei lasciti testamentari destinati al terzo settore, a organizzazioni benefiche o ad altri enti con il fine del bene comune. L’aggiornamento riguarda sia i dati di partenza (le indagini sui bilanci e sulla ricchezza delle famiglie della Banca d’Italia e i dati sulle aspettative di vita dell’Istat), sia la metodologia utilizzata per le stime. Il primo modello (2009) ipotizzava che – nel periodo oggetto di analisi – la ricchezza stimata dalla Banca d’Italia non variasse per le famiglie coinvolte nello studio (quelle con persona di riferimento ultrasessantacinquenne). Tuttavia, analizzando i microdati delle edizioni 2004-2014 dell’indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, si era osservato come tale ipotesi risultasse irrealistica. Infatti, le famiglie oggetto dello studio tendevano a consumare la propria ricchezza netta a un tasso annuo pari a circa l’1,5%. Per considerare questo fenomeno, il modello successivo ( 2016) teneva conto della variazione effettiva della ricchezza detenuta dalle famiglie oggetto dello studio (ad un tasso dello 0,75% annuo). Questa scelta è stata conservata nel modello attuale. Inoltre, il primo modello (2009) introduceva una ipotesi fortemente semplificatrice nella stima dell’ammontare dei lasciti: i singoli e le famiglie senza eredi lasciano tutta la propria ricchezza al terzo settore, le persone con eredi non lasciano nulla. Già dalla seconda stima (2016) si è introdotto uno scenario meno drastico e più realistico: le persone che non hanno eredi devolvono mediamente il 50% del patrimonio al terzo settore, mentre tutti gli altri donano il 5% della quota disponibile del proprio patrimonio. Questo scenario è stato conservato anche in questa edizione. Infine, rispetto alle edizioni precedenti, lo studio si arricchisce di un ulteriore elemento di concretezza, grazie ai risultati rilevati dall’indagine “Mille Voci per Comprendere” condotta annualmente dall’Evaluation Lab di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore per Fondazione Cariplo, che ha analizzato il differenziale attualmente esistente fra il valore potenziale dei lasciti stimati secondo i differenti modelli e la effettiva capacità di attrazione di lasciti testamentari da parte del terzo settore lombardo.
La sesta edizione del rapporto annuale “Noi doniamo”, curato dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in collaborazione con CSVnet ha già evidenziato una accresciuta propensione degli italiani alla donazione: nel 2022 il numero di cittadini che affermano di aver effettuato almeno una volta una donazione di denaro in favore di un’associazione è salito al 12,8% della popolazione con età maggiore di 14 anni, con un più 0,8% (https://www.pressenza.com/it/
Una propensione che potrebbe ulteriormente accentuarsi proprio in considerazione dell’aumento nei prossimi anni di tanti “patrimoni senza eredi”.