Comunità perseveranti
« E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio per esservi nutrita per milleduecentosessanta giorni » (Apoc. 12:6). Per la comunità - la donna - c'è dunque una lunga stagione di deserto.
In questo tempo Dio non abbandona la comunità: le parlerà al cuore (Os. 2:16), le sarà padre amoroso (Os. 11) e pastore (Is. 40:11) ed essa impara a vivere soltanto della sua grazia, della manna e dell'acqua che sgorga dalla roccia. I tempi li conosce solo il Padre. A noi tocca perseverare, nella ricerca di una esistenza cristiana elementare, fatta di lotta e di preghiera.
Che importa se noi, uscendo « fuori dall'accampamento » (Ebr. 13:13), potremo tutt'al più « vedere e salutare da lontano le promesse, senza averle conseguite » (Ebr. 11:13)? La fede non è sempre, come per Abramo, ubbidire ad una chiamata, uscire da una terra conosciuta senza sapere dove si va, abitare nelle tende e aspettare quella città di cui è architetto e costruttore Dio stesso (Ebr. 11:8-10)?
In questa lunga marcia, tra il sangue del Calvario e il fiume rosso della passione secolare dei proletari, noi portiamo anche il nostro contributo, tenendo lo sguardo fisso a Gesù di Nazareth e portando la bandiera della speranza. Mentre portiamo la bandiera rossa, non dimentichiamo chi è per noi e per il mondo il volto di Dio svelatosi in Gesù di Nazareth.
Ma bisogna evitare ogni illusione: siamo disposti a portare la croce ogni giorno e seguirlo (Luca 9:23)? La vita cristiana non è far quattro passi con Gesù di Nazareth, ma impegnare tutta la vita dietro di lui. Gesù lo dice con estrema chiarezza: « Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio » (Luca 9:62).
In questo programma di perseveranza non dimenticheremo la sua promessa: « allora il deserto diventerà un giardino… » (Isaia 32:15), ma soprattutto sapremo ogni giorno guardare a Colui che è la nostra salvezza:
Non lo sai, non l'hai conosciuto?
Un Dio eterno è Yahvè
Che ha creato i confini della terra.
Egli dà forza a chi è stanco
accresce il vigore di chi è senza forza.
I giovani si affaticano e si fiaccano
e gli atleti alla fine vacillano.
Coloro invece che sperano in Yahvè
rinnovano le loro forze.
Spuntan loro come all'aquila le ali,
corrono senza stancarsi
e camminano senza affaticarsi.
(Isaia 40:28-31)
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Questo brano scritto 50 anni fa può parlarci ancora oggi. Il cammino non finisce mai.
Franco Barbero
da: Franco Barbero, UNA FEDE DA REINVENTARE, pagg. 144/145, Claudiana Torino, 1975.