Movimenti Anti-Sette e libertà religiosa: un binomio molto spesso controverso
Recentemente, un fenomeno in crescita ha catturato l’attenzione di diversi
mezzi di informazione internazionali: l’attività dei movimenti anti-sette e il
conseguente impatto sulla libertà religiosa. L’argomento è particolarmente
rilevante in contesti dove questi movimenti hanno ottenuto notevole visibilità
e influenzato politiche governative, come in Russia, ma trova risalto anche nel
mondo occidentale, ben più incline alla massima tolleranza religiosa.
Nel luglio del 2020, la Commissione degli Stati Uniti per la Libertà Religiosa
Internazionale (USCIRF) ha pubblicato un Rapporto Speciale focalizzato sul
movimento anti-sette e sulla regolamentazione religiosa in Russia e nell’ex
Unione Sovietica. Il rapporto sottolinea come ideologie promosse originariamente
negli Stati Uniti negli anni ’70 siano state esportate in Russia, contribuendo
a creare un ambiente repressivo nei confronti di gruppi considerati minoritari,
come ad esempio i Testimoni di Geova.
Uno degli attori chiave in questo scenario è stato Aleksander Dvorkin, figura
prominente del Centro di Consultazione delle Informazioni di Sant’Ireneo di
Lione (SILIC) e vicepresidente della Federazione Europea dei Centri di Ricerca
e Informazione sul Settarismo (FECRIS). Stando al rapporto dell’USCIRF, Dvorkin
ha avuto un ruolo significativo nell’importazione di queste ideologie
anti-sette in Russia, ricevendo sostegno dalla Chiesa Ortodossa locale. Questo
ha facilitato una propaganda che ha trovato terreno fertile nel paese,
influenzando persino la legislazione che ha portato alla repressione di varie
minoranze religiose.
Il rapporto dell’USCIRF non solo pone l’accento sull’operato di Dvorkin e della
FECRIS, ma evidenzia anche la complicità della Francia, che ha in parte
finanziato le attività di questa organizzazione. L’USCIRF ha incluso la Francia
nell’elenco dei “Paesi e Regioni monitorati” proprio a causa di questo
sostegno, suggerendo che tali pratiche possono aver compromesso i diritti delle
minoranze religiose non solo in Russia, ma in tutta Europa.
Il rapporto delinea chiaramente le raccomandazioni per il governo degli Stati
Uniti, che includono la censura pubblica di figure come Dvorkin e il SILIC per
la loro campagna di disinformazione, il sostegno all’educazione sulla libertà
di religione attraverso la diplomazia regionale e la pressione sui governi di
Russia e Kazakistan affinché rimuovano figure anti-sette influenti dalle
posizioni ufficiali.
Inoltre, l’USCIRF ha esortato ad un maggiore monitoraggio e intervento nei
confronti dei paesi dove opera la FECRIS , in modo da prevenire ulteriori
discriminazioni e persecuzioni. Le dichiarazioni e le attività della FECRIS,
come le campagne di disinformazione contro le minoranze religiose nei forum
internazionali, sono state particolarmente criticate.
Questo è nello specifico un passaggio fondamentale riportato nella relazione a
proposito della FECRIS:
“Il gruppo diffonde regolarmente propaganda negativa sulle minoranze religiose
anche in forum internazionali come il forum annuale della Conferenza sulla
Dimensione Umana dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa (OSCE)”
Il rapporto impone un’analisi critica e attenta delle attività dei movimenti
anti-sette, soprattutto quando queste influenzano politiche pubbliche e la
libertà religiosa. Mentre la situazione in Russia è particolarmente grave, come
dimostrato dalla violenta repressione messa in atto nei confronti dei Testimoni
di Geova, le implicazioni di queste attività sono di portata globale e
richiedono una risposta coordinata e informata a livello internazionale per
proteggere i diritti di tutte le comunità religiose e spirituali.
In conclusione, il Rapporto Speciale dell’USCIRF del 2020 offriva una visione
critica e necessaria sulle attività dei movimenti anti-sette, particolarmente
in Russia e nell’ambito dell’influenza europea, mettendo in luce come queste
possano trascendere le frontiere nazionali e influenzare negativamente la
libertà religiosa. Le implicazioni di queste attività non sono isolate, ma
rappresentano un campanello d’allarme su come ideologie e politiche possano
essere manipolate nel pericoloso tentativo di reprimere alcune minoranze
religiose.
Le raccomandazioni dell’USCIRF suggeriscono quindi una via d’azione chiara per
i governi e le organizzazioni internazionali: è fondamentale non solo
monitorare ma anche agire decisamente contro le entità e le politiche che
favoriscono la discriminazione religiosa.
Questa analisi approfondita svolge un ruolo di monito e di appello alla
vigilanza e all’azione, incoraggiando i lettori, i policymaker e le comunità
religiose a collaborare per difendere e sostenere la diversità e la tolleranza
religiosa, in un mondo sempre più interconnesso, nel tentativo di salvaguardare
la libertà di credo come un diritto incontestabile per tutti.