Lula: "Una task force per vincere la fame. È l’ora di tassare il club dei super ricchi"
Presidente Lula, lei è stato invitato al G7 in
Italia. Quali proposte concrete porterà?
«Discuterò di alcune delle nostre priorità per la presidenza brasiliana del
G20 come disuguaglianze, cambiamento climatico e riforma della governance
globale.
Lanceremo una task force contro la fame e la povertà aperta a tutti i
Paesi, compresi quelli non membri del G20. Abbiamo anche lanciato una task
force per la mobilitazione contro il cambiamento climatico per incentivare
l’attuazione dell’accordo di Parigi. Il Brasile ha ridotto la deforestazione e
ha invitato i Paesi più ricchi a mantenere il sostegno promesso dalla COP-15 in
Danimarca di 100 miliardi di dollari per la conservazione dell’ambiente».
Realisticamente, cosa può ottenere il Sud Globale
dal G20 sotto la sua presidenza?
«Il Sud del mondo non è più quello di 20 anni fa, quando fui presidente per
la prima volta. Allora volevamo espandere la cooperazione Sud-Sud, adesso
abbiamo nuove rotte per il commercio e gli investimenti. Il G20 è molto
rappresentativo, comprende l’Unione Africana, i Paesi del G7, che tra parentesi
non sono più le sette maggiori economie mondiali, e i Brics. Se il G20 fosse
stato rafforzato, questi blocchi non avrebbero bisogno di esistere. Vogliamo
riformare istituzioni globali che invecchiano, come quelle di Bretton Woods,
ferme agli anni Quaranta».
Questa è la cornice. Ma cosa c’è dentro?
«Sosteniamo la tassazione dei super-ricchi. Un gruppo di soli 3.000
individui concentra la ricchezza del pianeta. Se mettessimo una tassa del 2 per
cento, si aiuterebbe a eliminare la fame nel mondo. Tremila miliardari
possiedono quasi 15 mila miliardi di dollari. Il Brasile sostiene misure per
far fronte al debito delle economie in via di sviluppo.
Dobbiamo convertire il debito impagabile in asset e progetti
infrastrutturali, soprattutto quelli delle transizioni energetiche in Africa,
Asia e America Latina».
È preoccupato dall’avanzata in Europa dei partiti
sovranisti e di estrema destra?
«Sì, la democrazia per come la conosciamo è a rischio. L’unico modo per
combattere l’estremismo è promuovere più democrazia tra le persone. Democrazia
con contenuti, che apporti miglioramenti concreti alla vita di tutti. I
risultati delle elezioni dimostrano che in Europa esiste comunque una
maggioranza di individui democratici e favorevoli all’integrazione».
Quale futuro vede per la sinistra?
«Combattere le disuguaglianze e la povertà e promuovere i valori umanisti è
oggi più importante che mai. Tuttavia, molte persone non riescono a vederlo,
immerse nell’individualismo e nelle illusioni promosse dai social media. I
partiti democratici e di sinistra devono fornire nuove risposte politiche ai
problemi di oggi in un linguaggio e in un modo che possano parlare alla gente
attraverso gli attuali mezzi di comunicazione».
Come?
«Proteggendo i lavoratori nel nuovo mercato del lavoro, definito dalla
digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale, e stando vicini alle persone
nei loro quartieri, sul posto di lavoro e nei social media».
Cina e Brasile sostengono una proposta congiunta
per un negoziato di pace che porti allo stesso tavolo Ucraina e Russia.
Secondo Zelensky è un regalo a Putin perché
legittima l’invasione e apre alla legittimazione di altre invasioni. Cosa
risponde?
«Il Brasile ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina. Tuttavia,
crediamo che non ci sarà una soluzione militare a questo conflitto, né che un
Paese possa negoziare la pace da solo senza considerare l’altra parte. Le due
parti dovranno risolvere le loro divergenze al tavolo delle trattative. Come
diceva l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, la pace non si
fa tra amici, è fatta tra i nemici».
Possono le Nazioni Unite gestire il negoziato?
«L’Onu è debole, e i Paesi che hanno promosso le invasioni negli ultimi
decenni, ad esempio dell’Iraq e della Libia, sono proprio i membri permanenti
del Consiglio di Sicurezza. È necessario riformare l’Onu, ampliando il
Consiglio e togliendo il potere di veto».
Uno dei conflitti che ha citato, Gaza. La road
map sostenuta da Biden per la fine della guerra ha una reale possibilità di
successo?
«Non so se il Primo ministro israeliano sia interessato al suo successo, ma
spero che lo sia. Il mondo intero attende con ansia la fine della guerra e la
liberazione degli ostaggi. La gente di Gaza ha sofferto abbastanza. Il cessate
il fuoco deve essere il primo passo verso l’unica via d’uscita, ovvero la
soluzione di creare due Stati indipendenti e vitali».
Molti osservatori internazionali ritengono che il
Brasile stia correndo un grosso rischio per via della dipendenza economica e
commerciale dalla Cina.
«Io invece sono contento di questa espansione con la Cina. Amplieremo anche
le nostre relazioni con l’India, l’Africa, il Messico, i Paesi arabi e i nostri
vicini del Sud America. Nel 2023 abbiamo superato il nostro record di
esportazioni verso gli Usa, quest’anno ci muoviamo verso una crescita del 14%
in aggiunta al record dell’anno scorso. Potrebbe andare meglio, certo, ma, per
esempio, sono 20 anni che l’Europa negozia un accordo con il Mercosur e ancora
non l’ha chiuso».
Fabio Tonacci (da “Repubblica” del 14/7/2024)