Anche sull’infanzia l’Italia è spaccata in due, con un Sud dove essere bambini è meno sicuro
Lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere
di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e
trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa.
Sulle famiglie invece pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica
legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui l’inflazione e il
caro energia. Lo sottolinea l’Indice regionale sul maltrattamento e la cura
all’infanzia in Italia, curato da CESVI e redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi
e Federica Gentile, che in questa sesta edizione disegna punti di forza e di
debolezza delle Regioni italiane rispetto ai fattori di rischio e ai servizi,
facendo emergere, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è
generalmente più virtuoso del Mezzogiorno.
Il focus di questa edizione dell’Indice, dal
titolo “Le parole sono importanti”, è dedicato al ruolo del linguaggio nel
maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto
del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità,
l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più
diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che
in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal
rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire
sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e
comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla
ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di
coordinamento territoriale.
Il rapporto presenta una graduatoria basata su
64 indicatori, classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura
di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di
acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi.
Con l’espressione “maltrattamento infantile” si fa riferimento a varie forme di
abuso e trascuratezza nei confronti di persone con meno di 18 anni. Le tipologie
riconosciute sono abuso fisico, abuso sessuale, abuso psicologico e
trascuratezza, che in comune hanno conseguenze di danni a salute,
sopravvivenza, sviluppo e dignità del minore.
Le Regioni italiane dove il contesto legato ai
fattori di rischio è più favorevole a bambine e bambini sono Trentino-Alto
Adige e Friuli-Venezia Giulia, stabili al primo e secondo posto dalla
precedente rilevazione. Seguono Emilia-Romagna e Lombardia, che salgono
rispettivamente di una e di due posizioni arrivando al terzo e quarto posto, e
poi Veneto, che dal terzo passa al quinto posto. Il fattore di rischio
complessivo è massimo invece in Campania, all’ultimo posto e preceduta
nell’ordine da Sicilia, Puglia e Calabria, tutte invariate rispetto alla
rilevazione precedente. Altre variazioni positive di due posizioni riguardano
l’Umbria, di una posizione le Marche, la Basilicata e il Molise. Rimangono
invariati anche Toscana e Piemonte, mentre arretrano di una posizione la Valle
d’Aosta, il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna, di due posizioni il Veneto e la
Liguria.
Rispetto ai servizi di prevenzione e cura del
maltrattamento all’infanzia, la Regione con la miglior dotazione strutturale è
l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna.
Le prime tre sono in posizione invariata dalla rilevazione precedente, le tre
successive sono migliorate. Le Regioni con maggiori criticità sono la Campania,
all’ultimo posto in posizione invariata, preceduta dalla Sicilia al penultimo
posto, peggiorata di un gradino, e ancora Calabria e la Puglia, entrambe in
peggioramento. Queste Regioni sono considerate “ad alta criticità”: a fronte di
fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei
servizi, rimasti al di sotto della media nazionale. Rientrano tra esse anche
Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Piemonte. Variano di posizione anche il
Piemonte, arretrato di quattro, la Sardegna che migliora di tre, il
Trentino-Alto Adige, la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia che ne hanno perse
altrettante.
Sulla capacità di fronteggiare il maltrattamento
all’infanzia, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi, l’Emilia-Romagna
si conferma al primo posto. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto e
Friuli-Venezia Giulia, nelle stesse posizioni dalla precedente edizione, così
come la Lombardia. Le Regioni con le maggiori criticità rimangono Sicilia e
Campania. Le Marche migliorano di tre posizioni, la Valle d’Aosta di due,
l’Umbria, la Sardegna, l’Abruzzo, la Basilicata, il Molise e la Calabria di
una. Peggiorano di tre posizioni la Liguria, il Piemonte e il Lazio, mentre la
Toscana e la Puglia perdono una posizione ciascuna.
Per quanto riguarda la prevenzione per diminuire
i fattori di rischio e aumentare i fattori protettivi, il rapporto sottolinea
l’importanza di adottare un approccio che permetta di prendersi cura degli
abusati, intervenire su chi abusa, interrompere la trasmissione
intergenerazionale della violenza e prevenire l’abuso, individuando i fattori
di rischio e rafforzando i fattori protettivi, considerando il contesto
sociale. I fattori di rischio che aumentano la probabilità dei bambini di
subire il maltrattamento possono essere contrastati o mitigati dai fattori
protettivi, che agiscono come efficaci strumenti preventivi, riducendo la
probabilità di subire maltrattamento e prevenendo in modo strutturale il
fenomeno.