Siccità
Non ho ancora bene analizzato il documento prodotto dalla giunta siciliana
Schifani sui rimedi proposti per la siccità (https://terra.regione.sicilia.it/il-ministero-dice-si-al-piano-idrico-della-sicilia-da-16-miliardi-in-arrivo-i-primi-92-milioni-tutti-i-cantieri/) ma, sotto alcuni aspetti che
illustro di seguito, mi sembra piuttosto demenziale.
Da una prima velocissima lettura mi pare che si ignori del tutto, in questo
programma, il ruolo fondamentale delle coperture boschive sulla piovosità
locale e sulla necessità di rivegetare prima che la desertificazione renda vano
ogni tentativo di rimboschimento.
E’ noto che le superfici boscate “richiamano” le piogge agendo sul microclima
locale. Notevole il caso studio di Lampedusa. Nel XVIII sec., prima
dell’avvento dell’era industriale, era coperta di boschi ed aveva una piovosità
tale da alimentare diverse sorgenti (cfr. Sanseviente, L’isola di Lampedusa,
1849, ed. Napoli Reale Tipografia Militare). Poi fu disboscata integralmente
per produrre carbonella da esportare e la piovosità si ridusse del 70% con il
prosciugamento definitivo delle sorgenti.
Quanto ai 49 interventi finanziati “da subito” (sarà vero?) osservo che è
inutile ( salvo, ovviamente, quelli indispensabili di efficientamento e
riparazione delle reti per ridurre sprechi e perdite) fare interventi
strutturali come il dragaggio in presenza di una piovosità stabilmente ridotta
– con 588 mm di altezza di pioggia, il 22% in meno della media degli ultimi 20
anni – che non è in grado di riempire gli invasi, molti dei quali peraltro
devono essere tenuti con basso livello delle acque per mancanza di collaudo o
motivi strutturali.
“Su 26 grandi dighe controllate dalla regione, 3 risultano fuori esercizio, 5
con limitazioni per ragioni di sicurezza, 10 in attesa di collaudo” (cit.
E.D’Angelis, M.Grassi, 2024 Greenreport .it, fonte Banca Dati Direzione
generale per le dighe e le infrastrutture idriche, Min. Infrastrutture e
Trasporti).
I lavori di sfangamento dei laghi artificiali sarebbero giustificati solo se
fosse necessario ripristinarne la capacità per raggiungimento sistematico o
addirittura il superamento (con la conseguente necessità di scarico del
sovrappiù) del livello di massimo invaso almeno nei mesi piovosi.
Poiché invece da anni sono molto al di sotto di questi livelli, lo sfangamento
avrebbe solo il risultato di fare appalti per interventi inutili, bruciare
combustibile, e ridurre considerevolmente la superficie dello specchio d’acqua
e la sua quota altimetrica. Oltre a possibili danneggiamenti della popolazione
faunistica e riparia.
Sorge un altro problema: dove verrebbero scaricati i fanghi? Tra l’altro il
limo di fondo potrebbe avere meglio impermeabilizzato le sponde limitando le
infiltrazioni.
Proposte alternative per attrezzarci alla crescente siccità che negli anni
diverrà cronica: sistemi duali di uso dell’acqua nelle abitazioni, cioè acqua
potabile solo in cucina, nel lavandino del bagno, nella doccia o vasca e nel
bidet. Da lì l’acqua di scarico viene convogliata ad un serbatoio domestico o
condominiale per lo sciacquone del wc o usi irrigui dei giardini domestici o
condominiali e delle piante in vaso.
Altro provvedimento: invaso diffuso in serbatoi (opportunamente dimensionati)
di tutte le acque piovane che cadono su zone impermeabilizzate (tetti, parcheggi,
strade e convogliamento in serbatoi per usi non domestici).
Le acque da strade o parcheggi dovrebbero essere destinate ad usi irrigui di
aree verdi, come giardini e parchi pubblici, usi industriali tipo
raffreddamento di impianti, lavaggio strade ecc.).
Non è fantascienza: nelle zone siccitose della California è già così da
decenni.
In conclusione, quindi, avrebbe più senso finanziare micro-interventi di
“invaso” affinché una sola goccia di acqua piovana non venga sprecata.
Sulle reti idriche duali c’è molto su internet. Propongo la mia esperienza
diretta: nella casa in cui abito stabilmente non siamo raggiunti
dall’acquedotto. Viviamo di acqua piovana… e vivremo qui fino a quando pioverà.
Fino a qualche anno fa, le cisterne, alimentate dall’acqua che cade sui tetti e
sulle terrazze, una volta piene buttavano acqua dal troppo pieno in quantità
nei mesi piovosi. Ora arrivano a riempirsi e basta. Probabilmente dovremo
aumentare nel futuro le superfici di raccolta per garantire il riempimento
delle cisterne.
La politica giusta, nel piccolo e nel grande, è aumentare le superfici di
raccolta, costruire cisterne per l’invaso delle piogge che cadono su superfici
impermeabilizzate.
A me pare chiaro che le prossime guerre, in tempi neanche troppo lontani
(qualche decennio) non saranno neanche più per il litio e le altre terre rare.
Saranno per l’acqua.
L’ INGV e altri organismi di ricerca hanno individuato una falda di acque
fossili piovute nel Mesozoico sotto i Monti Iblei, localizzata a profondità
variabili da 800 m a 2500 m, e suggeriscono di attingere a quella:17 km cubici,
una quantità più che notevole.
Ma è l’ultima “spiaggia”, come lo è stata per alcuni paesi del deserto nord
africano che negli ultimi decenni hanno attinto a falde profonde formatesi nel
Mesozoico e rimaste lì, non più alimentate fino da quell’epoca. Poi le falde si
sono esaurite.
La falda degli Iblei, non durerà per molti lustri: facendo un rapido calcolo
con un fabbisogno annuale che la Regione Sicilia indica di 1,75 miliardi di m3,
i 17 km cubi, cioè 17 miliardi di m3, si esauriranno in circa 10 anni…e, mano a
mano che si abbasserà la superficie piezometrica, sempre più difficile sarà
pompare.
Certamente, per attingere alla falda mesozoica degli Iblei, occorreranno altre
indagini geologiche più approfondite e una accurata progettazione. Quanto ai
tempi di realizzazione: ci vorranno alcuni anni per attrezzarsi
all’attingimento e alla distribuzione.
Aggiungo che l’estrazione massiccia di acque di falda profonde potrebbe
innescare processi di subsidenza locale o generalizzata/scosse sismiche con
punti focali localizzati e non molto profondi. E’ tutto da studiare.
Nel breve periodo non resta che fare ciò che hanno fatto in California cioè
provvedere con un po’ di interventi ” in piccolo” che non richiedono lunghi
tempi di realizzazione.
Quanto ai dissalatori si presentano diversi problemi. Uno tra questi, lo
smaltimento delle salamoie. Dove? In mare? Si produrrebbe in prossimità dello
sversamento un danno all’ecosistema costiero che, in base al gioco delle
correnti potrebbe non essere molto circoscritto.
C’è altro: un dissalatore assorbe quantità mostruose di energia: prodotta da
cosa? Carburanti fossili? E a quali costi? Nei paesi medio orientali hanno
petrolio a costo basso e se lo possono permettere, ma noi? E al di là dei
costi, quanta CO2 in più si produrrebbe, per di più aggravando l’effetto serra
che ha ridotto la piovosità alle latitudini temperate?
E poi gli impianti di pompaggio e di distribuzione dal dissalatore costiero
alle zone interne in quanto tempo si realizzano? O si porta l’acqua dal
dissalatore con le autobotti? Ce ne vorrebbero migliaia e a quali costi? e con
quale inquinamento aggiuntivo?
Dobbiamo esigere che le grandi menti politiche che ci governano ci diano
risposte precise su cosa prevedono di fare sul breve, medio e lungo termine.
Già stanno portando 1200 m3 con una nave militare nell’ Agrigentino. Quantità
irrisorie per una città. Una breve notazione: la civiltà greca di Agrigento è
riuscita a fiorire con una dotazione pro capite di 20 litri al giorno e si
calcola che Akragas avesse circa 200.000 abitanti, 300.000 sotto il governo di
Terone.
Ogni siciliano attuale ha avuto negli ultimi decenni, per gli usi civili, una
dotazione di 180 litri al giorno. Siamo anche spreconi, a parte le disfunzioni
del sistema di distribuzione.
In ogni caso, su tempi medio lunghi, a meno di un repentino cambio di rotta del
sistema economico, finanziario e, produttivo e dei consumi, siamo fregati: non
noi come singoli individui, ma il genere umano e le altre specie che ci
trascineremo dietro.
L’ entropia è una funzione solo crescente… ma noi umani non lo abbiamo ancora
imparato.
Questa crisi, unica notazione positiva, forse avrà come conseguenza di fare
capire quanto l’ acqua sia preziosa, anche se costa poco rispetto a tante
minchiate che i più considerano indispensabili.
Oltre agli oleodotti, ai gasdotti, agli elettrodotti dovremo costruire
acquedotti “internazionali per importare acqua dall’ Europa settentrionale”
dove ancora piove? Il tutto entro quando? Settembre 2024!?
Laura Ercoli, già docente di Geologia UniPa
(da “Pressenza” del 29/7/24)