lunedì 9 settembre 2024

Riceviamo da Anne Soupa e pubblichiamo (libera traduzione).

______________

Questo 8 settembre

Lettera n. 31: Alcune conclusioni da trarre dai Giochi Paralimpici

Care amiche, cari amici

I Giochi Paralimpici stanno per concludersi e già tutti sono d'accordo nel ritenere che sia un grande successo. Ai tanti commenti che ne parlano, vorrei aggiungere il punto di vista di un credente. Per coloro che sono religiosi, cristiani in particolare, questo successo è confortante. Permette di verificare che la causa dei più deboli, dei più piccoli, dei fragili, dei provati dalla sorte, siano essi disabili, malati, mentali ma anche fisici, carcerati, esuli, apolidi, migranti e più in generale esclusi, sostenuto dalla maggior parte delle religioni, in particolare da Cristo, e assunto indefettibilmente fin dalle origini dalle Chiese cristiane, trova sempre più il suo posto all'interno delle società secolarizzate. Le Chiese, cattolica e protestante, le più rappresentate in Francia, possono essere orgogliose di avervi dedicato così tanto impegno, in denaro, nella loro capacità di convincere, e chi l'ha incoraggiata con i suoi doni e le sue competenze può congratularsi. Per quanto riguarda gli Stati, se hanno acquisito questa convinzione molto presto, spesso è stato necessario attendere molto tempo prima che ne facessero una priorità. In Francia, è solo a partire dal XIX secolo che il contributo dello Stato al bene di tutti diventa effettivo. Solo un esempio: solo nel 1841 venne proibito il lavoro dei bambini sotto gli 8 anni, in seguito al rapporto Villermé del 1840 che aveva alzato il velo sulla mortalità infantile nelle fabbriche di cotone della regione di Mulhouse. Al giorno d'oggi, la difficile situazione delle persone con disabilità è ampiamente presa in considerazione, anche se durante questi giochi abbiamo sentito che le infrastrutture pubbliche rimangono insufficienti, soprattutto in termini di trasporti. Forse dovremmo prendere in considerazione una petizione per chiedere l'avvio di un prestito a loro dedicato? Soprattutto vorrei sottolineare con voi che il passo fatto in queste ultimi tempi non è istituzionale, è di considerazione. È la qualità dello sguardo che è cambiata. Certamente le persone disabili fanno parte del nostro mondo da molto tempo. Ma viene subito considerata “a parte”. Quante famiglie evitano ancora di esporre allo sguardo dei passanti il ​​proprio figlio con una deformità fisica? E quanti sguardi alteri e di pietà sembrano esprimere il sollievo per essere sfuggiti a “quello”? A volte, invece, lo sguardo è sfuggente: mi giro dall'altra parte perché non so comportarmi bene: devo vedere l'handicap, che può essere mal accolto, o ignorarlo, che a volte è altrettanto grave? Il ventaglio dei disagi vissuti in relazione alla disabilità è ampio, sia da parte dei disabili che di terzi...

Ma, grazie al miracolo di questi giochi, se i disabili restano disabili, adesso si mettono in mostra dalla parte della prestazione e questo è tanto meglio. E lo fanno senza paura di farsi notare, in un clima bonario e con un bellissimo spirito di solidarietà. In molti hanno notato questa atleta girarsi per vedere se una sua collega caduta durante la gara non fosse rimasta ferita. Attento, quasi commosso, ho visto dalla mia televisione gli stand - per la prima volta pieni, secondo gli organizzatori - soprattutto di famiglie accompagnate da bambini piccoli e mi sono detto che questi genitori avevano davvero delle belle idee su di loro se sono stati portati lì. Naturalmente c'è la festa, lo sport, la bandiera che sventoliamo, la medaglia, ma anche il materiale per una bellissima lezione educativa: “Guardate cosa significa per un cieco giocare a calcio, per un nuotatore senza braccia o gambe ondeggiare nell'acqua - come se fosse semplice -, per un corridore affidare il proprio corpo all'asta metallica che fa le veci della sua gamba! Vedere e ammirare la fatica continua di questi anni sommati uno all'altro - questi atleti sono spesso quarantenni - dove è stato necessario superare la sofferenza degli interventi di installazione delle protesi, superare le proprie paure, quella di cadere, quella di fallire o di scoraggiamento. Badate che la competizione a cui state assistendo sia innanzitutto quella che questi atleti conducono contro i propri ostacoli, i propri handicap, e non prima contro l'atleta di un altro paese, come potrebbe avvenire durante altre competizioni sportive. La vittoria è su se stessi. Che lezione! Vedi, ammira, applaudi e per tutta la vita, rispettali. Per i bambini, questi atleti disabili sono dei tutor fantastici: senza lunghi discorsi, con l'esempio, trasformano l'immagine pesante, a volte carica di senso di colpa, che a volte potrebbero, loro malgrado, dare di sé. Sì, a volte hanno ancora bisogno di una guida agli stadi, ma hanno acquisito una nuova considerazione morale. Da assistiti, diventano maestri, maestri di tutti noi, qualunque sia la nostra età. Il progresso verso cui ci conducono è quello di una migliore accettazione degli altri, con le loro differenze. Perché le persone normodotate si considerano facilmente la norma, ma questa nozione non dovrebbe essere messa in prospettiva? Chi soffre di disabilità sa quanto gli è costata questa differenza. Non è forse grazie a questi giochi che può essere meno pesante da trasportare? Quindi stasera sono piena di gratitudine per coloro che hanno avuto questa profetica intuizione di creare i Giochi Paralimpici. Di incontro in incontro, le nostre mentalità si trasformano. La famiglia umana diventa – almeno su questo tema – più fraterna (e sororale, ovviamente!). Se Gesù ha accettato la Croce, in tutta libertà, è perché nessuno rimanga ai margini, escluso dal banchetto della vita. Perché l'umanità sia una, non divisa da giochi di potere, ignoranza degli altri, pregiudizi, competizioni di ogni tipo, che sia quella dell'eugenetica, delle prestazioni lavorative o del colore della pelle. Tutto ciò che divide è opera del Divisore (il diavolo, in greco diabolos, il divisore). Cristo voleva connettersi. Con questi giochi è stato fatto un piccolo ulteriore passo avanti nei legami che uniscono tutti noi. Credo che questa sera, lassù, il Buon Dio sia felice. 

Anna, tua sorella

Per il futuro, due suggerimenti

1. Se cambi il tuo indirizzo email, il modo più rapido per te è quello di andare sul sito: annesoupa.fr, sezione “Forum del Vescovo”, poi “Iscriviti alla newsletter” e lascia i tuoi dati di contatto.

2. Se ritieni che questa lettera ti sia utile e pensi che possa interessare i tuoi parenti o amici, indirizzali al sito: annesoupa.fr, o inviami il loro nome e indirizzo e-mail, a condizione, ovviamente, che vi acconsentono. GRAZIE.