giovedì 17 ottobre 2024

 Gesù conduce a Dio e ai poveri 

 

Evitare gli occhiali del dogma

“Ciò che nessun predicatore può fare legittimamente è leggere il Vangelo di Giovanni con gli occhiali del dogma trovandovi l'intero sviluppo post-niceno della dottrina trinitaria così com'è insegnata oggi. Le radici di questa dottrina si possono certo scoprire nel quarto vangelo, ma non vi si può certamente leggere tutto il suo sviluppo successivo. Se la dottrina trinitaria fosse stata chiaramente disponibile nella Scrittura non ci sarebbe stato alcun bisogno dei 350 anni d'incertezza e di lotte che si conclusero col Concilio di Calcedonia (451)”.

Gerard Sloyan, “Giovanni”, Claudiana Editrice, pag. 227.

 

Gesù “portavoce” di Dio

“Il Vangelo di Giovanni presenta Gesù quale portavoce di Dio in una maniera che i sinottici avevano attenuato. Il rapporto di Gesù con Dio è indubbiamente proprio qui: egli dice quello che ha udito, insegna quello che gli è stato insegnato. La fedeltà di Gesù al Padre dovrebbe portare a un'eguale fedeltà a lui, la quale avrà come risultato la «vita eterna», la vita dell'età finale (v. 50).

C. K. Barrett ci offre una penetrante analisi di ciò che sta succedendo quando questo capitolo si avvia alla fine: 12,44-50.

Colpisce particolarmente il fatto che Giovanni concluda il sommario finale del ministero pubblico su questa nota [cioè vv. 49 s.]. Gesù non è un personaggio con una sua propria grandezza: egli è la Parola di Dio o non è proprio nessuno. Nella prima parte del vangelo, quella che si conclude qui, Gesù vive in perfetta ubbidienza verso il Padre; nella seconda parte egli morirà nella medesima ubbidienza”.

Gerard Sloyan, “Giovanni”, Claudiana Editrice, pag. 435.

(continua)