martedì 29 ottobre 2024

 La samaritana e il samaritano

 

GESÙ: IL TESTIMONE CHE CI PRECEDE

Commento alla lettura biblica - domenica 8 febbraio 2009

 

29E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.

31Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. 32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. 35Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.

36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano.!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto.!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni (Marco 1, 29-39).

 

Chissà quante volte abbiamo letto questa pagina narrativa che, con alcune varianti, troviamo anche nei Vangeli di Matteo e di Luca. Aprire una pagina evangelica è come entrare in una casa. Ci sono tante stanze, tanti particolari, tanti angoli, tante finestre, alcuni “quadri” che non avevo mai osservato. Ad ogni visita si scoprono delle novità e così l’esplorazione non è mai finita. Questa è l’emozione che provo anche oggi. Allora mi limiterò ad alcuni rilievi che mi sembrano significativi per gettare un ponte tra la vita di Gesù e la nostra.

La concretezza di Gesù

Eccolo in azione. Anche nella sinagoga dove Gesù è andato per ascoltare, pregare e “insegnare” (Marco 1,21 e 22), il suo occhio e il suo cuore sono attenti alla persona che soffre. Messo a conoscenza della febbre della suocera di Pietro (che, quindi, era sposato!), si dirige verso la sua casa. Gesù non è per nulla uno spiritualista che vive sulle nuvole o un pio giudeo prigioniero del sacro. ll Vangelo ce lo ritrae sempre a contatto con le persone. Non è un essere etereo, celestiale. Non veste Prada... Che si tratti di fare festa come a Cana o di lasciarsi confortare, sostenere e coccolare dalla donna che gli versa sui capelli un vaso di profumo, lui è sempre un uomo profondamente collocato dentro la realtà. Che si tratti di mangiare nelle case di “impuri” come Zaccheo o di dividere il cibo con “pubblicani e peccatori”, Gesù prende sempre sul serio il vissuto delle persone. Non evade, non fa l'anima bella, non parla dell'anima quando si trova davanti un corpo sofferente. Proprio come i profeti di Israele, sulla loro scia, per Gesù il regno di Dio passa attraverso il benessere delle persone e lui mette tutte le sue energie in questo annuncio liberatore, in quest'opera di liberazione. Non distribuisce facili consolazioni, non parla per ribadire principi astratti e devianti su natura o contro natura... Quando cerchiamo il messaggio di Gesù, forse dobbiamo archiviare il catechismo ufficiale e, invece, tentare di capire quale sia stata la sua prassi, il suo stile di vita quotidiano. Noi abbiamo la testa piena di dogmi (che erroneamente confondiamo con la realtà della fede), ma chi ci ha insegnato a cogliere, dietro i linguaggi complessi delle Scritture, quale fu il comportamento di Gesù? Eppure questo è un punto decisivo. Ecco il motivo per cui vi invito a leggere come impegno il libro L'uomo Gesù (Edizioni Mondadori) nel quale si trovano indicazioni preziose per ogni ricerca personale e comunitaria in tal senso. Intanto, rimettiamo al giusto posto nella nostra vita la concretezza che caratterizzò tutta l'esistenza del nazareno. Si tratta, in sostanza, in un tempo in cui crescono il razzismo, la violenza e lo stupro, di mettere al primo posto ogni giorno il tentativo di “fare qualcosa” per chi è meno fortunato. Si tratta di uscire dall’indifferenza, dalla prigione dell'io, per cercare i piccoli sentieri della solidarietà. Se sei un genitore, un educatore, un insegnante testimonia la tua passione, il tuo coinvolgimento per chi è emarginato/a. Ma questa testimonianza, per quanto piccola, è possibile a ciascuno di noi quando al mercato, in panetteria, in farmacia, sul bus o sul treno... pacatamente contestiamo e contrastiamo i discorsi qualunquisti, xenofobi, egoisti oggi tanto di moda. E quante occasioni la vita quotidiana ci offre per imparare ad allargare il nostro cuore e le nostre mani alla solidarietà, a partire dalla nostra famiglia, dal condominio in cui viviamo, dalle associazioni di volontariato... Gesù non ci propone di precipitarci nell'attivismo. Assolutamente no. La strada della solidarietà concreta non indulge al sogno di fare cose straordinarie. Si tratta di operare nei limiti delle nostre forze e delle nostre capacità, ma di interiorizzare che la fede è un cammino, non un discorso. Ogni discorso sta in rapporto ad una pratica oppure è pura finzione.

L'altra faccia di Gesù

Gesù sa coinvolgersi, vivere il corpo a corpo con la gioia e il dolore, sa vivere i momenti di immersione nel gruppo o nella folla, ma con altrettanta lucidità e decisione sa proteggere la sua interiorità, tutelare la propria identità, nutrire la propria fede sottraendosi alla “relazione continua”. Più volte il Vangelo ci descrive il nazareno che sfugge all'accerchiamento, si sottrae, si ritira, cerca di appartarsi per pregare. Gesù ha la coscienza dei suoi limiti, sa che senza interiorità, senza radici ben nutrite, le sue relazioni con le persone perdono di forza liberatrice. Gesù, soprattutto, sa che Dio è per lui la sorgente di vita. Il nazareno, da ebreo credente in Dio, avrebbe ascoltato come una barzelletta o come una insopportabile bestemmia il dogma cristiano del IV secolo che fa di lui la seconda persona della trinità. Il suo era un pensiero totalmente diverso: cercava Dio, Lo adorava, stava in rapporto a Lui come il fiume dipende dalla sorgente. La preghiera, di cui le Scritture ci danno testimonianza, ha riempito la vita di Gesù, l'ha collocato e l'ha mantenuto in un rapporto creaturale e filiale con Dio, l'ha aiutato a non fare di sé il centro della propria vita e della propria azione, a non predicare se stesso. Nella mia vita voglio imparare da Gesù a tenere insieme i due bandoli della matassa: la concretezza dell'azione solidale e il costante riferimento a Dio nella preghiera. Quando sono riuscito a intrecciare azione e preghiera, senza eludere o soffocare nessuno dei due pilastri, ho avvertito che in me crescevano gli spazi dell'amore.

Caro fratello e cara sorella

Caro fratello e cara sorella che leggi queste semplici considerazioni, non senti anche tu quanto ogni giorno sia necessario nutrire i nostri cuori, innaffiare le radici, alimentare l’interiorità? L'amore ha bisogno di radici interiori come l’albero ha bisogno di acqua e di sole.

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O Dio

Oggi guardo e godo

il sole che, lento e gioioso,

caldo e fedele,

ritorna a strappare tempo

alla notte.

Questo sole

che risveglia dal letargo

anche i fiori del mio balcone,

è per me un segno di Te,

Dio della vita.

Mi dai fiducia,

mi aiuti a guardare oltre

queste notti buie,

piene di razzismo, di violenze,

di volgarità e di indifferenza.

Tu rischiari per noi una strada

e poni un limite alle tenebre della violenza

che vorrebbero cancellare i giorni dell'amore.

Tale e tanto e l'amore

che Tu immetti nel mondo

che nulla, potrà arrestarne il cammino.

Io, vecchio bambino impotente,

so che Tu mantieni le promesse

e continuo a guardare alla vita,

con la meraviglia e la fiducia

del primo sguardo, del primo giorno

perchè più forte della violenza

é l’abbraccio nel quale Tu stringi

tutto il creato.

 

 (continua)