lunedì 7 ottobre 2024

Le due destre: rifiutarle entrambe


Le elezioni europee hanno confermato, al di là del dato numerico, l’egemonia della destra. Il loro esito, inoltre, ha assunto una rilevanza che va oltre il nuovo assetto dell’Europa. Lo scenario politico ne esce, anche sul versante nazionale, profondamente segnato. All’analisi dei risultati abbiamo dedicato, nell’immediato, due ampie analisi di Marco Revelli e un primo intervento di Livio Pepino teso a mettere sul tappeto alcune questioni aperte. La situazione interpella, peraltro, anche noi di Volere la Luna e i gruppi e movimenti che compongono il variegato arcipelago che ci ostiniamo a chiamare sinistra alternativa. Che fare? La domanda di sempre richiede oggi analisi particolarmente accurate e risposte all’altezza dei tempi bui che stiamo vivendo, in cui all’ormai consolidata vittoria del mercato si affiancano, in Italia, il consolidamento di una svolta autoritaria che non tollera dissenso e, sul piano internazionale, una guerra mondiale “a pezzi” che rischia di degenerare in guerra nucleare. Abbiamo, dunque, deciso di aprire, sul punto, un dibattito franco e – lo speriamo – capace di non fermarsi all’esistente e di individuare nuove modalità e nuove strade da percorrere. Le analisi e le proposte pubblicate rappresenteranno uno sforzo collettivo ma saranno tra loro assai diverse e impegneranno, per questo, solo i loro autori. Poi, a suo tempo, forti del confronto realizzato, proveremo a trarre delle conclusioni, magari in un’iniziativa di carattere nazionale su cui stiamo cominciando a ragionare.

Molti dicono che, ormai, non c’è più differenza fra sinistra e destra, perché alcune idee sono diventate di uso comune e vengono comunque disattese dagli uni come dagli altri. Altri che c’è ancora la destra, con tutti i suoi attributi, ma non la sinistra che li ha smarriti. Altri, infine, dicono che la sinistra è soltanto uno spirito diffuso, generoso e irrealizzabile, che nella realtà permane qua e là in piccoli gruppi e movimenti in costante dissidio fra loro. A noi sembra, invece, che ci sono in Occidente due forze potenti ed entrambe crescenti, molto diverse fra loro e fra loro nemiche, sebbene a loro modo complici: e che queste due estensioni del pensiero politico dominante siano entrambe, sebbene diversamente, destre. È come se il mondo da qualche tempo camminasse, o zoppicasse, con due piedi destri. Per questo il suo passo è così maldestro, e per questo, sebbene ogni piede dichiari una direzione diversa, vanno dalla stessa parte. Cerchiamo di descriverle.

La prima, relegata da qualche decennio in un angolo dello spazio politico, sta ora tornando a espandersi. È caratterizzata da retorica e violenza; prepotenza e boria; ha lo sguardo rivolto all’indietro per restaurare un passato di sua invenzione; diffida dei diritti, acquisiti o auspicati; occupa ogni posto libero e quelli che ancora non lo sono, come un affamato che intasca furtivo le vivande di una festa a cui si è imbucato. Non si prende cura dei poveri, dei malati, dei carcerati, dei disabili, dei bambini, degli stranieri, delle donne; ha un commovente amore per i ricchi e vorrebbe essere dei loro; adora gli uomini forti e potenti; denuncia la guerra, perlomeno quella in corso, che contraddice le sue alleanze – e se potesse la farebbe finire subito (vedi Trump, Farage, Le Pen, Salvini…); sulle carneficine, invece, è più cauta; sebbene un tempo abbia aperto le porte dei lager per spingervi dentro gli Ebrei, ora gli stessi Ebrei sono da lei guardati come fratelli maggiori che non possono sbagliare; si è fatta il loro campione e li difende da ogni critica; del resto non ama le critiche di nessun genere. Disprezza l’ecologia e la manutenzione. Ha orrore dei migranti, teme un giorno di specchiarsi nei loro occhi bruni.

L’altra, che raccoglie partiti diversi in un arco sempre più omogeneo (sebbene alcuni ancora portino sul viso una mascherina per non farsi riconoscere), è caratterizzata da mistificazione e spietatezza. Di nessuno di questi caratteri sembra consapevole. Parla e si muove come la padrona del mondo, sebbene non decida la lunghezza dell’unghia del suo mignolo. Si comporta come la preferita della maestra di matematica. Qualcuno per lei, dietro le quinte, decide e comanda. Ai signori del grande capitale sovranazionale, ai business leader che si ritrovano a Davos a parlare di «globalizzazione buona», ai think-tank che pensano occultamente il futuro per noi, obbedisce come sotto ipnosi; crede nell’osmosi fra capitalismo e democrazia; vuole caparbiamente la guerra, quella che fa terra bruciata e quella che produce macerie infinite: è la nuova coltura, per la quale compra, vende e semina le armi e gli eserciti; ed è il raccolto del nostro presente e del suo futuro. Vuole perpetuare la guerra in atto, perché prepari la grande, immensa, definitiva. Disprezza l’umanità, sia come esseri viventi che come sentimento, e odia il pianeta che li ospita. Sogna altri pianeti lontani, dove regnerebbe da sola, come un grande termitaio di Robinson Crusoe; non ama i ricchi perché ne fa parte; sa che i suoi capi segreti sono immensamente potenti, ma non li conosce. È una super-loggia massonica; sulla sua testa c’è l’Olimpo degli immortali (immortali come i pesci rossi che ogni anno si sostituiscono senza che nessuno se ne accorga); sotto i suoi piedi le macerie. Cammina fra l’uno e le altre con un tailleur da pranzetto; è sempre in festa, fra incontri e baci; non ha altro da fare che costruire il nemico permanente; si concede volentieri i diritti che rendono più comoda la vita; per passare il tempo, interviene nella vita degli Stati, minuziosa come un portinaio, micidiale come un drone. Disapprova Israele ma gli fornisce soldi e armi per continuare lo sterminio, che sorridendo lo prega di cessare; distribuisce sanzioni e colpi di stato; tiene in gran conto l’ecologia ma non la pratica; non parla mai di manutenzione; vorrebbe che i migranti arrivassero già morti.

La prima è la destra nazionalista, tradizionale, quella del braccio teso a mezz’asta; la seconda è la destra imperialista che brama il dominio sul mondo e vuole assicurarne la continuità. La prima è mossa da avidità, la seconda da paura. E viceversa.

Com’è finita la cosiddetta sinistra in questo calderone infernale? Fin dal 1989, gran parte della sinistra ha pensato di aver fallito il suo progetto e ha rinunciato al suo sogno, cercando di sognarne uno più mediocre che riscuotesse più successo e facesse meno paura. Per fare questo ha accettato di staccare le parole dal loro significato, abbracciando la nuova grande mistificazione che chiama ogni cosa col suo nome rovesciato (guerra/pace, mercato/libertà, privilegio/giustizia, omicidio/accoglienza, consumo/felicità, miseria/uguaglianza…), ispirandosi al principio, nuovo fiammante, di ‘post-verità’, che toglie alla verità il suo statuto e la sua capacità di decidere. Ora le decisioni sono indipendenti dal loro contenuto di verità, anche se conosciuto. Entrando a far parte di questo sistema di impostura pubblicitaria e guerrafondaia, la sinistra riesce ancora a farsi tollerare. Al prezzo di diventare un prodotto di mercato. Per chi? Per chi crede nel voto, e crede in parole mistificatorie come ecologia, uguaglianza, diritto umano, democrazia, libera stampa, giustizia, accoglienza, inclusione, pace del mondo… Venduto da chi? Da tutti coloro che da questa immensa mistificazione ricavano denaro e potere.

Noi pensiamo che questa sia la condizione linguistica, politica, umana, in cui ci troviamo come pesci in un vaso, e che solo la consapevolezza della nuova condizione umana occidentale ci può dare qualche speranza di sopravvivenza. Per raggiungerla dobbiamo liberare il linguaggio dalla mistificazione, dal mercato e dalla guerra. Questo è, secondo noi, il nuovo, unico, possibile programma politico di una sinistra degna del suo sogno. Perché in un mondo fatto da due destre, sappiamo quale scegliere: nessuna.

Pier Giorgio Ardeni e Ginevra Bompiani - Volerelaluna, 13 settembre 2024