Esclusiva di Adista: cosa dice la bozza conclusiva del Sinodo. Brani scelti. E rumors dall'Assemblea
Eletta Cucuzza 24/10/2024 Adista
Le donne, irrisolto temuto problema
Per quanto riguarda l’universo femminile
e il ruolo in cui tradizionalmente è relegato nella Chiesa cattolica, esso è
trattato in modo qui paternalista, lì accorato, ma anche ammonitore. A
proposito della «grande varietà di carismi e ministeri», nel documento si dice
che nella discussione «è emersa I’aspirazione ad ampliare le possibilità di
partecipazione e di esercizio della corresponsabilità differenziata di tutti i
Battezzati, uomini e donne. A tale riguardo, però, è stata espressa la
tristezza provocata dalla mancata partecipazione di tanti membri del Popolo di
Dio a questo cammino di rinnovamento ecclesiale e da una fatica diffusa nel
vivere pienamente una sana relazionalità tra uomini e donne, tra generazioni e
tra persone e gruppi di diverse identità culturali e condizioni sociali, in
particolare i poveri e gli esclusi». Più avanti: «Diamo testimonianza al
Vangelo quando cerchiamo di vivere relazioni che rispettano l’uguale dignità e
la reciprocità tra uomini e donne. Il dolore e la sofferenza espressi da molte
donne, sia laiche sia consacrate, durante il processo sinodale, ha rivelato che
spesso non riusciamo a essere all’altezza di questa visione».
Segue una stoccatina a quanti richiedono che gli ordini del diaconato e del sacerdozio siano riconosciuti anche alle donne: «Le diverse vocazioni ecclesiali sono infatti espressioni molteplici e articolare dell’unica chiamata battesimale alla santità e alla missione. La varietà di carismi (…) è finalizzata all’unità del corpo ecclesiale di Cristo e alla missione nei diversi luoghi e culture. Questi doni non sono proprietà esclusiva di chi li riceve e li esercita, né possono essere motivo di rivendicazione per sé o per un gruppo».
Poi la lamentazione per la poca considerazione delle donne in ambito ecclesiale: «La loro partecipazione a pieno titolo a posizioni di responsabilità e governo nella Chiesa, compreso i processi decisionali, resta limitata. Spesso anche le opportunità già previste dal diritto vigente restano inesplorate». E dunque, rivendicano i vescovi, «è necessario porre rimedio a questa situazione e anche nella predicazione, nell’insegnamento, nella catechesi e nella redazione dei documenti ufficiali della Chiesa, occorre prestare crescente attenzione al linguaggio e alle immagini utilizzate. Potrà aiutare fare riferimento più spesso a donne sante, teologhe e mistiche». Si certifica che per la Chiesa quelle “normali” non bastano.