Nell'epoca della guerra globale, vince il cambiamento climatico: online "IRIAD Review" di ottobre
Sul numero di ottobre di IRIAD Review, mensile di studi sulla pace e sui conflitti dell’Istituto di Ricerche Internazionali “Archivio Disarmo”, dal titolo “Brasile: a mano armata”, il direttore editoriale Maurizio Simoncelli riflette sul tema: “Guerre e ambiente: un mix pericoloso”.
Dai vecchi arnesi dismessi ai nuovissimi sistemi, il mercato delle armi è più fiorente che mai in un mondo attraversato da guerre continue – più o meno note – che non sembrano voler finire mai. Il tutto nella convinzione, storicamente smentita, che la sicurezza di un Paese sia determinata dalla quantità e dalla qualità delle sue armi.
Dopo la chiusura di quel lungo sogno di pace per Europa, segnata dalla guerra russo-ucraina alle sue porte, L’Unione e la NATO, «stanno avviando un piano massiccio di riarmo con relativo aumento delle spese destinate alla difesa, così come caldeggia ancor più il recente rapporto Draghi». E mentre le potenze si armano fino ai denti, sullo sfondo restano relegati il multilateralismo e la lotta al cambiamento climatico.
Spiega Simoncelli: «Le Nazioni Unite, depotenziate ed emarginate, sono ormai platealmente minacciate e attaccate anche nelle loro missioni di pace, mentre il loro Segretario Generale, António Guterres, viene addirittura dichiarato persona non gradita mentre denuncia massacri e violenze». La debolezza dell’Onu è da rintracciare nel «potere di veto» detenuto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) che ne limita di fatto l’efficacia. «Questa organizzazione internazionale, afferma Simoncelli, seppur imperfetta, è l’unica che abbiamo. In questi momenti i governi dovrebbero pensare ad una sua necessaria riforma proprio per rispondere agli scopi fondativi, che erano quelli della pace, della sicurezza e della cooperazione nel mondo (art. 1 dello Statuto)».
E mentre il mondo si fa la guerra, oppure si arma fino ai denti, «il cambiamento climatico continua a farsi sentire con i suoi effetti, dal surriscaldamento del pianeta agli eventi meteorologici estremi, dallo scioglimento dei ghiacciai all’imperversare di uragani sempre più violenti, dall’innalzamento delle acque dei mari alla desertificazione sino al fenomeno dei profughi ambientali», che verosimilmente saranno 220 milioni entro il 2050 se non di più.
In particolare, per tornare a bomba sul tema della rivista, preoccupa il «fenomeno della deforestazione» della foresta amazzonica, «dove gli interessi industriali per allevamenti e per miniere stanno costituendo anche una minaccia per le comunità degli indios e per tutta la società brasiliana», «per gli aspetti della diffusione delle armi e per la relativa violenza che ne deriva a più livelli. La corsa agli armamenti e la conflittualità diffusa sottraggono risorse preziose non solo al welfare, ma anche al contrasto di questa grave minaccia globale, che però non sembra preoccupare molti governi, tra cui quelli dell’Unione Europea, il nostro compreso».
Da ADISTA, 30 ottobre 2024