RISCOPRENDO GESU L’EBREO
Agnes Heller e la sua de-totalizzazione della verità
Il dialogo ebraico-cristiano attuale - e più contestualmente, il confronto teologico che ne deriva - non può prescindere da quello specifico nucleo di interesse relativo all’interpretazione ebraica contemporanea di Yehoshùa-Gesù di Nazaret. Urge dunque rimetterne al centro la quaesito che, pur rappresentandone la pietra d’inciampo, si impone quale unica possibilità di incontro reale e autentico: l'ebreo Gesù. Riconsiderare centrale il nostro comune parlare con (e non solo di) Gesù può significare - in un cammino comune che vedrà compiersi soltanto in un futuro escatologico - non lasciare tragicamente inevaso il tentativo di un efficace e cruciale incontro tra ebrei e cristiani, cuore di ogni possibile dialogo ecumenico.
Alla luce di approcci, contenuti e prospettive della ricerca contemporanea di parte ebraica su Gesù - dagli studi maturi e sistematici di David Flusser e di Geza Vermes agli esiti più recenti e metodologicamente fondati - occorre riconoscere che a Gesù di Nazaret - benché la valutazione cristologica e teologica di fondo su chi egli sia rimane un fatto che ci divide - sono chiamati ad accostarsi, in un riconoscimento non parziale ma giustificato dalla peculiare prospetiva di partenza, tanto i cristianí quanto gli ebrei. Questo progressivo claiming Jesus tuttavia ha rivelato anche un fragile equilibrio tra tentativi di normalizzazione dell’esperienza gesuana da parte ebraica-tra i quali si profilano, pur senpre, più innovative e audaci proposte interpretative - e mancanza di recezione nei manuali di cristologia di un confronto serrato con gli esiti della ricerca di parte ebraica.
Ad ogni modo, scandagliare il mistero dell'identità storica di Gesù, recuperandone l'ebraicità per risalire dal problema della sua persona alla scoperta dell'enigma che egli rappresenta, è ciò che muove tanto la ricerca cristiana, dopo secoli di oblio di tale ebraicità, quanto, dopo gli stessi secoli di relativo ostracismo circa la figura di Gesù, quella contemporanea ebraica. La recentissima miscellanea curata da F. Ballabio e M. Giuliani - che raccoglie saggi dedicati a singoli nomi di questa ricerca ebraica moderna e contemporanea - è consapevole di aver lasciato fuori dalla trattazione alcune voci significative del pensiero ebraico contemporaneo, la cui disamina non si rintraccia cosi diffusamente neanche in altre monografie e studi sul tema.
Su tutte sembra opportuno dedicare uno spazio specifico a quella della filosofa ebrea ungherese Agnes Heller (1929-2019), da poco scomparsa, nella convinzione - suggerita da Schalom Ben Chorin - che sia possibile confrontarsi non con «il» punto di vista ebraico sulla figura di Gesù bensì, di volta in volta, con «un» punto di vista ebraico. Alcuni significativi passaggi del Gesù l'ebreo di Heller consentono di coglierne certamente l'originalità di pensiero, ma anche la capacità di apportare all'indagine su Gesù un prezioso contributo sebbene non eminentemente storico-critico né esegetico in vista di un dialogo ebraico cristiano al cuore della teologia. Si tratta di una voce di radicale speranza, intenta a rintracciare il luogo principale di questo dialogo tanto nella riscoperta approfondita, e comune, del Gesù ebreo quanto nel contestuale superamento di ogni comprensione fondamentalista della verità…
Heller suggella questo ragionamento in termini tanto ponderati quanto assai sgnificativi in chiave ecurmenica: In un senso più profondo meno usuale possiamo tuttavia ritenere Gesù ebreo un rivoluzionario, poiché riassumeva in una persona numerose varietà della tradizione e dell'eredità ebraiche, che prima di lui ancora non si erano incarnate in alcuna personalità carismatica.
Alla luce di questi presupposti - e ponendosi nell'orizzonte del dialogo ebraico-cristiano attuale - Heller si interroga dunque se non sia auspicabile una riproposizione dello storlco universalismo di matrice ellenistica per ricomporre oggi ecumenicamernte le distanze, ossia tenendo insieme la consapevolezza recuperata dell'ebraicità di Gesù da parte ebraica e l'interpretazione cristologica della storia della salvezza. Tuttavia la studiosa riconosce con estrema luciditá come non vi sia alcun futuro per un ecumenismo delle coccole che cancelli i legittimi spazi di autonomia delle singole confessioni di fede. Neanche il modello delle discussioni filosofiche del pieno medioevo XII-XIII secc.), nelle quali si dava un serissimo confronto muiticulturale a partire dalla comune «lingua della metafisica», sembra poter garantire una qualche percorribilità per i nostri tempi…
Si tratta di superare derive unilaterali e autoreferenziali e procedere a una consapevole de-totalizzazione della verità, o dell'esperienza della verità: Gli ebrei allora non sono importanti solo in quanto convertiti [… ]ma anche in quanto ebrei che rimangono tali e che in qualche modo si accollano gli elementl in comune con il cristianesimo. Il cancello che dovrebbe venire aperto è sorvegliato dal Gesù ebro, da quel profeta o Cristo che è sia ebreo che cristiano, non solo in senso etnico e roligioso, ma anche per quel che riguarda la storia della salvezza.
Se una strada percorribile da parte cristiana, per questa consapevolezza della memoria, è quella irrinunciabile del riconoscimento nel Cristo crocifisso del Gesù ebreo (e, non secondariamente, della sofferenza dell'umanità e del popolo ebraico in particolare, fino all'orore di Auschwitz), occore allora che a essa si aggiunga quella della trasformazione del concetto collettivo di verità, poiché «l'idea e la prassi ecumeniche non relativizzano, ma detotalizzano il concetto di verità delle religioni monoteiste». In questa prospettiva, accanto alla verità della rivelazione che identifica la fede vi sono anche quelle verità - e in questo Heller ci ricorda il criterio conciliare della gerarchia delle verità - che non sono irrinunciabili nel deposito della memoria collettiva, cosicché de-totalizzare aprirebbe anche a una più adeguata gerarchizzazione.
Heller tuttavia si limita esclusivamente a citare alcuni esmpi di fede implicita riconosciuta dalla Chiesa cattolica.
Maurizio Ulturale - QOL, Revista Bíblica Mexicana