martedì 5 novembre 2024

VATICANO, CHE BESTEMMIA LICENZIARLI PERCHÉ SPOSI


Due dipendenti dello Ior (Istituto per le Opere di Religione, la banca del Vaticano) sono stati licenziati per essere convolati a giuste nozze: le disposizioni interne della banca vieterebbero il mantenimento in servizio di due persone unite dal legame di coniugio.

LA COPPIA AVEVA rappresentato la volontà di sposarsi a febbraio del corrente anno, mentre la disposizione che vieta il matrimonio è intervenuta mesi dopo. Ovviamente il licenziamento è stato impugnato e ci si augura che il giudice vaticano renda assai presto giustizia agli sposi. L’enormità del fatto impone qualche considerazione aggiuntiva.

Il precedente che sovviene è cinematografico. Nel bellissimo Good night, and Good Luck di George Clooney v’è una situazione analoga: vige nel giornale nel quale lavora il protagonista la regola che vieta il matrimonio tra giornalisti. Una coppia in realtà c’è e il personaggio che dovrebbe accompagnare uno dei due alla porta (un sornione Jeff Daniels) fa finta (fin che può: siamo nella società maccartista degli anni 50 in Usa) di non saperlo. Mancano sicuramente al direttore Ior le doti attoriali di Jeff Daniels e per questo gli sarebbe stato difficile simulare la non conoscenza dei fatti. Forse avrebbe potuto ritenere la normativa, in quanto sopravvenuta a quanto dichiarato dai nubendi, non applicabile agli stessi, ma probabilmente è più ferrato nel diritto bancario anzi che in quello del lavoro.

AL DI LÀ DELL’IRONIA, il problema traguarda la responsabilità di chi ha applicato la disciplina sopravvenuta al matrimonio e riguarda, rispettivamente, la posizione canonistica dello Ior, il suo ordinamento interno e gli effetti sulla dottrina cattolica.

A) Lo Ior ha “personalità giuridica canonica pubblica” e rientra perciò nelle previsioni del canone 116 del codice di diritto canonico, ai sensi del quale espleta la funzione affidatagli “in vista del bene pubblico”, “in nome della Chiesa e secondo le prescrizioni del diritto”.

Il diritto al quale fa riferimento il canone 116 è quello individuato dalla legge sulle fonti del diritto n. LXXI del 1° ottobre 2008 che, all’art. 1, così recita: “L’ordinamento giuridico vaticano riconosce all’ordinamento canonico la prima fonte normativa e il primo criterio di riferimento interpretativo”. L’attività interna dell’istituto, pertanto, è soggetta al diritto canonico.

Da qui la prima contraddizione: come è possibile che un sacramento quale il matrimonio, disciplinato dal Codice in ben 110 canoni (dal 1055 al 1165) sia considerato contrario all’attività che deve perseguire la persona giuridica pubblica, soggetta al medesimo diritto come prima fonte normativa? Ed è “in nome della Chiesa”, come proclama il canone 116, che si licenziano gli sposi?

Siamo oltre l’aporia, bensì alla negazione pura dei presupposti sui quali si fonda quell’ordinamento giuridico. Il licenziamento, pertanto, è contrario ai principi cardine del sistema canonico perché eleva a elemento di contrasto e di negatività il sacramento del matrimonio.

B) L’atto non si rivela coerente con quanto prescrive lo Statuto Ior che, all’art. 28, impone ai dipendenti solo l’esclusività dell’impiego unita all’ovvio divieto di ogni forma di concorrenza o all’uso delle risorse lavorative a favore di terzi (previsione pienamente conforme col diritto comune).

C) IL PROBLEMA religioso travalica gli aspetti interni al sistema giuridico per giungere a profili che toccano le basi della dottrina cattolica, tali da incidere sulla credibilità dei comportamenti. Ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica: “Il matrimonio non è un’istituzione puramente umana... perché la salvezza della persona e della società umana e cristiana è astrattamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare” (par. 1603).

Licenziare due persone perché hanno contratto matrimonio si pone perciò in violenta antitesi con l’idea di salvezza e di coerenza del sacramento con il disegno imperscrutabile di Dio. In altre parole: una vera bestemmia.

Filoreto D’Agostino - Il Fatto Quotidiano, 8 ottobre 2024