giovedì 19 dicembre 2024

Quello che Dio ha operato e manifestato nell'uomo Gesù di Nazareth sembra far scoppiare i nostri presuntuosi contenitori dogmatici.

Ormai, dalle accademie teologiche alle realtà ecclesiali di base, teologi e teologhe in grande numero, spesso sospettati più che incoraggiati, emarginati più che non invitati a parlare con coraggio e libertà, compiono un servizio prezioso i cui frutti-saranno visibili solo più tardi.

Oggi, riferendoci alle formulazioni dei primi concili, diventa evidente che: “Quei padri conciliari parlavano da cristiani, ma pensavano da greci”, ma “’noi non siamo obbligati ad accettare i presupposti filosofici e antropologici di quei concili greci come condizione di una fede viva... In essi l'uomo Gesù, ebreo di Nazareth, scomparve... . Inoltre, ciò che quei concili intendevano dire fu essenzialmente indurito e spesso distorto nella catechesi, nella predicazione e nella teologia”. Ecco perché diventa antistorico mantenere ossessivamente, prosegue Schillebeeckx, l’intangibilità di quelle formulazioni: “Il modello di Calcedonia non parla più in termini umani ed è di solito incomprensibile”.

Basti pensare alla distanza che esiste tra l’attuale concetto di persona rispetto all’ipostasi del passato. Oggi, nella mutata costellazione dell’esperienza umana soggettiva e oggettiva, la dottrina cristiana delle due nature dà luogo ad una vera “fallacia ipostatica” con ‘il rischio di ridurre Gesù a un semplice manichino gquidato da un burattinaio invisibile. In tale modo la cristologia dei vangeli viene inserita in un modello a ì lei estraneo e di fatto la figura umana di Gesù è completamente falsata” 4 (Carlo Molari).

Oggi, riprendendo un contatto mai completamente interrotto con molte ? cristologie di tutti i secoli passati, fiorisce una ricerca cristologica che r: non parte più dalla questione del rapporto tra le dueé nature in Gesù.

Franco Barbero,

da Tonificanti profumi di eresia, 2001