lunedì 23 dicembre 2024

TOCCA A NOI


Avanti senza bussare

Ma perché le nostre strade diventino comunicanti occorre, a mio avviso, evitare una trappola. Occorre evitare di chiedere permesso, di chiedere l'autorizzazione e la benedizione alla "chiesa del bussate e vi sarà chiuso".

Finché gay e lesbiche, divorziati/e, separati/e, conviventi, oppure preti che incontrano un amore continueranno a chiedere il permesso di vivere le proprie esperienze alla chiesa-gerarchia, forse non nascerà molto di nuovo.

Continuare a bussare alla porta della chiesa-gerarchia per chiedere di entrare e per ottenere almeno un posticino all'ombra ad occhi bassi e tenendo il fiato per non disturbare nessuno, significa bussare alla porta sbagliata e compiere un'operazione da schiavi/e.

In tal caso, continuando a chiedere il patentino alle gerarchie, siamo noi che non abbiamo liberato la nostra coscienza e, anziché praticare un dignitoso confronto, ricadiamo nella grave malattia dell'obbedienza ecclesiastica a qualunque prezzo.

La porta della chiesa cristiana è aperta da Dio, come ci ha insegnato Gesù:"Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto" (Matteo 7,7-8).

Se vogliamo usare questa metafora della porta, dobbiamo ricordarci che l'unica porta alla quale i credenti devono bussare è la porta di Dio.

Vorrei citare un passo della rivista Qôl (3): "Grazie Ratzinger, grazie Biffi, grazie Sodano, grazie vescovi... ci avete confermato l'appartenenza della gerarchia cattolica italiana e vaticana odierna, nella sua stragrande maggioranza almeno, a quella chiesa del "bussate e vi sarà chiuso", alla quale siamo attualmente, e con l'aiuto di Dio speriamo anche di essere in futuro, totalmente irriducibili".

Oggi abbiamo da "fare cose più serie che non il perdere tempo rincorrendo un insegnamento sconfortante nella sua forma, odioso nella sua sostanza, ridicolo nei suoi riferimenti teologici e culturali, tragicamente perdente sul piano storico" (Idem).

Ecco perché ha sempre più senso il nostro "esserci" nelle chiese cristiane senza ridurci al pensiero dominante. Ecco perché una presenza dialogica, disobbediente in nome dell'obbedienza al Vangelo, ... è sempre più feconda e non cede alla tentazione di mettersi da parte.

Forse, ripensando alle varie teologie femministe e alle varie teologie.della liberazione, ci accorgiamo che i frutti migliori sono cresciuti là dove ci si è presi il permesso (la gioia ed il coraggio) di non chiedere più il permesso, ma di riflettere e agire dentro le chiese in vera libertà.

Credo che umiltà ed audacia possano accompagnarsi: possiamo tenere i cuori vicini anche se le nostre idee sono lontane. Anche questo è un modo "amoroso" di stare nella società e nelle nostre chiese.

Proprio in questi giorni, mentre noi partecipiamo a questo incontro, a Roma viene diffuso e presentato il vołume che abbiamo scritto a più mani "Il posto dell'altro.Le persone omosessuali nelle chiese cristiane" (Ed. La Meridiana). Come movimento "Noi siamo chiesa" e come comunità cristiane di base porteremo questo stesso dibattito (4) in molte realtà locali e ovunque cercheremo il confronto perché crescano amore e libertà nel mondo e nelle chiese.

Franco Barbero

Questa riflessione di don Franco Barbero si trova nel quaderno teologico del 2001 "Tonificanti profumi di Eresia". Comunità cristiana di base di Pinerolo.