giovedì 23 gennaio 2025

MIA CARA CHIESA


Mia cara chiesa, quanto saresti più bella, più viva se, anziché piangere per ogni pezzo della torre che si rompe e difendere con i denti ogni mattone, tu sapessi vedere il Dio della vita che apre spazi più ampi e demolisce le torri in cui ci imprigioniamo per orientarci verso case più umane ed abitabili. Accogli il plurale voluto da Dio, l'arcobaleno delle lingue, delle pelli, delle razze, delle religioni, delle teologie.
Lasciati smantellare la torre, lasciati aprire gli occhi come fu per Agar.

Mia cara chiesa, ricordi Abramo?
Vattene, emigra, esci dal "paese" conosciuto della tua cultura, dalla "patria" delle tue sicurezze e delle tue potenti alleanze, dalla "casa" e dal castello delle tue tradizioni che rischiano di annullare e soffocare la Parola di Dio. E non fare come il faraone che si buttò nell'inseguimento per acciuffare quelli che cercavano le sponde della libertà. Ormai non ti chiediamo più il permesso di partire quando intravvediamo nuovi cammini aldilà dei recinti ecclesiastici.

Vattene, staccati dall'illusione di essere il centro del mondo; staccati dall'illusione che i tuoi dogmi siano la fotografia della verità, dalla presunzione di possedere sempre l’ultima parola su ogni questione.

Da ”Il dono dello smarrimento”, pag.107


Mia cara chiesa, che cosa posso sperare per te? Che cosa posso augurarti di più fecondo e salutare del "dono dello smarrimento"? Quello sarà il giorno in cui, libera dai lacci del potere e dai tarli della presunzione, ti butterai tra le braccia di Dio, unica salvezza.

Franco Barbero, Il dono dello smarrimento, pag. 109